West Nile, chikungunya e malattie infettive tropicali: cresce l’allerta. Gli esperti: «Nessun allarme ma lavorare su disinfestazioni»

Ieri un nuovo caso grave di West Nile in Veneto. Ma i casi nascosti potrebbero essere molti di più. A Latina task force con tutti gli specialisti coinvolti nel percorso di gestione, prevenzione e sorveglianza del virus dopo il decesso di una donna di 82 anni. E l’Oms mette in guardia sul virus chikungunya: «Rischio epidemia come 20 anni fa»
Il decesso di una donna di 82 anni nel Lazio a causa del virus West Nile ha acceso i riflettori sulle malattie infettive tropicali che potrebbero funestare l’estate 2025 del Belpaese.
Attenzione ai casi nascosti di West Nile
I casi sintomatici, avvertono gli infettivologi, rappresentano solo la punta dell’iceberg. Molti di più sono infatti i casi ‘nascosti’, ovvero senza sintomi, che andrebbero comunque individuati per avere un quadro epidemiologico più preciso. Secondo l’ultimo aggiornamento dell’Istituto superiore di sanità, nel 2025 i casi confermati ad oggi di West Nile in Italia sono 10: uno in Veneto, uno in Emilia Romagna, uno in Piemonte e sette in Lazio (inclusa la donna deceduta ed il paziente attualmente in condizioni gravi in terapia intensiva). A questi si aggiunge l’ulteriore caso segnalato in Veneto: si tratta di una persona di 67 anni residente a Cavarzere (Venezia) e affetta anche da altre patologie croniche.
A Latina corso per affrontare il West Nile
Intanto la Asl di Latina ha istituito una task force con tutti gli specialisti coinvolti nel percorso di gestione, prevenzione e sorveglianza del virus. L’obiettivo è assicurare un’azione coordinata e continuativa su tutto il territorio. Nell’ambito delle attività coordinate dalla Regione Lazio, con il supporto dell’Istituto per le malattie infettive Spallanzani, organizzato un incontro formativo rivolto a tutti i professionisti sanitari della Provincia, personale operante nei pronto soccorso, medici di medicina generale e pediatri, finalizzato al rafforzamento della rete di sorveglianza clinica e all’aggiornamento sulle modalità di gestione dei casi.
Oms mette in guardia su virus chikungunya
Cresce anche l’allarme mondiale per il virus chikungunya. Diana Rojas Alvarez dell’Oms ha detto a Ginevra che i segnali di allarme sono gli stessi dell’epidemia di 20 anni fa e che bisogna evitare che si ripeta. La chikungunya è una malattia virale trasmessa dalle zanzare che causa febbre e forti dolori articolari, spesso debilitanti. In alcuni casi può essere letale. Rojas Alvarez ha ricordato come tra il 2004 e il 2005 una grave epidemia di chikungunya abbia avuto origine nell’Oceano Indiano, colpendo inizialmente piccoli territori insulari prima di diffondersi a livello globale e colpire quasi mezzo milione di persone.
«Oggi l’Oms sta assistendo all’emergere dello stesso schema: dall’inizio del 2025, Reunion, Mayotte e Mauritius hanno riportato importanti epidemie di chikungunya. Si stima che un terzo della popolazione a Reunion sia già stata infettata”, ha detto l’esperta. Come 20 anni fa, il virus si sta diffondendo in altri luoghi della regione, come Madagascar, Somalia e Kenya, e anche in Asia meridionale. Sono stati segnalati casi anche in Europa, “importati” dalle isole dell’Oceano Indiano. In Francia è stata segnalata una trasmissione locale e in Italia sono stati rilevati casi sospetti. Il virus Chikungunya si trasmette all’uomo attraverso la puntura di zanzare femmina infette, Aedes aegypti e Aedes albopictus comunemente note come zanzare tigre. È una varietà di insetto che si sta spingendo sempre più a nord con il riscaldamento del pianeta e che punge anche durante le ore diurne, con picchi di attività al mattino presto e nel tardo pomeriggio.
Ciccozzi: «Fondamentale le disinfestazioni da zanzara»
Fondamentale la prevenzione, come ricorda l’epidemiologo Massimo Ciccozzi intervistato da Nursind Sanità: «Bisogna farla con approccio programmatico e questo serve sia per la zanzara tigre che per la culex: bisogna pianificare delle disinfestazioni tra marzo e maggio, con tre interventi, così poi hai molti meno insetti. Se queste azioni non vengono compiute o sono insufficienti, allora i singoli cittadini devono attuare una profilassi agendo sui focolai larvali che proliferano dove ristagna l’acqua: pozze nel terreno, sottovasi»
L’esperto ci tiene comunque a scongiurare ogni allarme: «Diciamolo chiaro: il virus non si trasmette da persona a persona. La zanzara è il vettore: punge l’uccello selvatico che è il serbatoio mentre i fruitori terminali sono usualmente i cavalli e in qualche caso siamo noi. A volte un cavallo infetto viene punto da un’altra zanzara che poi punge noi».
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