Abbonamenti pay-tv e calcio, bufera sul nuovo piano di DAZN
lentepubblica.it
Il debutto del nuovo piano per il calcio “MyClub Pass” di DAZN ha acceso un’ondata di polemiche nel mondo della pay-tv, con i tifosi italiani e le associazioni dei consumatori sul piede di guerra.
L’idea, sulla carta, era quella di offrire un’alternativa più economica agli appassionati che desiderano seguire soltanto la propria squadra. Nella pratica, però, l’iniziativa è stata accolta come l’ennesima mossa poco trasparente, giudicata da molti come una trovata di marketing più che un reale vantaggio per gli abbonati.
Il pacchetto ha un costo medio mensile di circa 27 euro e permette di guardare esclusivamente le partite del club prescelto. Il risparmio rispetto all’abbonamento integrale della Serie A appare però irrisorio: appena 30 euro in meno all’anno. Una differenza considerata trascurabile dagli utenti, che sui social hanno parlato di “specchietto per le allodole”.
Tempistiche e modalità contestate
A generare ulteriori malumori è stata la tempistica del lancio. L’annuncio è arrivato a pochi giorni dall’inizio del campionato, con la possibilità di attivare il piano solo fino al 31 agosto. Questa scelta ha escluso in automatico la maggior parte degli abbonati già in possesso di un contratto attivo, costretti a rimanere con il vecchio piano e quindi impossibilitati a passare alla nuova formula.
In altre parole, la novità ha finito per favorire soltanto i nuovi clienti, trascurando completamente la fidelizzazione di chi da anni paga l’accesso al servizio, spesso lamentando disservizi e interruzioni tecniche. Secondo le associazioni di tutela dei consumatori, questo meccanismo rappresenta un segnale chiaro: il mercato italiano del calcio in streaming continua a svilupparsi secondo logiche che non premiano la lealtà degli utenti. “Si tratta di un’operazione che ignora completamente chi ha sempre sostenuto il prodotto, preferendo attrarre nuovi abbonati con un’offerta poco più che simbolica”, osserva il Codacons, che ha già chiesto l’intervento delle autorità competenti.
Il confronto con l’estero
Il caso italiano risulta ancora più emblematico se confrontato con altre esperienze europee. In Francia, ad esempio, la nascita di un canale dedicato al campionato ha comportato un abbassamento significativo dei costi. Oggi un tifoso può seguire otto partite su nove di ogni giornata pagando 14,99 euro al mese, con una riduzione ulteriore a 9,99 euro per gli under-26. Prezzi decisamente inferiori rispetto a quelli applicati in Italia e che alimentano il malcontento dei sostenitori, sempre più convinti di pagare più di quanto avvenga in altri mercati.
Questa disparità tariffaria mette in evidenza come la gestione dei diritti televisivi nel nostro Paese continui a penalizzare i consumatori, che non hanno alternative reali per accedere ai contenuti calcistici. La combinazione di prezzi elevati, qualità di trasmissione altalenante e scarsa competitività dell’offerta rende la situazione particolarmente difficile per chi non vuole rinunciare a seguire il campionato.
La richiesta di intervento delle istituzioni
Di fronte a questo scenario, il Codacons ha chiesto un’inchiesta formale da parte di Agcom e Antitrust per verificare la correttezza delle pratiche commerciali adottate da DAZN. L’associazione sottolinea che la pazienza dei tifosi è ormai al limite e che non è accettabile continuare a ignorare le lamentele su rincari e blackout tecnici.
“Ancora una volta – denuncia l’associazione – si sfrutta la passione sportiva senza garantire un reale risparmio. Non è più tollerabile che le istituzioni restino inerti davanti a comportamenti che incidono direttamente sulle tasche dei cittadini”.
La vicenda solleva un tema più ampio: quello del rapporto tra aziende che detengono i diritti televisivi e il pubblico. La mancanza di concorrenza reale e l’assenza di regole chiare rischiano di trasformare il calcio in un prodotto sempre meno accessibile, minando il legame storico tra sport e tifoseria.
Una partita ancora aperta
Se da un lato DAZN difende le proprie scelte presentando “MyClub Pass” come un’opportunità in più per gli appassionati, dall’altro cresce la convinzione che si tratti di un’operazione puramente commerciale, poco utile per i consumatori. L’esito della vicenda dipenderà anche dall’eventuale intervento delle autorità di vigilanza, chiamate a stabilire se l’offerta rispetti i criteri di correttezza e trasparenza.
In attesa di sviluppi, resta la frustrazione dei tifosi, costretti a pagare abbonamenti salati per poter seguire la propria squadra in un campionato che continua a viaggiare su costi ben più alti rispetto al resto d’Europa.
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