Pace contributiva 2025: ecco la scadenza per fare domanda

Dicembre 16, 2025 - 13:36
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Pace contributiva 2025: ecco la scadenza per fare domanda

lentepubblica.it

La pace contributiva è tornata a offrire ai lavoratori una possibilità concreta per recuperare anni privi di contribuzione e migliorare così la posizione pensionistica: ecco la scadenza per fare domanda nel 2025.


Introdotta con la legge di bilancio 2024 e chiarita dall’INPS con la circolare n. 69 del 29 maggio 2024, la misura è operativa per il biennio 2024–2025 e consente, a certe condizioni, di richiedere il riscatto di periodi non coperti da contributi.

In termini pratici, la norma permette di acquisire fino a cinque anni di contribuzione che non risultano registrati — anche se non continuativi — purché collocati tra la fine del 1995 e l’entrata in vigore della legge (1° gennaio 2024). L’obiettivo è duplice: anticipare il diritto alla pensione e potenzialmente incrementare l’importo dell’assegno.

Chi può aderire e quali periodi sono ammessi

La misura è riservata agli iscritti alle gestioni obbligatorie della previdenza pubblica (ad esempio l’AGO per i lavoratori dipendenti, le gestioni speciali per autonomi e la Gestione Separata), nonché ai superstiti aventi diritto.

I periodi che si possono riscattare devono essere privi di qualsiasi forma di contribuzione obbligatoria, figurativa, volontaria o già riscattata in precedenza e devono trovarsi tra il primo e l’ultimo accredito contributivo presente nella stessa gestione o in altre casse rilevanti.

Pace contributiva 2025: ecco la scadenza per fare domanda

La finestra temporale per aderire è limitata al biennio 2024–2025: dunque la domanda deve essere presentata entro il 31 dicembre 2025, esclusivamente in modalità telematica attraverso i servizi online dell’INPS oppure tramite patronati, intermediari abilitati o il Contact Center. Per le aziende private sono previsti canali specifici e moduli dedicati.

È essenziale rispettare la procedura prevista dall’Istituto, perché la richiesta fuori termine non è ammessa.

Come si calcola il costo del riscatto

Il versamento richiesto per riscattare i periodi non coperti si calcola secondo regole tecniche indicate dall’INPS: in linea generale si applicano le aliquote vigenti nelle singole gestioni e il montante ottenuto incide sia sul diritto che sulla misura della pensione. Il contributo da corrispondere è fiscalmente deducibile dal reddito complessivo, aspetto che può ridurre l’onere netto a carico del richiedente.

Poiché il calcolo è influenzato da vari elementi (gestione di appartenenza, redditi percepiti, anni da riscattare), è consigliabile avvalersi di simulazioni o del supporto di un patronato per valutare la convenienza economica.

Perché può convenire — e quando invece no

L’operazione può risultare vantaggiosa per chi ha interruzioni consistenti e intende anticipare l’accesso alla pensione o aumentare l’importo dell’assegno. Tuttavia, non è automaticamente conveniente per tutti: il rapporto fra costo del versamento e vantaggio previdenziale dipende dall’età, dalla platea contributiva già maturata e dal sistema di calcolo della pensione applicabile (retributivo, contributivo o misto).

Per questo motivo la valutazione deve essere personalizzata: in alcuni casi il beneficio in termini di importo pensionistico potrebbe impiegare molti anni a compensare l’esborso effettuato oggi.

Step pratici

  • Verificare la propria posizione contributiva attraverso il cedolino o il fascicolo previdenziale disponibile nel portale INPS.
  • Individuare i periodi scoperti che ricadono nella finestra temporale ammissibile (dopo il 31/12/1995 e prima del 01/01/2024).
  • Richiedere una simulazione del costo del riscatto o rivolgersi a un patronato per un calcolo dettagliato.
  • Presentare la domanda online entro la scadenza prevista del biennio 2024–2025.

Aspetti procedurali e tempi d’esame

Dopo la presentazione, l’INPS istruirà la pratica verificando la sussistenza dei requisiti e la non coincidenza con periodi già coperti. In caso di accoglimento, l’Istituto comunicherà l’importo da versare e le modalità (anche rateali, se previste) per regolarizzare la posizione. È importante conservare tutta la documentazione e monitorare lo stato della richiesta nel portale.

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