Ad Abbiategrasso il doposcuola è uno spazio di fiducia

Spesso si sottovalutano gli spazi dove i ragazzi, al di fuori della scuola, possano trascorrere del tempo essenziale per la loro crescita. Da più di trent’anni, l’Associazione parrocchia di Abbiategrasso svolge proprio questa funzione. Nata negli anni Novanta dall’originaria esperienza dell’oratorio, quando i volontari raggiungevano le case popolari del quartiere per giocare e fare i compiti con i più giovani, oggi si è evoluta in un doposcuola che, per quattro giorni a settimana, gestisce le necessità degli studenti delle medie.

Quando ha cominciato come volontaria nel 2009, Francesca Mussi, oggi coordinatrice, era poco più grande di loro, e in più di sedici anni ha osservato l’evoluzione dei giovani: «Sono molto meno autonomi rispetto a quando ho cominciato. I nostri ragazzi sono molto eterogenei – si va dagli stranieri, magari arrivati da poco, fino ai figli di imprenditori con tante esperienze stimolanti -, ma in generale hanno molta meno fiducia nelle proprie capacità».

Proprio questa tendenza a svalutarsi non sempre è percepita dai ragazzi. Ciò che invece appare evidente ai volontari del doposcuola è la ricerca di una o più figure di riferimento, con cui potersi aprire. Più delle competenze tecniche (che possono essere acquisite nei corsi di formazione Caritas, come quelli dedicati ai disturbi sull’apprendimento) è necessaria la sensibilità. «Abbiamo tanta fame di volontari, e accogliamo chiunque voglia farlo – spiega Mussi -. Per fare bene questo lavoro serve essere sempre curiosi e aperti, mai giudicanti. È in questo modo che si instaurano veri legami di affetto. Anche a distanza di anni, alcuni ragazzi ci fermano per strada riconoscendoci il valore del tempo che gli abbiamo dedicato. È solo allora che, da restii e riservati, si trasformano in un fiume in piena».