Il fantastico giro del mondo, della letteratura e in fondo della vita in 555 citazioni

Novembre 24, 2025 - 12:30
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Il fantastico giro del mondo, della letteratura e in fondo della vita in 555 citazioni

La mia vera vita di lettore è iniziata nel luglio del 1961: avevo appena finito le medie, me ne andai per due mesi in Gran Bretagna a studiare l’inglese, ospite di una famiglia nei sobborghi di Londra ad Acton Town in una graziosa casetta con cortile d’ordinanza. Mio padre mi spedì una quarantina di libri che trovai al mio arrivo: Aleksandr Puškin, Denis Diderot, François-Marie Arouet detto Voltaire, Lev Tolstoj, Cesare Pavese, Honoré de Balzac, Anatole France, Thomas Mann, Ruyard Kipling, Joseph Conrad, Italo Calvino, Ernest Hemingway, Alberto Moravia e ancora un po’ di autori russi, tedeschi, americani, inglesi e naturalmente italiani.

Prima di quella estate avevo letto molto Emilio Salgari, Pelham G. Wodehouse, Alexandre Dumas, Robert L. Stevenson, Conan Doyle, Rafael Sabatini, Zane Grey e qualcos’altro, per esempio Isaac Asimov. Dopo quell’estate forse non imparai a parlare perfettamente la lingua dei britannici ma da lettore normale mi trasformai in uno compulsivo.

Nel frattempo, vi ricordo che crescevo nei frenetici anni Sessanta: luglio ’60, piazza Statuto nel ’62, Cuba e Giovanni Ardizzone, la garrota e Julián Grimau, il centrosinistra, colpo di Stato in Grecia, Vietnam, Guerra dei sei giorni in Israele, invasione sovietica della Cecoslovacchia, la riforma Gui dell’Università e insieme Mary Quant, Gioventù studentesca, il Gruppo 63, da James Bond a La dolce vita, da La noia a La vita agra, dal twist ai Beatles fino al Sessantotto. Anche la mia vita verso i quindici anni venne influenzata, e poi radicalmente modificata, dal clima che circolava dalle nostre parti e nel mondo: l’attività operosa prevalse nettamente su quella meditativa con un impegno nelle cose della politica che poi mi ha a lungo (per sempre?) accompagnato.

Naturalmente la costante lettura innanzitutto di romanzi mi ha dato un buon livello di formazione culturale, ma quando incontro persone che hanno avuto quell’educazione “meditativa” che io mi sono in qualche modo perso, sento che mi manca qualcosa: di fatto ho una decente cultura critica solo in quei campi che erano collegati alla mia “vita operosa”.

Per esempio, a lungo ho sfogliato solo raramente delle poesie: se Marilyn Monroe ha detto «Leggo esclusivamente poesie, perché non ho tempo per i romanzi», io posso dire che, impegnato con troppi romanzi, ho trascurato la poesia. Ho recuperato un po’ solo sui settant’anni anche grazie al Covid: due anni trascorsi passeggiando sul terrazzo di casa in compagnia di Charles Baudelaire, Wystan H. Auden, Umberto Saba, E. E. Cummings, Giorgio Caproni, Thomas G. Eliot, Ezra Pound e tanti altri.

Andando in pensione ho avuto finalmente il tempo per riflettere sulle mie carenze meditative. Tra i tanti motivi, che non elenco per non annoiare, mi concentro su quello (forse) principale: la convinzione, trasmessami innanzitutto da un secolare dibattito intellettuale francese, che la cultura sia quello che si è dimenticato. Nei primi cinquantacinque anni da lettore compulsivo ho “dimenticato” moltissimo.

Finché, rileggendo il Paradiso dantesco, sono stato fulminato dal verso: «ché non fa scienza, sanza lo ritener, l’aver appreso». Ecco il mio problema. E da questa consapevolezza, raggiunta verso i sessantacinque anni, cioè nel 2012, nasce la svolta che poi mi permette oggi di gettarmi in questa impresa, che qualcuno magari apprezzerà.

Proprio intorno a quel periodo ho iniziato a segnarmi citazioni di libri e di battute man mano che rileggevo e leggevo testi interessanti, o raccoglievo dai giornali e da Internet osservazioni stimolanti: nel mio dizionario personale ho raccolto circa settemila aforismi/citazioni. Il tutto senza alcun metodo, per esempio scartando i libri tradotti in italiano (tranne quelli russi e tedeschi) o, spesso, quelli collocati nella casa greca delle mie lunghe villeggiature da pensionato.

Da qui nasce il materiale di questo libro che potete consultare, appunto raccolto a caso, che aiuta a giocare con frasi e versi ma non fornisce una chiave critica sistematica. C’è un qualche criterio che ispira questa raccolta? L’amore per la forza della parola dei Dante, degli Shakespeare, della Bibbia; e la forza delle visioni come quelle di Hegel o di Niccolò Machiavelli. Sia chiaro, “forza” non enfasi, che invece mi infastidisce. E, insieme, l’attenzione per la semplicità: quella dei Saba in poesia e dei Wittgenstein in filosofia. Naturalmente “semplicità” non minimalismo, che rimira il proprio ombelico. E infine, un enorme consumo di ironia, satira, umorismo dalla letteratura, dai film, dalle riflessioni di protagonisti della storia e dalla vita vissuta di personalità interessanti. Ironia, umorismo, satira per far pensare innanzitutto grazie a provocazioni intellettuali, non quell’umorismo moralistico che oggi va molto di moda per consolidare i tanti e diffusi conformismi.

Infine non mancano le citazioni più legate alla mia vita operosa di cui si è detto. La raccolta che vi presento è composta da 555 citazioni e aforismi accompagnati da brevi commenti e note autobiografiche. Magari qualcuno si potrà divertire, qualcuno addirittura potrà farsi venire in mente nuove idee. Comunque, il mio fine essenziale è raccontare perché vivere leggendo è un bel modo di vivere.

Ultima precisazione. Come mi spiega sempre Lidia, l’affaticarmi ancora a scrivere nasce dal fatto che non so fare a maglia e così, invece di fare preziosi golfini, sciarpette per i miei nipoti, o meravigliosi centrini come quelli che faceva mia nonna per cugini e sorelle, sono qui ancora non solo a leggere compulsivamente ma anche a scrivere un po’ disordinatamente.

Tratto da “Non sapendo fare a maglia. Diario di viaggio di un lettore compulsivo”, Lodovico Festa, LiberiLibri, pp. 320, 18 euro

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