Il piano di guerra Putin-Trump, e i due soli leader italiani che difendono l’Ucraina (e noi)

Novembre 24, 2025 - 12:30
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Il piano di guerra Putin-Trump, e i due soli leader italiani che difendono l’Ucraina (e noi)

C’è un solo piano di pace possibile, credibile, esatto per porre fine alla guerra russa all’Ucraina e all’Europa, e non è un piano di 28 punti. Basta soltanto un punto: la Russia abbandoni i territori ucraini occupati illegittimamente, se ne torni a casa e non lanci più missili contro i paesi vicini.

Tutto il resto è propaganda russa, infiltrazione di Mosca nel discorso pubblico, corruzione, e soprattutto incompetenza e dilettantismo americani che ricordano quelle dei Cinquestelle. Giuseppe Conte concesse a Vladimir Putin di far sfilare l’esercito russo da Roma a Bergamo mentre l’Italia era chiusa per il Covid, Donald Trump non vede l’ora di farlo sfilare in Europa con il benestare dell’America antiamericana.

Il piano di pace in 28 punti, scritto in russo e tradotto in un inglese non comprensibile per i fessi che ruotano intorno a Trump, «indebolisce l’Ucraina e divide l’America dall’Europa – ha scritto Anne Applebaum sull’Atlantic – mentre prepara il terreno per una guerra ancora più grande in futuro». È un piano di guerra, non di pace.

La stessa cosa si legge sugli editoriali dei giornali liberal e conservatori d’America, dal New York Times al Wall Street Journal, ultimi baluardi di buonsenso, che definiscono questa ennesima eterodirezione russa della politica estera americana una débâcle diplomatica senza precedenti.

Trump ha detto che pretende l’adesione dell’Ucraina al piano russo di 28 punti entro il Giorno del Ringraziamento, giovedì 27 novembre, nuova possibile festa nazionale russa che il Cremlino, in caso di sottomissione americana ed europea, negli anni a venire certamente celebrerà in onore di Trump.

Reuters ha svelato che il testo russo tradotto in inglese è il prodotto del lavoro di uno dei due figli di Trump (quello meno scemo, immaginate l’altro) e del palazzinaro Steve Witkoff, un personaggio noto per aver detto a Emmanuel Macron che lo ospitava all’Eliseo che quel palazzo del Settecento che fu di Madame de Pompadour gli ricordava la pacchiana tenuta di Trump a Palm Beach.

Trump junior e Witkoff sono stati fatti (ulteriormente) fessi da Kirill Dmitriev, il capo del fondo sovrano russo, ma vista la statura intellettuale dei due delegati di Trump sarebbe stato sufficiente anche un imbianchino di San Pietroburgo.

In tutto questo, proprio alla notizia del piano russo fatto proprio dalla Casa Bianca, il vero inviato di Trump in Ucraina e Russia, il generale Keith Kellogg, non un grande visionario nemmeno lui ma tutto sommato una persona per bene e dignitosa, ha fatto capire che a breve abbandonerà l’incarico per impraticabilità di campo.

Il ministro degli esteri americano Marco Rubio ha spiegato ai senatori repubblicani e democratici che quel testo incredibile che pretende la resa ucraina in 28 punti in realtà non è un piano di pace americano, ma semplicemente la lista dei desideri russi, e per una volta ha involontariamente detto la verità.

Ma qualche ora dopo, Rubio è stato costretto a smentirsi su Twitter, riconoscendo quel testo come una proposta scritta dagli americani, confermando cosi che tutti quelli che fanno affidamento su questo personaggio gretto e meschino, «Little Marco» come la chiamava Trump, continuano a illudersi che un opportunista come Marco Rubio possa essere più credibile di Chef Rubio.

Gli ucraini e gli europei, come al solito, provano a limitare i danni, da un lato continuando a difendersi (gli ucraini) e a rendersi sempre più conto della minaccia russa (gli europei), e dall’altro a evitare di far innervosire Trump, il quale con ogni evidenza vuole trovare una scusa, il no ucraino, per abbandonare del tutto la questione che millantava di risolvere il giorno dopo l’elezione del 5 novembre 2024 (ne sono passati 384 di giorni, non uno, durante i quali la Russia ha intensificato i bombardamenti, incoraggiata dai lasciapassare della Casa Bianca).

Trump le ha provate tutte per accontentare la Russia, e quindi per umiliare l’Ucraina, ma l’unica cosa che ha ottenuto è stata l’intensificazione degli attacchi e l’aumento del numero dei morti. La sola strada che non ha mai intrapreso è stata quella di aiutare l’Ucraina e fermare la Russia, che peraltro è sull’orlo del baratro economico, tanto che nei giorni scorsi ha cominciato a vendere le risorse auree. Dell’altrettanto disastroso bilancio umanitario, fatto di centinaia di migliaia di morti russi mandati a morire in Ucraina, Putin come è noto se ne infischia.

Da notare che quando qui parlo di Europa parlo di Francia, Germania e Gran Bretagna, oltre ai paesi più vicini alla Russia, come Polonia e i baltici. L’Italia è assente, la destra di governo si accoda a Trump (e in parte a Putin), mentre l’opposizione di sinistra rinverdisce i fasti dei “partigiani della pace”, gli utili idioti che durante la guerra fredda facevano il gioco dell’Unione sovietica in nome della pace e con gli stessi identici argomenti usati oggi. Ma, riprendendo la vecchia massima di Christopher Hitchens, nessuno di loro in realtà vuole la pace, sono favorevoli alla guerra ma tifano per gli avversari.

I russi, intanto, non è detto che accettino il loro stesso testo, stando a quanto dicono i propagandisti di regime in televisione, mentre il teorico del neoimperialismo russo, Alexander Dugin, su Telegram ha scritto che «l’Ucraina sarà completamente nostra entro un massimo di due anni, forse anche prima. Lì non resterà alcuna sovranità, perché gli ucraini sono totalmente incapaci di esercitarla: non lo sono mai stati e mai lo saranno. Da quanto so, è già in corso un lavoro approfondito su un piano dettagliato per integrare la società ucraina nello spazio unificato del Mondo Russo. Stiamo preparando nuovi libri di testo, programmi d’emergenza per il trattamento e la riabilitazione psicologica di massa. Con molta probabilità a quei territori daremo un nuovo nome, forse Terre Antiche».

Di fronte al cedimento dell’America e all’autodistruzione del mondo libero, alimentati dalla Russia, dagli affaristi trumpiani e dai volenterosi complici di Putin, il nostro giornale non può fare altro che raddoppiare gli sforzi per contrastare la propaganda russa, difendere la società democratica fondata sullo stato di diritto e far circolare idee capaci di contenere la presa del potere dei populisti di sinistra e di destra.

Questo impegno coincide e si identifica con la difesa dell’Ucraina, oggi più di quattro anni fa, perché dopo quattro anni di aggressione armata chi ancora tentenna e fa i distinguo non ha più nemmeno l’attenuante dell’ignoranza. Oggi chi non sostiene la resistenza ucraina è complice o in malafede. Poi, certo, ci sono anche gli imbecilli senza speranza, tipo gli italiani ed europei che sostengono il piano russo-trumpiano sull’Ucraina senza aver capito che, secondo il documento, gli Stati Uniti gestirebbero i 100 miliardi di dollari di beni russi congelati nelle banche europee, investendoli in Ucraina e trattenendo il cinquanta per cento dei profitti. Mentre l’Europa, oltre a consegnare a Trump i 100 miliardi di asset russi, dovrebbe versare altri 100 miliardi di dollari per la ricostruzione dell’Ucraina, in aggiunta al sostegno militare e umanitario che già fornisce. Un grande affare!

Sul piano politico oggi in Italia ci sono soltanto un leader e una potenziale leader di partito, Carlo Calenda e Pina Picierno, che hanno ben chiaro che cosa sta succedendo e che cosa significherebbe per tutti noi l’abbandono dell’Ucraina. Sono anche gli unici, assieme a qualche loro amico, che hanno il coraggio di dirlo, e di dirlo ad alta voce spiegando in tutti i modi possibili che questa è la sfida più importante della nostra epoca, quella che deciderà il nostro futuro.

Per questo, Calenda, Picierno e tutti gli altri che li seguono vanno ringraziati, sostenuti e a un certo punto votati, anche se purtroppo militano in due partiti e in due schieramenti diversi. Almeno per ora.

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