Inigo Jones e l’origine dell’architettura moderna inglese

Novembre 24, 2025 - 21:00
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Inigo Jones e l’origine dell’architettura moderna inglese

Per comprendere davvero come l’Inghilterra sia diventata una delle capitali mondiali dell’architettura classica e neoclassica, occorre risalire a un nome che ha segnato una frattura netta con il passato, imponendo un nuovo linguaggio fatto di proporzione, armonia e rigore matematico. Quel nome è Inigo Jones, figura centrale del Seicento britannico, primo grande architetto moderno del Regno Unito e protagonista di una rivoluzione culturale che avrebbe influenzato l’intera storia architettonica del Paese. Grazie ai suoi studi in Italia, all’incontro con Andrea Palladio e ai modelli rinascimentali, Jones introdusse a Londra e nelle corti reali uno stile completamente nuovo, distante dalle forme gotiche e dal manierismo elisabettiano. I suoi edifici, come la Queen’s House a Greenwich e il Banqueting House a Whitehall, sono pietre miliari dell’architettura inglese e simboli di un Rinascimento che arrivò nel Regno Unito grazie alla sua visione. La sua storia è quella di un autodidatta geniale, di un ricercatore instancabile e di un innovatore determinato a trasformare l’arte di costruire in qualcosa di più elevato e universale.

Dalle origini londinesi al viaggio in Italia: la formazione di un innovatore

Per comprendere la grandezza di Inigo Jones bisogna partire dalla sua biografia, che racconta un percorso affascinante e decisamente atipico per un architetto del suo tempo. Nato nel 1573 in una famiglia modesta della zona di Smithfield, a Londra, Jones non ebbe alcuna formazione accademica regolare nel campo dell’architettura. Le sue prime attività furono legate al mondo dell’artigianato e del disegno, abilità che gli permisero di accedere progressivamente agli ambienti culturali più vivaci della capitale elisabettiana. La svolta arrivò quando fu notato da mecenati influenti – tra cui William Herbert e l’onnipresente Lord Arundel – che finanziarono i suoi viaggi formativi in Europa, in particolare nei Paesi Bassi, in Danimarca e soprattutto in Italia.

Ritratto di Inigo Jones, il primo architetto moderno inglese, noto per aver introdotto il classicismo palladiano nel Regno Unito.
Ritratto di Inigo Jones, figura chiave nel Rinascimento inglese e padre dell’architettura classica britannica.

Fu proprio il soggiorno italiano a cambiare radicalmente la sua vita. Intorno al 1613–1614 Jones trascorse un lungo periodo in Veneto, Firenze e Roma, dove studiò con una dedizione quasi ossessiva gli edifici antichi, le ville palladiane e i manuali di architettura classica. Portava sempre con sé un taccuino in cui disegnava facciate, sezioni, decorazioni, colonne, capitelli e proporzioni, copiando direttamente i modelli che vedeva nei palazzi italiani. Il suo riferimento principale era Andrea Palladio, di cui studiò minuziosamente I quattro libri dell’architettura, testo fondamentale del Rinascimento. Parte di questi schizzi è oggi conservata in musei e collezioni importanti, testimonianza del suo metodo rigoroso e dell’influenza profondissima che questa esperienza ebbe sulla sua futura produzione. Per approfondire le sue opere e i suoi disegni, uno dei riferimenti più completi è l’archivio digitale della Royal Museums Greenwich, dove è possibile consultare materiali relativi alla Queen’s House, uno dei suoi lavori più emblematici.

Al rientro in Inghilterra, Jones non portò semplicemente nuovi modelli architettonici: portò una vera rivoluzione estetica. L’architettura inglese dell’epoca era ancora dominata dallo stile elisabettiano e giacobiano, ricco di decorazioni, irregolare nelle proporzioni, fortemente legato a un’idea medievale dello spazio. L’incontro con la purezza delle forme italiane spinse Jones a immaginare una nuova Londra, basata sulla simmetria, sull’ordine e sulla sobria eleganza dei modelli rinascimentali. Questa visione, all’epoca radicale, lo rese il fondatore del classicismo inglese, influenzando profondamente generazioni successive di architetti, tra cui Christopher Wren e gli urbanisti georgiani.

La sua carriera non fu però limitata all’architettura. Prima di divenire il progettista ufficiale della Corona, Jones si fece conoscere come scenografo teatrale di grande talento. Le sue scenografie per i masques, spettacoli di corte che univano danza, musica e poesia, erano così innovative da cambiare il modo stesso di intendere il teatro inglese. Le collaborazioni con Ben Jonson, poeta e drammaturgo, diedero vita a scenografie complesse, prospettiche e profondamente teatrali, ispirate ai modelli italiani e alle tecniche del teatro rinascimentale. Questo lavoro influenzò anche il suo approccio agli edifici: molti dei suoi progetti giocano con la prospettiva, con gli assi visivi, con la modulazione della luce, come se ogni spazio fosse una scena da vivere e interpretare.

Il passaggio alla piena attività architettonica avvenne con la nomina a Surveyor of the King’s Works, ruolo che gli permise di progettare edifici per la corte di Giacomo I e poi di Carlo I. Fu un momento cruciale: Jones aveva finalmente l’autorità e le risorse per dare forma alla sua visione. I suoi primi progetti significativi, come la Queen’s House e il Banqueting House, mostrarono immediatamente l’impronta palladiana, la cura geometrica e il senso di monumentalità controllata che avrebbero contraddistinto tutta la sua carriera. Per esplorare in dettaglio la storia del Banqueting House, è possibile consultare la scheda dedicata dell’Historic Royal Palaces, un riferimento autorevole sulla storia dell’edificio.

Con l’arrivo della Guerra Civile inglese e la caduta temporanea della monarchia, la carriera di Jones subì una battuta d’arresto. Tuttavia, il suo stile aveva ormai cambiato per sempre il volto dell’architettura britannica. Alla sua morte, nel 1652, aveva lasciato un’eredità che avrebbe influenzato l’intero classicismo britannico fino al Settecento e oltre.

Le opere maggiori: dalla Queen’s House al Banqueting House, fino alla nascita del classicismo inglese

L’influenza di Inigo Jones si manifesta in modo chiaro e indelebile nelle sue opere maggiori, edifici che hanno ridefinito il linguaggio architettonico dell’Inghilterra del Seicento e che ancora oggi rappresentano punti di riferimento per chiunque voglia comprendere la nascita del classicismo britannico. Tra questi, la Queen’s House di Greenwich e il Banqueting House di Whitehall sono forse le testimonianze più eloquenti del suo genio, mentre la progettazione della piazza di Covent Garden segnò l’introduzione di una nuova idea di urbanistica per Londra. Il suo talento, tuttavia, non si limitò a questi capolavori: molte altre opere, spesso meno note al grande pubblico, contribuirono a delineare una nuova estetica che avrebbe ispirato generazioni future.

La Queen’s House di Greenwich, primo edificio rinascimentale puro in Inghilterra, progettato da Inigo Jones ispirandosi a Palladio.
La Queen’s House nel complesso di Greenwich, capolavoro palladiano e prima opera rinascimentale dell’architettura inglese.

La Queen’s House, commissionata da Anna di Danimarca, moglie di Giacomo I, rappresenta un punto di svolta nella storia dell’architettura inglese. Costruita tra il 1616 e il 1635, è considerata il primo edificio interamente rinascimentale del Regno Unito e il primo esempio puro di architettura palladiana in terra inglese. La sua struttura si basa su proporzioni armoniche, su un uso raffinato della simmetria e sulla chiarezza degli spazi che definiscono la poetica di Jones. L’edificio si sviluppa secondo un ordine perfettamente leggibile, con facciate sobrie e rigorose che richiamano la compostezza delle ville venete di Palladio. L’interno è un capolavoro di luce e proporzione, dove ogni elemento appare calibrato con estrema precisione. Una delle caratteristiche più note è la celebre Tulip Stairs, la prima scala elicoidale autoportante costruita in Inghilterra, la cui eleganza rappresenta una sintesi perfetta tra ingegneria e estetica rinascimentale. Per approfondire la sua storia, i Royal Museums Greenwich offrono una delle schede più complete dedicate all’edificio.

Interno monumentale del Banqueting House con colonne classiche e soffitto dipinto da Rubens, capolavoro dell’architettura di Inigo Jones.
L’interno del Banqueting House a Whitehall, con il celebre soffitto di Rubens e l’architettura classica introdotta da Inigo Jones.

L’altro capolavoro di Jones, il Banqueting House, è altrettanto significativo e iconico. Commissionato da Giacomo I nel 1619 e completato nel 1622, rappresentava originariamente la sala cerimoniale del grande Palazzo di Whitehall, di cui oggi è l’unica parte sopravvissuta. L’impianto architettonico è un esempio esemplare della sintassi palladiana applicata a un edificio pubblico: ordini sovrapposti, finestre regolari, proporzioni matematiche, una facciata che comunica imponenza attraverso la semplicità. L’interno, di grande monumentalità, ospita uno dei soffitti più celebri della storia dell’arte: il ciclo di tele di Peter Paul Rubens dedicato all’apoteosi di Giacomo I, commissionato direttamente da Carlo I e realizzato tra il 1630 e il 1634. Questo spazio, che unisce architettura e pittura in una sintesi spettacolare, è considerato uno dei punti più alti della cultura visiva inglese del Seicento. Per una descrizione storica dettagliata, la pagina ufficiale di Historic Royal Palaces è una fonte autorevole e ricca di materiali.

Ma il contributo di Jones non si limita ai grandi edifici monumentali. La progettazione della piazza di Covent Garden, a partire dal 1630, rappresenta uno degli interventi urbanistici più influenti della Londra moderna. Ispirandosi alle piazze rinascimentali italiane, Jones concepì un grande spazio rettangolare aperto e circondato da case uniformi con arcate al piano terra, creando la prima piazza di Londra progettata secondo criteri unitari. Al centro dell’asse visivo collocò la chiesa di St Paul’s, definita “la mia più semplice creazione” ma riconosciuta ancora oggi come uno dei capolavori della suo minimalismo classico. L’intervento su Covent Garden è fondamentale per comprendere l’evoluzione dell’urbanistica londinese: la piazza divenne il modello per molte altre aree della città nei secoli successivi, segnando l’inizio di una nuova concezione degli spazi pubblici.

La facciata classica della St Paul’s Church a Covent Garden, progettata da Inigo Jones come esempio di architettura semplice e proporzionata.
La facciata della St Paul’s Church di Covent Garden, uno degli edifici più eleganti e minimali progettati da Inigo Jones.

Oltre a questi progetti celebri, Jones lavorò anche a edifici oggi meno noti ma altrettanto significativi. La Queen’s Chapela St James’s Palace, costruita tra il 1623 e il 1627, è uno degli esempi più puri di classicismo “romano” in Inghilterra, caratterizzata da una facciata semplice, proporzionata e priva di decorazioni superflue. I suoi interventi a Somerset House, così come numerosi progetti per palazzi, giardini e residenze nobiliari, testimoniano una produzione vasta e coerente, frutto di una visione architettonica profondamente innovativa.

In tutte le sue opere emerge un tratto distintivo: la ricerca di un equilibrio perfetto tra ordine, proporzione e funzione. Jones era convinto che l’architettura dovesse essere governata da principi universali e matematici, e che la bellezza derivasse dalla fedeltà a questi principi. Il suo lavoro segna così una rottura con il decorativismo elisabettiano e l’avvio di una tradizione che avrebbe portato, nel corso dei secoli, allo splendore del palladianesimo inglese, dell’architettura georgiana e di quella neoclassica che ancora oggi definiscono l’immagine più iconica della Gran Bretagna.

Eredità, influenza e il ruolo di Inigo Jones nell’identità architettonica inglese

L’impatto di Inigo Jones sulla storia dell’architettura britannica è così vasto da risultare difficile da circoscrivere. La sua opera non solo introdusse in Inghilterra un linguaggio architettonico nuovo, basato sul classicismo rinascimentale italiano, ma posò le fondamenta di un’identità estetica che avrebbe definito la cultura inglese per secoli. Prima di Jones, il panorama architettonico britannico era dominato dal gotico tardo e dalle forme irregolari dello stile elisabettiano e giacobiano. Dopo di lui, la razionalità, la simmetria e il rigore proporzionale divennero i nuovi parametri dell’eleganza, inaugurando un periodo di straordinaria trasformazione.

Uno degli aspetti più notevoli della sua eredità è il rapporto diretto con gli architetti che lo seguirono. La figura più importante in questo senso è Christopher Wren, l’autore della St Paul’s Cathedral e dell’immensa opera di ricostruzione di Londra dopo il Grande Incendio del 1666. Wren studiò attentamente le opere e i disegni di Jones, assimilando la sua interpretazione del classicismo e rielaborandola in forme nuove, più monumentali e talvolta più barocche. Senza la rivoluzione introdotta da Jones, il linguaggio architettonico di Wren – così come quello dei suoi contemporanei – non avrebbe potuto svilupparsi. L’idea di un’architettura basata su assi prospettici, ordini armonici e spazi geometricamente controllati entrò nell’immaginario britannico proprio attraverso la mediazione di Jones.

Ma l’influenza di Jones non si limitò al XVII secolo. Nel Settecento, con l’affermarsi del movimento palladiano inglese, la sua figura fu riscoperta e celebrata come quella di un vero maestro. Architetti come William Kent, Lord Burlington e James Gibbs consideravano Jones un predecessore e un punto di riferimento fondamentale. La riscoperta del classicismo italiano e l’uso sistematico dei principi palladiani nelle ville di campagna, nei palazzi londinesi e nelle nuove piazze geometriche della capitale derivano direttamente dal suo lavoro pionieristico. In questo senso, Jones non fu solo un innovatore, ma il fondatore di una tradizione che avrebbe resistito nel tempo più di ogni altra.

L’eredità di Jones è visibile anche nel modo in cui gli inglesi hanno finito per percepire la propria architettura. Lo stile classicista, evolutosi poi nel georgiano e nel neoclassico, è oggi considerato uno degli elementi più riconoscibili della cultura britannica. Le grandi residenze georgiane di Londra, come Bedford Square e Bloomsbury, nonché le ville palladiane della campagna inglese, come Chiswick House o Holkham Hall, sono tutte debitrici della visione introdotta da Jones. Il suo contributo consiste nell’aver dato forma a un linguaggio elegante, razionale e profondamente britannico, pur provenendo da modelli italiani e romani.

Un altro elemento essenziale della sua eredità riguarda il rapporto con la monarchia. Jones fu infatti al servizio di Giacomo I e poi di Carlo I, per i quali progettò scenografie teatrali, edifici cerimoniali e interventi urbanistici. Questo legame con la corte lo rese uno dei protagonisti della politica culturale del primo Seicento. Il Banqueting House, con il soffitto dipinto da Rubens, è un monumento alla regalità e alla sofisticatezza culturale dei due sovrani. Tuttavia, il contesto politico dell’epoca non fu privo di complessità. Con lo scoppio della Guerra Civile inglese e la caduta della monarchia, la carriera di Jones subì un arresto drammatico. Rimase fedele al re fino alla fine e, per questo, fu emarginato durante il periodo repubblicano. Nonostante ciò, quando nel 1660 venne restaurata la monarchia, la sua opera era già diventata un riferimento imprescindibile per gli architetti della nuova generazione.

Uno degli aspetti più affascinanti dell’opera di Jones è la sua capacità di fondere rigore tecnico e sensibilità teatrale. Come scenografo, Jones aveva maturato una comprensione profonda della luce, della prospettiva e dell’uso dello spazio per generare emozione. Questi elementi si ritrovano nei suoi edifici: nella purezza geometrica della Queen’s House, nella monumentalità controllata del Banqueting House, nella semplicità essenziale della chiesa di St Paul’s a Covent Garden. I suoi progetti sembrano spesso “scene” che aspettano di essere animate dalle persone, rendendo evidente la sua doppia anima di architetto e artista teatrale.

La sua eredità si manifesta anche attraverso i suoi taccuini di viaggio, veri e propri manuali di architettura, nei quali Jones copiava, studiava e confrontava edifici italiani e antichi. Molti di questi materiali sono custoditi in collezioni museali e contengono riflessioni che mostrano un approccio moderno allo studio della storia dell’architettura. È grazie a questo metodo che Jones allevò una generazione di architetti e disegnatori che continuarono a sviluppare il classicismo inglese, trasformandolo in un linguaggio sempre più maturo e complesso.

L’ultimo tratto della sua vita fu segnato da difficoltà politiche ed economiche, ma l’impatto del suo lavoro non subì alcuna diminuzione. Dopo la sua morte, nel 1652, l’Inghilterra non tornò mai più allo stile architettonico precedente: la strada verso il classicismo inglese era ormai tracciata. E ogni volta che si osserva una piazza georgiana, un edificio neoclassico o una villa palladiana, il nome di Inigo Jones risuona come quello del pioniere che per primo aveva saputo immaginare una nuova bellezza per il Regno Unito.

Domande frequenti su Inigo Jones e sull’eredità dell’architetto

L’importanza storica e culturale di Inigo Jones suscita spesso molte domande, soprattutto tra chi si avvicina per la prima volta alla storia dell’architettura inglese o a quella del classicismo europeo. Questa sezione raccoglie le domande più frequenti, utili per comprendere meglio il ruolo dell’architetto e per orientarsi tra le sue opere più significative.

Una delle domande più comuni riguarda l’effettivo ruolo di Jones nell’introduzione del classicismo in Inghilterra. In che misura fu davvero il primo grande architetto moderno britannico? La risposta è chiara: Jones è universalmente riconosciuto come il fondatore del classicismo inglese, in quanto fu il primo ad applicare sistematicamente gli ordini classici, le proporzioni matematiche e la sintassi palladiana agli edifici del Regno Unito. Prima del suo intervento, il paesaggio architettonico inglese era dominato da stili gotici, elisabettiani e giacobiani, caratterizzati da forme irregolari, decorazioni abbondanti e geometrie poco controllate. Con la Queen’s House e il Banqueting House, Jones introdusse per la prima volta un modello organico di classicismo rinascimentale, che sarebbe diventato la base dell’architettura georgiana e neoclassica.

Un’altra domanda riguarda la formazione di Jones: come fu possibile che un uomo senza studi formali divenisse un architetto così influente? La risposta si trova nella sua sorprendente capacità autodidattica e nella determinazione che lo spinse a viaggiare, studiare e copiare instancabilmente i modelli italiani. Nei suoi taccuini, conservati in parte presso istituzioni come i Royal Museums Greenwich, Jones annotava proporzioni, rilievi e osservazioni tecniche su edifici antichi e rinascimentali. Questa esperienza diretta, combinata con il sostegno dei suoi mecenati, fu la vera “scuola” che gli permise di trasformarsi da disegnatore e scenografo in architetto di corte.

Molti visitatori si chiedono dove sia possibile vedere dal vivo le opere più importanti di Jones. La Queen’s House a Greenwich è aperta al pubblico e fa parte del complesso museale dei Royal Museums Greenwich, offrendo un accesso diretto a uno degli edifici più raffinati del Rinascimento inglese. Il Banqueting House, gestito da Historic Royal Palaces, è visitabile e consente di ammirare il celebre soffitto di Rubens, oltre a comprendere il ruolo cerimoniale dell’edificio. Per un’esperienza urbana, la piazza di Covent Garden è un esempio vivente della sua visione urbanistica: uno spazio armonico, proporzionato e aperto, che contrasta nettamente con la struttura irregolare di molte zone della Londra seicentesca.

Un’altra domanda frequente riguarda il ruolo politico di Jones: in che modo la Guerra Civile influenzò la sua carriera? La sua fedeltà ai monarchi, in particolare a Carlo I, lo pose in una posizione fragile durante il periodo repubblicano. Molti dei suoi progetti vennero interrotti, e lui stesso subì l’emarginazione politica. Tuttavia, la restaurazione della monarchia nel 1660 ridiede valore alle sue opere, che vennero reinterpretate come simboli della continuità culturale del Paese. È interessante notare che, nonostante i conflitti politici, la qualità architettonica delle sue opere rimase indiscussa e continuò a ispirare gli architetti del XVII e XVIII secolo.

Infine, molti si domandano quale sia oggi la percezione della figura di Jones all’interno della cultura britannica. Negli ultimi decenni, grazie anche alla digitalizzazione dei materiali storici e alle mostre dedicate alla sua opera, il suo nome è stato rivalutato come uno dei punti cardine della storia culturale del Paese. Oggi è studiato non solo come architetto, ma come figura-ponte tra l’Inghilterra e l’Europa continentale, tra la tradizione nazionale e il Rinascimento italiano. La sua capacità di assorbire modelli esterni e trasformarli in qualcosa di profondamente britannico rappresenta il cuore della sua eredità.

Il percorso di Inigo Jones è dunque un esempio straordinario di come l’incontro tra culture diverse possa generare innovazione. La sua opera ha ridefinito la Londra che conosciamo e ha influenzato l’intero modo in cui il Regno Unito immagina e costruisce i propri spazi urbani. Ancora oggi, visitare uno degli edifici progettati da Jones significa entrare in contatto con una parte fondamentale della storia architettonica inglese, una storia che continua a ispirare architetti, studiosi e visitatori provenienti da tutto il mondo.


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Redazione Redazione Eventi e News