Attacco di Israele all’Iran, la comunità iraniana genovese: “Ansia, viviamo un paradosso”

Giugno 14, 2025 - 11:30
 0
Attacco di Israele all’Iran, la comunità iraniana genovese: “Ansia, viviamo un paradosso”
attacco iran

Genova. Sono oltre 300 i cittadini iraniani che vivono a Genova e questa mattina in molti hanno provato sensazioni complesse alla notizia dell’attacco di Israele. Il governo di Tel Aviv ha colpito soprattutto siti militari e nucleari in Iran ma avuto come obiettivo anche diversi esponenti del mondo militare, e scienziati che rappresentano figure chiave per il programma nucleare iraniano.

La capitale Teheran ma anche Tabriz, Natan, Ishafan e altre le località colpite con un bilancio (provvisorio) di 80 morti e centinaia di feriti. L’Iran ha provato a rispondere con un lancio di droni ma questi sono stati intercettati dalle forze israeliane che sottolineano: “Non è finita, andremo avanti per due settimane“.

Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha parlato di “attacco preventivo” e “inevitabile” per stoppare la corsa agli armamenti nucleari del regime degli ayatollah. Ma proprio nelle settimane in cui erano stati avviati colloqui tra Iran e Usa sul nucleare, l’azione unilaterale di Israele. Trump ha dichiarato di non entrare nell’operazione ma che sapeva dell’imminenza dei raid.

La reazione all’attacco di Israele nella comunità iraniana a Genova

Ansia e preoccupazione, questo è lo stato d’animo mio e delle persone con cui ho avuto modo di confrontarmi” dice Sohrab Najafi, 34 anni, già portavoce della comunità iraniana a Genova ai tempi del montare della battaglia “Donna, vita, libertà”. Sohrab, come tanti altri iraniani che hanno deciso di vivere in Occidente, non vede la madre patria come un luogo da rimpiangere – anzi – ma quello che sta accadendo in queste ore ha lasciato tutti nello sgomento.

“Uno dei missili caduti su Teheran nella notte ha distrutto un palazzo dietro l’isolato dove vive mio nonno, che per fortuna sta bene – continua Sohrab Najafi – e come me, tanti altri hanno lasciato in Iran affetti e familiari, e sappiamo che soprattutto chi è più grande sta rivivendo il clima della guerra tra Iran e Iraq negli anni Ottanta”. In queste ore, per altro le comunicazioni tra il Paese in Medio Oriente e il resto del mondo sono ridotte, viste le momentanee limitazioni all’uso di internet.

Sohrab Najafi parla anche del grande paradosso che stanno vivendo tanti iraniani all’estero e in Iran. “Il paradosso degli iraniani in Iran è che molti fra noi, fra loro, in questo momento sono felici, perché le persone prese di mira dagli attacchi sono quelle responsabili delle disgrazie, dell’annullamento dei diritti civili, dell’impoverimento progressivo del Paese – prosegue Najafi – e personalmente concordo con le contestazioni del governo islamico, ma allo stesso tempo penso che Israele si stia comportando in modo indecente, in Iran come in Palestina, e lo stia facendo sotto il tacito consenso dell’Occidente, gli Stati Uniti per primi”.

L’attacco di Israele all’Iran è stato condannato dalla comunità internazionale. “Ma non si farà niente per fermare Tel Aviv – continua – e siamo di fronte a un conflitto che ora si prospetta lungo ed evidente ma che era già iniziato da tempo, basti pensare che alcuni dei missili sparati nella notte sono stati lanciati da avamposti in territorio iraniano. Quello che ci chiediamo è: quale sarà l’obiettivo finale?“.

Anche Parisa Pasandehpoor, nata in Iran nel 1979 e a Genova da 13 anni, ha sensazioni ambivalenti. “Questa mattina ho provato un sentimento contrastante. Da una parte ho provato una sorta di sollievo, pensando che forse finalmente qualcuno ha pagato per il sangue versato dei ragazzi iraniani. Dall’altra, ho sentito paura e angoscia per il mio Paese. Avendo vissuto la guerra, so bene cosa comporta: non è mai una soluzione, porta solo dolore, distruzione e vite spezzate. È un ciclo che fa paura”.

Teme che si tratti dell’inizio di un nuovo conflitto di lunga durata? “Sì, lo temo. Quando vengono colpiti comandanti e responsabili militari di primo piano, e si risponde con forza, il rischio è che la situazione degeneri rapidamente. Sembra proprio l’inizio di un’escalation che potrebbe durare a lungo. In più, il leader iraniano ha dichiarato apertamente che Israele ha iniziato una guerra: parole gravi, che segnano un punto di non ritorno. E per chi, come me, ha vissuto la guerra, tutto questo fa davvero paura. Perché si sa quando una guerra comincia, ma mai quando e come finirà”.

“Ho parenti in Iran – prosegue Parisa Pasandehpoor – anche se non proprio nelle zone colpite direttamente. Con molta difficoltà sono riuscita a contattarli: la connessione internet è instabile, quasi “interrotta”, come dicono loro, e le comunicazioni sono molto rallentate. So che molti iraniani considerano responsabile principale di questi eventi il regime degli ayatollah e in particolare Ali Khamenei, la Guida della Repubblica Islamica, ma per chi vive lì, la realtà è molto più complessa e dolorosa”.

Alla domanda su quale sarà, a suo parere, la reazione della comunità internazionale, risponde: “Probabilmente alcuni Paesi condanneranno l’attacco di Israele, ma non credo che la comunità internazionale interverrà direttamente. Come spesso accade, ci saranno dichiarazioni ufficiali, forse qualche pressione diplomatica, ma difficilmente si andrà oltre. Il rischio è che, ancora una volta, chi pagherà il prezzo più alto saranno le persone comuni”.

(foto in apertura SNN TV)

Qual è la tua reazione?

Mi piace Mi piace 0
Antipatico Antipatico 0
Lo amo Lo amo 0
Comico Comico 0
Furioso Furioso 0
Triste Triste 0
Wow Wow 0
Redazione Redazione Eventi e News