Centri estivi e doposcuola: accesso diseguale e divari territoriali crescenti
lentepubblica.it
Con l’arrivo dell’estate, per molte famiglie italiane si ripresenta una sfida ormai ricorrente: organizzare il tempo libero dei figli una volta terminato l’anno scolastico: ma dai dati che emergono in materia di centri estivi e doposcuola i divari territoriali appaiono crescenti.
Un’esigenza che si manifesta anche durante il resto dell’anno, specie nei pomeriggi, quando i bambini escono da scuola e in casa non ci sono nonni o altri adulti di riferimento. In questo contesto, i centri estivi e i servizi di doposcuola rappresentano un presidio educativo e sociale fondamentale. Tuttavia, la loro disponibilità resta fortemente disomogenea sul territorio nazionale, con marcate diseguaglianze tra nord e sud.
A restituire il quadro è un’analisi congiunta di Openpolis e Con i Bambini, pubblicata dall’Osservatorio sulla povertà educativa, che evidenzia quanto l’accesso a queste opportunità extrascolastiche sia ancora un privilegio per pochi.
Il tempo libero come diritto, non solo come necessità
Non si tratta soltanto di una questione organizzativa per i genitori che lavorano: il tempo libero, infatti, è riconosciuto a livello internazionale come un diritto essenziale per lo sviluppo dei minori. L’articolo 31 della Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia stabilisce chiaramente che ogni bambino ha diritto al gioco, al riposo e a partecipare alla vita culturale e artistica. I centri estivi e i servizi pre e post scuola rispondono proprio a questo principio, offrendo occasioni di crescita informale ma non per questo meno formative.
Durante l’estate, in particolare, questi spazi possono rappresentare un argine contro la cosiddetta summer learning loss, ovvero il calo di competenze che può verificarsi nei lunghi mesi di pausa scolastica. Attività ludiche, laboratori, sport e gite diventano allora strumenti per consolidare quanto appreso durante l’anno e stimolare nuove curiosità.
Un’offerta disomogenea e frammentata
Nonostante la loro importanza, l’accesso a questi servizi rimane limitato. Secondo i dati raccolti nel 2021 — anno ancora condizionato dagli effetti della pandemia — appena 9,1 bambini e ragazzi ogni 100 tra i 3 e i 14 anni hanno usufruito di centri estivi o servizi pre/post scuola. Nel 2019, prima dell’emergenza sanitaria, la quota era leggermente più alta (9,8%).
Ma a colpire non è solo il dato medio nazionale, quanto piuttosto le enormi differenze tra le diverse aree geografiche. Nel nord-est del Paese la percentuale sale al 14,5%, mentre nel nord-ovest si attesta al 12,5%. Al centro scende drasticamente al 6,8%, e precipita al 3,5% nel sud. Una disparità che non può essere ignorata e che si traduce in opportunità mancate per migliaia di bambini.
Tra le regioni più virtuose spiccano Emilia-Romagna e Umbria, dove circa il 15% dei residenti tra i 3 e i 14 anni ha accesso a questi servizi. Seguono Veneto (14%), Lombardia (13,2%) e Piemonte (12,9%). All’estremo opposto troviamo Campania, con una percentuale irrisoria dell’1,9%, fanalino di coda tra le regioni a statuto ordinario. Anche Lazio, Puglia e Calabria registrano dati inferiori al 5%.
La variabile demografica: piccoli comuni più attivi dei grandi centri
L’analisi rileva anche un’influenza significativa della dimensione demografica dei comuni sulla disponibilità di servizi. I numeri più alti si registrano nei centri tra mille e tremila abitanti, dove si contano in media 13-14 utenti ogni 100 bambini. Inaspettatamente, l’offerta tende a ridursi nei grandi agglomerati urbani: nei comuni tra i 60mila e i 100mila abitanti si scende a 5,9 utenti, mentre nelle città con oltre 100mila residenti si risale lievemente a 8,4.
Questa dinamica potrebbe essere legata a una minore capacità di intercettare la domanda o a criticità organizzative tipiche dei grandi centri urbani, dove la complessità gestionale può ostacolare la diffusione capillare di servizi mirati.
Un investimento strategico contro la povertà educativa
In un Paese dove la povertà educativa continua a rappresentare un’emergenza silenziosa, l’espansione e il rafforzamento dei servizi extrascolastici dovrebbe diventare una priorità strategica. Offrire a tutti i bambini, indipendentemente dal luogo di residenza o dal reddito familiare, la possibilità di accedere a centri estivi e doposcuola significa garantire loro un ambiente sicuro dove crescere, imparare e costruire relazioni.
L’invito implicito dell’analisi è chiaro: colmare i divari territoriali è possibile, ma servono risorse, volontà politica e una visione di lungo periodo. Perché il tempo libero non sia un privilegio, ma un diritto concreto per ogni bambina e bambino.
Centri estivi e doposcuola: accesso diseguale e divari territoriali crescenti
The post Centri estivi e doposcuola: accesso diseguale e divari territoriali crescenti appeared first on lentepubblica.it.
Qual è la tua reazione?
Mi piace
0
Antipatico
0
Lo amo
0
Comico
0
Furioso
0
Triste
0
Wow
0




