Diritto a stare bene, Pubblica: “La violenza patriarcale riguarda tutti e la famiglia non basta a fermarla. Intervenga lo Stato”

“Serve un cambiamento culturale, bisogna cambiare il sistema, adesso cambiamo tutto”. Bene, benissimo. Ce lo diciamo ogni volta e lo stiamo ripetendo in coro, anche stavolta, dopo aver letto del femminicidio di Tina Sgarbini, di Marzia Sardo molestata durante un esame diagnostico, del gruppo online nel quale si spacciavano foto intime realizzate e condivise senza alcun consenso, abitato da trentamila utenti. Ma quale cambiamento culturale abbiamo in mente?”. Lo scrive Francesco Maesano, coordinatore nazionale della campagna ‘Diritto a stare bene’, in una lettera pubblicata oggi dal quotidiano La Stampa.
“Un indizio – scrive Maesano -, se davvero lo vogliamo, ce lo stanno dando le migliaia di persone che in queste ore hanno firmato la proposta di legge di iniziativa popolare che chiede di istituire servizi pubblici di psicologia di comunità: nelle scuole, negli ospedali, nei luoghi di lavoro e dello sport. Dove servono davvero, insomma. Una proposta formulata in tre anni di lavoro da noi dell’associazione Pubblica.
Sapete chi sono queste migliaia di persone? In gran parte giovani donne sotto i 27 anni. Dei quasi trentamila firmatari (c’è tempo fino a dicembre per sottoscrivere su www.dirittoastarebene.it) circa una su due è una donna under 27. E la ragione è tanto semplice quanto evidente: ci sono giovani cittadine che vedono in questa proposta una forma efficace di prevenzione della violenza, una “protezione” culturale e sociale, una richiesta di cambiare le cose alla radice avanzata direttamente allo Stato”.
“Queste giovani cittadine – sottolinea Maesano – lo stanno dicendo chiaramente che le famiglie non bastano, che non sono bastate finora e non basteranno domani. Anzi: spesso è proprio nel chiuso delle famiglie che la cultura patriarcale si trasmette e si consolida. Senza scomodare Aristotele e la differenza tra famiglia e città, è lecito chiedere che sia lo Stato ad assumersi la responsabilità educativa sul punto, a costruire strumenti pubblici e universali. Non sostitutivi, ma necessari per un cambiamento culturale che liberi il paese dalla cultura patriarcale e dalla violenza connessa. Un cambiamento che ha bisogno di un intervento di sistema e di un finanziamento adeguato. Le migliaia di persone che firmano la proposta, da inizio agosto anche mille ogni giorno, riconoscono nella psicologia, nella cura del benessere psicologico collettivo delle nostre classi e dei nostri uffici, delle nostre palestre e delle nostre corsie di ospedale, un investimento decisivo per la libertà di tutti. Per non subire l’ennesimo abuso. Per non finire ammazzate”.
“Guarda caso – conclude Maesano – i coordinamenti territoriali della campagna Diritto a stare bene che stanno nascendo nelle regioni e nelle città sono guidati quasi tutti da giovani donne e sono animati da attiviste (la maggioranza) e attivisti che si impegnano per la prima volta. Gli uomini, invece, restano più indietro. Come se la violenza patriarcale non li riguardasse direttamente. Ai trentamila che popolavano il gruppo della vergogna hanno risposto finora trentamila persone dicendo che non basta invocare un generico cambiamento culturale. C’è una proposta di legge che vuole realizzarlo e aspetta solo di essere sostenuta. Le cittadine stanno facendo la loro parte, ora tocca ai cittadini”.
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