Emissioni di metano: perché rimettere mano al regolamento Ue? Chi se ne avvantaggerebbe?

Preoccupazione e mobilitazione per l’ipotesi di riapertura del Regolamento Ue 2024/1787 relativo alle emissioni di metano, che potrebbe portare a un indebolimento delle norme attuali
Il Regolamento Ue 2024/1787, adottato il 13 giugno 2024 e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale dell’Unione il 15 luglio 2024, stabilisce norme per misurare, monitorare, comunicare, verificare e ridurre le emissioni di metano nel settore energetico, sia all’interno dell’Ue sia nelle catene di approvvigionamento globali.
È entrato in vigore il 4 agosto 2024 e rappresenta un pilastro del Green Deal europeo per limitare il riscaldamento globale, considerando che il metano è un gas serra molto potente, responsabile di circa un terzo del riscaldamento attuale.
Non ci sono ancora conferme ufficiali, ma alcuni governi europei sembrerebbero intenzionati a rivedere o potenzialmente indebolire il regolamento, nell’ambito di un’iniziativa più ampia denominata Energy Omnibus.
Questa ipotesi ha sollevato preoccupazioni e mobilitazioni tra le organizzazioni ambientaliste, come l’Environmental Defense Fund Europe o gli Amici della Terra in Italia, che temono un passo indietro sugli impegni climatici e sulla sicurezza energetica europea.
Il dibattito sembra concentrarsi sulla possibilità di allentare alcuni obblighi, come quelli relativi al monitoraggio e alla riduzione delle emissioni, o di rivedere le tempistiche di applicazione, soprattutto per le importazioni di combustibili fossili (petrolio, gas naturale, carbone) da paesi terzi.
Il Regolamento impone, per esempio, che dal 1° gennaio 2027 gli importatori dimostrino che i contratti per le forniture di combustibili fossili rispettino misure di monitoraggio equivalenti a quelle dell’Ue, un aspetto che potrebbe essere percepito come oneroso da alcuni Stati membri o operatori.
Emissioni di metano: chi ha paura del regolamento Ue?
Riceviamo dagli Amici della Terra, associazione ambientalista, una lettera aperta a riguardo, che pubblichiamo qui di seguito su GreenPlanner.
“Invitiamo con forza l’Italia e gli altri Stati membri dell’Ue a respingere qualsiasi riferimento o tentativo volto a ritardarne l’attuazione, a partire dalla riunione del Coreper dell’11 giugno, dove è prevista la presentazione della proposta da portare al Consiglio.
Il Regolamento ha bisogno solo di essere attuato e il nostro Paese, che vanta la più grande ed efficiente infrastruttura industriale del gas naturale europea, non ha alcun motivo per non confermare la posizione favorevole sempre mantenuta nella fase legislativa ascendente.
Qualsiasi diversa posizione, oltre a mettere in difficoltà le imprese che si stanno attrezzando per adeguarsi alle nuove regole, farebbe ritenere che il nostro Paese non sia tra i più virtuosi nella riduzione delle emissioni, come invece è.
Siamo già tra i pochi Paesi che non hanno proceduto ai primi adempimenti del Regolamento, senza che se ne sappia il motivo, e siamo entrati nella fase di pre-infrazione, non nominando entro lo scorso 5 gennaio le Autorità competenti per la sua attuazione.
Il Regolamento rappresenta una tappa fondamentale negli sforzi dell’Ue per ridurre in modo efficace ed efficiente le emissioni di gas serra, migliorare la trasparenza del mercato energetico – avanzando al contempo verso la neutralità climatica e la sicurezza energetica. Il metano è uno dei gas serra più potenti che alimentano il riscaldamento globale a breve termine.
In generale una revisione prematura del Regolamento rischia di creare confusione, ritardare l’attuazione (già in corso) e compromettere la certezza normativa dell’Europa. inviando un segnale contraddittorio a istituzioni nazionali e industrie che stanno già investendo.
Compromettere questi progressi danneggerebbe non solo gli obiettivi climatici dell’Europa, ma anche la capacità dell’Ue di utilizzare il proprio potere di mercato – in quanto maggior importatore mondiale di gas naturale – per promuovere standard più rigorosi sul metano anche oltre i propri confini, considerato che siamo noi a usare quel gas.
Il Regolamento è basato su basi scientifiche e su pratiche operative ben consolidate che disciplinano l’accordo volontario delle imprese Ogmp (Oil and Gas Methane Partnership), che prevede di quantificare le emissioni basandosi su misurazioni dirette.
Già molte imprese italiane aderiscono all’Ogmp 2.0: Eni, Adrigas, Gei, Italgas, Ld Reti, Lereti, RetiPiu, Retragas, Snam, 2i Rete Gas, Terminale Gnl Adriatico, Unareti.
Questo approccio pone le basi per riduzioni sostenute e invia un chiaro segnale all’industria affinché investa in solidi sistemi di monitoraggio, rendicontazione e verifica (Mrv) in vista dei limiti di intensità del metano previsti per il 2030.
Con quasi la metà delle importazioni di petrolio e gas dell’Ue già allineate all’Ogmp 2.0 o alla Oil and Gas Decarbonization Charter (Sottoscritta anche dall’Eni), il Regolamento sfrutta l’impegno già in atto nel mondo delle imprese, in particolare quelle italiane.
In ogni caso, chiarire alcuni punti controversi del regolamento ed eventuali semplificazioni è possibile con atti delegati della Commissione, senza rimettere in discussione il Regolamento. È tutto ciò che serve per garantirne una attuazione efficace sfruttandone gli ampi margini di flessibilità già previsti“.
Crediti immagine: Depositphotos
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