Floris London: racconto di una profumeria “alla Harry Potter”. E di Sua Maestà

Giugno 19, 2025 - 18:00
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Floris London: racconto di una profumeria “alla Harry Potter”. E di Sua Maestà

MEZZOGIORNO e 37 minuti: Edward Bodenham sorseggia un tè. In Italia è l’ora dello spritz, ma lui è inglesissimo: quando mi avvicino scatta in piedi con mossa da gentiluomo “srotolandosi” dalla poltroncina e sussurra un saluto in puro accento british, con le consonanti aspirate, stile BBC. D’altronde, questo garbato mister dalla classe naturale è il nono discendente del fondatore di Floris London, il più antico marchio di profumi d’Inghilterra, fornitore ufficiale della Casa Reale inglese.

Erano sei, i profumi preferiti di Lady Diana

Dal 1730 il brand è un’istituzione per gli amanti di bouquet raffinati, con un passato da raccontare: le fragranze create nella storica bottega londinese all’89 di Jermyn Street hanno conquistato Winston Churchill, Marilyn Monroe e… David Bowie. Dietro l’imperturbabile aplomb inglese vibra infatti una tensione rock: Bodenham, perfume director della Maison, suona il basso elettrico, frequenta artisti («Conosce i Muse? Sono amico di Chris, il bassista, i nostri figli andavano nella stessa scuola», mi chiede). E sforna aneddoti da brividi («sono stato per un giorno nello studio di David Gilmour dei Pink Floyd a Hove, c’era anche il basso di Roger Waters con le bruciature di sigaretta»). Con lui c’è Nicola Pozzani, il Naso italiano che crea jus su misura per il marchio: ha firmato anche una special edition per la regina Elisabetta II. Occhialini tondi e ricci che vanno d’accordo con il vento, ha l’eleganza leggera di un ballerino classico e un’energia travolgente. Questa intervista a due lo dimostra.

Profumi Floris London: intervista al naso e al perfume director

Con una tradizione così, come si trova lo spazio per qualcosa di nuovo?
E.B. Siamo a due passi da Piccadilly, ma è come se il quartiere fosse un’isola: St. James’s Square ha un’incredibile varietà di fiori, alberi di fico, mimosa. Ci sono mille ispirazioni. La mia famiglia è stata lì per più di 300 anni, c’è una magia che entra nel presente. La nostra è quasi una profumeria alla Harry Potter (sorride, ndr ). Testiamo materie prime di continuo.

N.P. Una volta in inverno è saltata l’elettricità. In un silenzio irreale, abbiamo annusato le concentrazioni a lume di candela. Il capo del marketing diceva: “È un sogno lavorare qui, queste storie sono tutte vere, non devo inventare niente”.

profumi floris london

Queen Elisabetta II – Foto Getty Images

Qualche aneddoto inedito sui vostri clienti star?
N.P. Un giorno è entrato John Galliano. Era felice di visitare la profumeria: saltava, andava in giro per la stanza dicendo “J’adore!”. Ha chiesto Malmaison, la fragranza preferita da Oscar Wilde, l’ho preparata a mano per lui.

Com’è andata con David Bowie?
E.B. Nel negozio c’era mio zio Patrick, musicista pure lui. Bowie è comparso inaspettatamente, lo zio è rimasto senza parole. L’ha seguito e consigliato. Alla fine ha scelto Elite, grande classico british.

Come nasce il nuovo Purple Mémoire

Da che cosa nasce il nuovo Purple Mémoire?
E.B. Adoro il viola. Uso sempre un inchiostro di questo colore quando scrivo. Il profumo racconta un’immagine di Ivy Lodge, una vecchia casa di famiglia per le vacanze a Cirencester. A inizio ’900, ospitava 16 bambini, che poi hanno lavorato quasi tutti in azienda. C’è un album con le loro foto, alcune ritagliate a forma di cuore. Si vedono giardini con tanta lavanda, così siamo partiti da quell’ingrediente classico, aggiungendo una nota gourmand. Volevamo ricreare quel senso di comfort e torte appena sfornate.

Che cosa accende la scintilla creativa?
N.P. Tante passioni. Amo la letteratura e la danza, e ho un lato totalmente disco. Quando sono arrivato a Milano per studiare moda, una delle mie attività era il nightclubbing: andavo al Plastic, dove arrivavano personaggi pazzeschi come Keith Haring. Sono “inciampato” nella profumeria frequentando l’Università dell’immagine. Il mio maestro, Jean-Claude Ellena, insegnava con gli acquerelli, faceva dipingere gli odori. Un giorno mi ha detto: “Scegli la tua cosa preferita in questo momento e trasformala in fragranza”. Il mio primo profumo è nato da Sensation , la poesia di Arthur Rimbaud.

Oggi sono in tanti a lanciare jus di nicchia. Che idea vi siete fatti?
E.B. Sento di persone che creano aziende solo per far soldi e mettono sul mercato fragranze con storie ridicole. Fra l’altro, spesso funzionano. Fa riflettere.

N.P. Ma nel tempo emerge chi è genuino e chi opera per business. Non c’è mai stata nella storia di Floris London una richiesta così alta di profumi su misura, abbiamo appuntamenti sette giorni su sette.

E come vedete i perfumetoker e i giovani creator che promuovono fragranze artistiche sui social media?
E.B. Uno dei miei due figli maschi, che ha 16 anni, è ossessionato dai profumi. Questo fenomeno ha molto a che vedere con lo status: paghi tanto per una fragranza che ti renda credibile, è un modo per trovare il proprio posto nel mondo. Un fenomeno interessante, soprattutto per quella generazione.

La fragranza per i 90 anni della regina Elisabetta II

Floris ha ricevuto il Royal Warrant of Appointment, patentino che vi riconosce fornitori ufficiali di Sua Maestà. Avete conosciuto la regina Elisabetta?
E.B. Sì, l’ho incontrata una volta. Era così affettuosa, gentile. Nicola ha creato una fragranza per il suo novantesimo compleanno cercando di indovinarne i gusti, è stato un bell’esercizio creativo.

C’è un viaggio che vi ha suggerito nuovi profumi?
N.P. Per comporre Golden Amber ho immaginato Churchill nel luogo da cui provengo, il Lago di Garda, mentre guardava il paesaggio e dipingeva, sorseggiando un tè in un tardo pomeriggio estivo. Lui andava proprio lì, a Punta San Vigilio.

Bodenham, qual è il musicista che considera un riferimento?
E.B. Ne ho tanti. Scelgo John Paul Jones dei Led Zeppelin, che ho incontrato per caso in un ristorante durante una vacanza.

Arriverà un’eau de parfum ispirata a una canzone?
E.B. Sarebbe stupendo. Sceglierei Shine on you crazy diamond dei Pink Floyd, pezzo contemplativo e multisensoriale in cui ci si perde.

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