Il beato Frassati, un “modello di santità giovane”
Il corpo del beato Pier Giorgio Frassati si trova a Roma per il Giubileo dei giovani, rimanendo fino al 4 agosto nella basilica di Santa Maria sopra Minerva. Il cardinale vicario della Diocesi Baldo Reina ha presieduto ieri pomeriggio la Messa solenne, conferendo il mandato a 4.000 volontari e proponendo Frassati come modello di santità giovanile, esortando all’amore per i poveri e alla preghiera come antidoto alla solitudine. Il “giovane delle Beatitudini”, prossimo alla canonizzazione, è un esempio di vita cristiana vissuta con gioia e servizio, particolarmente attuale per i giovani di oggi.
L’uomo delle beatitudini
Una bara semplicissima, di colore chiaro, con sopra una croce in legno e una frase, “Verso l’alto”, che ha rappresentato il fulcro della vita dell’uomo delle Beatitudini. Così san Giovanni Paolo II definì il beato Pier Giorgio Frassati, il cui corpo è arrivato a Roma venerdì 25 luglio per il Giubileo dei giovani, su iniziativa della diocesi di Roma, attraverso l’Ufficio per la pastorale giovanile. Fino al 4 agosto il corpo resterà ai piedi dell’altare maggiore della basilica di Santa Maria sopra Minerva, che già custodisce i resti mortali di santa Caterina da Siena, di cui era molto devoto e che, come lui, apparteneva al Terz’Ordine Domenicano.
L’esempio per i giovani di oggi
Ieri sera, 26 luglio, il cardinale vicario della diocesi di Roma Baldo Reina ha presieduto la Messa solenne per l’arrivo delle spoglie del giovane che sarà canonizzato da Papa Leone XIV il prossimo 7 settembre, insieme a Carlo Acutis. Durante la celebrazione ha anche conferito il mandato a circa 4mila ragazzi che da lunedì presteranno servizio nelle strutture di accoglienza per i giovani in arrivo nella Capitale. Una liturgia “particolarmente ricca e bella” per la presenza di “un modello di santità giovane”, ha osservato il cardinale vicario, il quale ha riflettuto che al mondo giovanile di oggi, “ricco di potenzialità ma anche di fenomeni che preoccupano”, Frassati ha tanto da insegnare. Innanzitutto, educa una società schiava dei social alla “vera forma di socialità che è l’amore ai poveri. I social – ha proseguito il porporato – sono un campo minato dove si rischia di disperdere tante energie. Pier Giorgio ci dice che se vogliamo socializzare dobbiamo farlo con i poveri”.
Il vicario ha poi toccato il tema delle sostanze che affliggono anche Roma. Il beato “preferiva “La” sostanza, l’Eucaristia di cui si nutriva quotidianamente”, le parole di Reina, che ha infine parlato della solitudine. “Siamo tentati di pensare che siamo uniti perché iperconnessi – ha dichiarato – ma siamo soli, di una solitudine che uccide. Pier Giorgio ci insegna la potenza della preghiera per far sì che la solitudine non diventi isolamento. Ci insegna che in soli 24 anni di vita si può centrare l’obiettivo di una vita pienamente realizzata in Dio. Chiediamo la sua intercessione per vivere bene la nostra vita”, ha concluso il cardinale. La celebrazione ha visto tra i concelebranti il vescovo Michele Di Tolve e numerosi sacerdoti. Presenti anche alcuni familiari del beato. Nelle navate della basilica è stata allestita una mostra che racconta la vita e la spiritualità di Frassati attraverso fotografie d’epoca che lo ritraggono in montagna o con gli amici e che riportano alcune sue riflessioni.
Chi era Pier Giorgio Frassati
Nato il 6 aprile 1901, figlio della borghesia torinese, Pier Giorgio era appassionato di montagna, gite, amicizia e spiritualità condivisa. Fondò con alcuni coetanei la “Compagnia dei Tipi Loschi”, un gruppo che univa allegria e serietà evangelica, fede e fratellanza. Le escursioni erano momenti di testimonianza e preghiera. Faceva parte della Società San Vincenzo de’ Paoli, della Fuci e dell’Azione cattolica ma soprattutto era attivissimo nel volontariato: aiutava poveri, visitava malati, si impegnava in prima persona nelle opere caritative. Morì il 4 luglio 1925 a soli 24 anni per una poliomielite fulminante che avrebbe contratto mentre assisteva malati e indigenti.
Un testimone della cristianità
Don Alfredo Tedesco, direttore dell’Ufficio diocesano per la pastorale giovanile di Roma, ha ricordato che “la celebrazione apre il Giubileo dei giovani inteso secondo la prospettiva romana. Due i polmoni di questa celebrazione: la romanità, che si manifesta come benedizione per le comunità locali che accoglieranno i giovani pellegrini, e la felice coincidenza della presenza del corpo del beato Frassati che rimarrà per tutta la settimana”. Questo è l’anno “frassatiano”, il centenario della morte del beato avvenuta proprio durante l’Anno Santo del 1925. Don Alfredo ha evidenziato che nelle sue lettere per l’Anno Santo, Pier Giorgio scriveva che è importante “vivere, e non vivacchiare”. “Ce lo ricorda ancora oggi – ha continuato – . La sua figura, apparentemente lontana nel tempo, è in realtà profondamente attuale per i giovani di tutto il mondo. Un giovane testimone della cristianità vissuta con lo spirito della gioia festosa. Ricorda a tutti noi il desiderio autentico di felicità. Il suo è un modello che trascende le categorie tradizionali, è una speranza concreta per tutti”.
Un fratello tornato a casa
I frati domenicani, ha spiegato padre Fabrizio Cambi, priore del convento di Santa Maria Sopra Minerva, percepiscono la presenza del corpo del beato in basica come “un fratello tornato a casa. Per questa settimana l’ordine ha un programma di eventi, ma ciò che conta davvero è la sensazione di accogliere in casa uno di famiglia». Nella giornata odierna, la prima di Frassati a Roma, “da parte dei fedeli c’è una risposta in crescendo. Santa Maria sopra Minerva è da sempre luogo di pellegrinaggi, soprattutto per la devozione a Santa Caterina da Siena ma stamattina abbiamo notato un aumento di presenze. È una gioia apostolica. Per il Giubileo arriveranno tanti religiosi e laici della famiglia domenicana che si ritrova unita alla luce del futuro santo, un laico domenicano”.
(fonte: RomaSette)
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