Il robot che pensa con i piedi: ispirato ai molluschi, muove senza cervello
Un robot rivoluzionario sviluppato da MIT e Harvard funziona senza cervello centrale: prende decisioni con i suoi arti, ispirandosi all’intelligenza distribuita dei molluschi.
Boston, maggio 2025 – Corre, salta, nuota. Ma la vera novità è che non ha un cervello. Il nuovo robot sviluppato da un team di bioingegneri del MIT e dell’Università di Harvard sfida i modelli tradizionali dell’intelligenza artificiale: non ragiona con un processore centrale, ma distribuisce il pensiero direttamente nei suoi arti. In altre parole: pensa con i piedi.
Ispirato al comportamento dei molluschi – come polpi e seppie – che gestiscono parte del loro movimento senza il bisogno di un’elaborazione centrale, il robot è progettato con un’architettura neurale decentralizzata, che consente a ogni gamba o appendice di prendere decisioni in tempo reale in base all’ambiente.
Il risultato? Un automa estremamente adattabile, capace di muoversi su terreni irregolari, reagire istantaneamente agli ostacoli e persino modificare il proprio comportamento motorio se danneggiato.
«Stiamo assistendo a una nuova frontiera dell’intelligenza robotica», spiega la professoressa Lina Duarte, coautrice dello studio pubblicato su Science Robotics. «Questo robot non esegue semplicemente comandi: improvvisa, come farebbe un essere vivente privo di cervello ma ricco di istinto e memoria distribuita».
Il design del robot è morbido, modulare, e completamente autonomo. È alimentato da una combinazione di sensori tattili, muscoli artificiali e circuiti neurali impressi direttamente nella struttura. Ogni parte “sente” e “decide” in base a stimoli locali, senza attendere istruzioni da un centro di comando.
Nel video di presentazione – già virale online – si vede il robot saltare da una roccia all’altra, immergersi in acqua, adattarsi alla sabbia e rialzarsi da solo dopo una caduta, comportamenti che finora richiedevano software molto complessi e centralizzati.
Gli esperti vedono enormi potenzialità per questo tipo di tecnologia, soprattutto in ambienti estremi: soccorsi in zone terremotate, esplorazioni sottomarine, missioni spaziali. Dove serve intelligenza, ma non per forza un cervello.
«Abbiamo sempre pensato che il controllo dovesse stare al centro», conclude Duarte. «Ma la natura ci insegna che anche la periferia può guidare. A volte, il pensiero parte dai piedi».
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