In Italia la produzione di rifiuti speciali cresce tre volte più veloce del Pil

Lug 21, 2025 - 17:00
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In Italia la produzione di rifiuti speciali cresce tre volte più veloce del Pil

Il nuovo rapporto Ispra 2025 (con dati 2023) sui rifiuti speciali ci dice prima di tutto che il Paese è ormai definitivamente fuori da dinamiche pandemiche.  Ovvero, la produzione di rifiuti speciali torna a crescere nel 2023 dell’1,9%, mentre Pil e consumi crescono rispettivamente dello 0,7% e dello 0,5% rispetto al 2022. La riduzione registrata nel 2022 non era un inizio di decoupling, ma semplicemente un effetto ritardato della pandemia.

andamento pil rifiuti speciali

Più o meno siamo infatti tornati al valore, del 2021, con 164,5 milioni di tonnellate – 3 milioni in più del 2022 – ascrivibili a tutti i settori, soprattutto ai rifiuti da costruzione e demolizione che passano da 79,2 a 81,4 milioni di tonnellate (51% del totale), dato che peraltro continua ad essere “stimato”, ma anche ai rifiuti pericolosi (da 10,0 a 10,2 milioni di tonnellate). Sembra che l’insieme delle attività economiche abbia registrato un aumento, anche se i rifiuti delle attività manifatturiere si riducono, mentre aumentano ancora i “rifiuti di rifiuti” che passando da 42 milioni di tonnellate a 44,2. Il dato dei rifiuti “industriali” sembra invece coerente con la perdurante situazione di contrazione e stagnazione della produzione manifatturiera in Italia negli ultimi 2 anni. Correttamente, Ispra ricorda inoltre che i dati della contabilità dei “rifiuti” (Mud e dati stimati) non considerano i flussi di sottoprodotti ed i flussi End of Waste, che non sono contabilizzati.

Impietosamente, il Rapporto ci fa capire che siamo molto distanti dagli obiettivi di prevenzione e riduzione previsti al 2020: nel 2023 l’intensità della produzione di rifiuti sul Pil produce un dato di 80 tonnellate di rifiuti per ogni milione di euro di Pil nazionale (era 79,4 nel 2022, ma era 84,8 nel 2021). La stessa dinamica è riscontrabile per i soli rifiuti pericolosi. Leggermente in riduzione l’intensità della produzione di rifiuti da C&D rispetto al valore della produzione del settore (812 tonnellate per milione di euro nel 2023, contro 845 del 2022 e addirittura contro i 982 del 2020).

prevenzione rifiuti speciali

Come è noto da sempre, Ispra riporta accanto ai dati di “rifiuti prodotti” a livello nazionale anche quello dei “rifiuti gestiti”, pari nel 2023 a 178,9 milioni di tonnellate, con un aumento dell’1,3% rispetto al 2022, più 2,3 milioni di tonnellate. Che fine fanno?

L’Italia si conferma terra di “recupero” di rifiuti speciali, con una percentuale pari all’84,5% di materiali avviati a recupero (impianti autorizzati in R) e il 15,5% avviato a smaltimento (impianti autorizzati in D).  Il solo recupero di materia vale il 73,1 % del totale dei rifiuti gestiti (130,7 milioni di tonnellate), con un aumento di 3,2 milioni di tonnellate (+2,5%).  L’avvio a recupero energetico vale 3 milioni di tonnellate (1,9 a coincenerimento e 1,1 a incenerimento) per un totale dell’1,6%. Un dato stabile rispetto al 2022. A discarica finiscono 7,9 milioni di tonnellate (4,4%), valore in riduzione rispetto al 2022 per circa 1 milione di tonnellate. Le “altre operazioni di smaltimento” valgono 17,7 milioni di tonnellate (9,9%), mentre gli stoccaggi (deposito preliminare e messa in riserva) valgono 19,7 milioni di tonnellate (11% del totale). Una forma di gestione in leggero aumento (+1,5%).

gestione rifiuti speciali ispra

In aumento l’export di rifiuti che passa da 4,8 milioni di tonnellate a 5,5, con un aumento che riguarda sia i rifiuti non pericolosi che i rifiuti pericolosi. Un flusso composto in buona parte da “rifiuti da rifiuti”, che compongono il 75% dei rifiuti non pericolosi esportati. Un terzo di questi rifiuti viene destinato a recupero energetico all’estero, circa 1,2 milioni di tonnellate, cui aggiungere circa 300.000 tonnellate di rifiuti pericolosi ad incenerimento, per un totale di 1,5 milioni di tonnellate, valore che approssima il deficit impiantistico di incenerimento di rifiuti speciali in Italia. Consistente anche l’export di rifiuti speciali non pericolosi destinati al recupero di materia, pari a circa 2,3 milioni di tonnellate. Esportiamo pochissimo a discarica come rifiuti non pericolosi, ma continuiamo ad esportare a discarica rifiuti pericolosi, circa 500.000 tonnellate, e anche questo valore approssima il deficit di discarica per pericolosi presente ancora in Italia.  Le importazioni invece sono in riduzione, e ammontano a 6,8 milioni di tonnellate, quasi tutti materiali metallici.

export rifiuti speciali

In sintesi, i rifiuti speciali totali tornano ad aumentare, nonostante la stagnazione della produzione industriale e dei rifiuti da attività manifatturiera conseguente. Continuiamo ad essere Paese di intermediazione, con il flusso di “rifiuti da rifiuti” che continua ad aumentare. Migliora ancora il tasso di riciclo, si riduce ancora la discarica, stabile il recupero energetico, ma aumenta l’export. Sulla base dei dati delle esportazioni ci mancano in Italia impianti di recupero energetico per 1,5 milioni di tonnellate e discariche per rifiuti pericolosi per 500.000 tonnellate: il nostro deficit impiantistico. Importiamo dunque materiali per attività di riciclo ed esportiamo rifiuti da rifiuti ad incenerimento e discarica.

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