Incendio Vesuvio, ancora 80 vigili del fuoco al lavoro

Proseguono da più di 48 ore le operazioni di spegnimento dell’incendio che sta interessando il Parco nazionale del Vesuvio. Imponente il dispositivo di soccorso del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, in questo momento sono 80 gli uomini e le donne impegnate, con rinforzi giunti da Emilia Romagna, Toscana e Marche e dai comandi di Salerno e Caserta. Dalle prime luci dell’alba stanno operando anche 4 velivoli Canadair CL-415 dei vigili del fuoco. Questa notte le squadre a terra hanno operato per contrastare le fiamme sul versante Sud del Vesuvio, nei territori di Terzigno, Boscotrecase e Trecase.
Coldiretti: “Nel 2025 +60% ettari bruciati”
Nel 2025 sono aumentati del 60% gli ettari di terreni bruciati con il caldo che alimenta il rischio di incendi e facilita le azioni criminali dei piromani. È quanto emerge da una analisi di Coldiretti su dati Effis, il sistema europeo che monitora i roghi di grandi dimensioni, diffusa con l’emergenza fuoco che minaccia vasta aree del Sud a partire dalla Campania, dove è drammatica la situazione nel Parco del Vesuvio. “L’incendio rischia, infatti, di cancellare un patrimonio inestimabile di biodiversità, a partire da alcune produzioni pregiate tipiche dell´area come la Lacryma Cristi Dop, per il quale stava per partire la raccolta dell´uva, l’albicocca vesuviana e il Pomodorino del Piennolo Dop”, fa sapere Coldiretti. “Non mancano danni anche alle attività di agriturismo ed ai relativi percorsi di degustazione. Ma a preoccupare sono i possibili effetti legati all’inquinamento del fumo e della cenere”.
Secondo l’analisi dell’associazione che riunisce i coltivatori diretti, dall’inizio dell’anno ad oggi sono quasi 57mila gli ettari di terreni e boschi andati a fuoco, monitorati da Effis, quasi 2/3 in più rispetto alla media degli ultimi vent’anni. Un fenomeno – rileva Coldiretti – favorito dalle alte temperature dal vento, oltre che dalle difficoltà di gestione del patrimonio boschivo nazionale. Solo due foreste su tre in Italia sono curate con una gestione attiva con interventi colturali, mentre il resto è trascurato e quindi più vulnerabile, soprattutto agli incendi che ogni anno distruggono centinaia di ettari, con danni ambientali ed economici enormi.
Coldiretti stima che per ricostituire i boschi ridotti in cenere dal fuoco ci vorranno fino a 15 anni con danni all’ambiente, all’economia, al lavoro e al turismo. Gli incendi bloccano le attività tradizionali e danneggiano turismo e biodiversità, privando il Paese di fondamentali aree verdi. Oltre agli effetti del clima estremo, pesa anche la mano dell’uomo: circa il 60% dei roghi è doloso. Per questo – conclude Coldiretti – è necessario mantenere le condizioni per un costante presidio da parte delle imprese agricole come sentinelle attive del territorio, soprattutto nelle aree interne, con un ruolo chiave anche nella prevenzione del dissesto idrogeologico.
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