Inflazione UK sopra le attese: pesa l’energia

Nel mese di aprile 2025, l’inflazione nel Regno Unito ha subito un’accelerazione inattesa, salendo al 3,3% rispetto al 3,2% registrato a marzo. Un aumento lieve in apparenza, ma significativo perché superiore alle previsioni degli economisti, che attendevano un rallentamento o al massimo una stabilizzazione dei prezzi.
Secondo l’Office for National Statistics (ONS), il dato è stato spinto principalmente dall’aumento delle bollette energetiche, dopo l’adeguamento al rialzo del price cap da parte dell’Ofgem, l’ente di regolazione del settore. Il dato non solo frena le speranze di una discesa rapida dell’inflazione verso l’obiettivo del 2%, ma rimette in discussione il calendario della Bank of England per eventuali tagli ai tassi d’interesse.
Energia e trasporti trainano la nuova ondata di rincari
Il rialzo dell’inflazione britannica ad aprile 2025 è stato determinato soprattutto dal settore dell’energia domestica, che ha registrato un incremento medio di £94 annui per famiglia. A causarlo è stato l’aumento del price cap energetico, ovvero il tetto massimo ai prezzi delle forniture di gas ed elettricità, fissato da Ofgem in risposta all’aumento dei costi internazionali e alla volatilità dei mercati.
Il nuovo price cap, entrato in vigore all’inizio di aprile, ha influito in modo diretto sui bilanci delle famiglie e ha fatto salire l’indice generale dei prezzi. Anche il settore dei trasporti ha contribuito in modo significativo, con rincari legati al carburante e all’aumento dei costi dei biglietti ferroviari.
Secondo l’ONS, nonostante un calo dell’inflazione “core”, cioè quella che esclude energia e alimentari, dal 4,2% al 3,9%, l’impatto sui consumatori è stato forte, perché i beni di prima necessità restano tra i più colpiti.
I rincari non si sono limitati all’energia. Sebbene i prezzi degli alimentari abbiano rallentato rispetto ai picchi dello scorso anno, il livello rimane elevato e lontano dai valori pre-crisi.
Per consultare i dati ufficiali aggiornati, è possibile accedere alla sezione dedicata dell’Office for National Statistics.
Cosa significa per la politica monetaria della Bank of England
Uno degli effetti più immediati di questo dato inatteso è stato il cambio di aspettative sui tassi d’interesse. Fino a poche settimane fa, molti analisti ritenevano possibile un primo taglio del tasso base già entro l’estate 2025, dopo più di un anno di politiche restrittive.
Ora, il rischio è che la Bank of England decida di posticipare qualsiasi allentamento, per evitare di alimentare nuove pressioni inflazionistiche. L’istituto centrale, che ha mantenuto i tassi stabili al 5,25% dallo scorso autunno, dovrà decidere se continuare a dare priorità alla stabilità dei prezzi o iniziare a sostenere la crescita.
Secondo gli economisti di Pantheon Macroeconomics, l’aumento di aprile potrebbe essere “transitorio”, ma è sufficiente a compromettere il calendario dei tagli. Anche Capital Economics ha rivisto le proprie stime, ipotizzando un ritorno all’obiettivo del 2% solo nel 2026.
La prossima riunione della Bank of England è attesa per giugno, e sarà probabilmente dominata dalla valutazione di questi nuovi dati.
Per le previsioni aggiornate e le comunicazioni ufficiali, si consiglia di consultare la pagina della Bank of England.
Impatto sulle famiglie e prospettive per i prossimi mesi
Sul piano pratico, l’aumento dell’inflazione colpisce direttamente i bilanci familiari, in particolare per le fasce a reddito medio-basso, già provate dall’inflazione degli ultimi due anni. Il ritorno delle bollette elevate riporta in primo piano il problema della povertà energetica, che aveva interessato milioni di famiglie britanniche nel biennio 2022–2023.
Nonostante gli aiuti pubblici e il rafforzamento dei sussidi, l’aumento dei costi di base rende difficile la gestione della spesa quotidiana. La situazione è particolarmente grave in Inghilterra settentrionale, Galles e Scozia rurale, dove le abitazioni poco efficienti amplificano l’impatto dei rincari.
Un altro elemento critico è rappresentato dal settore immobiliare. I tassi d’interesse elevati, mantenuti per combattere l’inflazione, continuano a frenare l’accesso al credito ipotecario e quindi l’acquisto di immobili da parte dei giovani.
Nel frattempo, anche il mercato degli affitti resta sotto pressione: l’aumento dei costi energetici si riflette spesso nelle spese condominiali e nei canoni richiesti dai locatori.
Secondo gli ultimi sondaggi, la fiducia dei consumatori rimane molto bassa, e l’aspettativa di nuovi aumenti nei mesi estivi è già presente tra le famiglie.
Per approfondire le tendenze sui prezzi dell’energia e sulle misure di tutela per i consumatori, è possibile consultare la guida ufficiale di Ofgem.
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