La bellezza maschile ha un nemico: la barba. La scienza non ha dubbi

Chiunque abbia mai baciato un uomo con la barba lo sa: c’è qualcosa di affascinante e insieme un po’ ostile in quei peli sparsi su guance e mento.
A volte danno carattere, altre volte sembrano una corazza. C’è chi se la coccola come fosse un animale domestico e chi ci vede una maschera da dietro cui nascondersi. Ma ora, a mettere un’ombra (leggera ma reale) sulla barba ci si mettono anche i laboratori, quelli con le piastre Petri e i microscopi, e i risultati fanno storcere il naso anche ai più folti barbamuniti.
Pare infatti che sotto quei riccioli si annidi una popolazione di batteri niente male, e non stiamo parlando solo di quelli già noti. Alcuni studi hanno rilevato presenze simili a quelle riscontrabili in zone decisamente meno poetiche del corpo umano. Il paragone col sedile del water non è uscito da una barzelletta da pub, ma da una rilevazione fatta in ambiente medico. E a quel punto la domanda si insinua, inevitabile: la barba è davvero un vezzo virile o un potenziale campo minato microbiologico?
Cosa dicono davvero gli studi sulla barba e i batteri
Il rapporto tra uomini e barba è qualcosa di profondamente personale. È legato al tempo, alla pazienza, al modo in cui ci si vede allo specchio. Alcuni ci mettono anni a capire come gestirla, altri la tengono solo d’inverno, come un maglione che a un certo punto si ripone nell’armadio. Ma mai come oggi, in un’epoca ossessionata dall’igiene e dai dettagli invisibili, la barba torna a far discutere. E non per una questione di stile, ma di microbi.
La notizia che in alcuni campioni prelevati da barbe maschili siano stati trovati batteri simili a quelli presenti nelle feci ha avuto un effetto immediato. Prima il silenzio, poi le smorfie e infine la corsa a capire quanto sia vero e quanto sia esagerato. La verità è che lo studio non è stato condotto su larga scala e non ha la pretesa di dire l’ultima parola, ma si inserisce in una lunga serie di ricerche che mettono in discussione la “purezza” di certi simboli di bellezza.
Che la barba possa ospitare batteri non è una novità. Il viso è esposto tutto il giorno, le mani lo toccano in continuazione e i peli, a differenza della pelle, trattengono. Questo vale per la polvere, per i residui di cibo, ma anche per quei minuscoli microrganismi con cui conviviamo tutti, anche senza saperlo. Il punto è che quando la barba diventa lunga e poco curata, può davvero trasformarsi in un habitat favorevole. E da lì alla proliferazione il passo è breve.
Ciò che sorprende non è tanto la presenza dei batteri, quanto la leggerezza con cui spesso si pensa alla barba come a qualcosa di decorativo, neutro, senza implicazioni reali. Invece richiede cura, costanza, consapevolezza. E no, non basta una spazzolata ogni tanto. Lavarla regolarmente, soprattutto se si vive in città o si lavora in ambienti affollati, dovrebbe essere una norma tanto quanto lavarsi i denti.
L’idea che la barba sia “naturale” porta molti uomini a considerarla immune da manutenzione, come se fosse un’estensione del volto su cui non intervenire. In realtà, proprio perché è naturale, segue le stesse regole del corpo: se non la curi, cambia, e non sempre in meglio.
Lungi dal fare terrorismo igienico, questa riflessione apre invece uno spiraglio utile. Perché si può essere barbuti e puliti, affascinanti e attenti. Basta iniziare a pensare che fa parte del corpo, con tutte le sue esigenze.
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