La cultura può essere un’infrastruttura civica per la sicurezza

Quando parliamo di sicurezza urbana rischiamo spesso di ridurre il dibattito a una contrapposizione sterile tra chi invoca più controlli e chi teme derive securitarie. Ma la sicurezza, soprattutto in una grande città come Milano, è prima di tutto una condizione sociale, che nasce dalla qualità della vita quotidiana nei quartieri, dalla presenza di legami, di luoghi vissuti, di opportunità reali per crescere e stare insieme.
In questo senso condivido profondamente le riflessioni di Pier Vito Antoniazzi e Donatella Capirchio: senza un vero decentramento e senza una valorizzazione dell’iniziativa territoriale, la domanda di sicurezza dei cittadini resta inevasa. I Municipi non possono essere solo terminali di segnalazioni o sportelli di reclamo, ma devono diventare spazi di costruzione di politiche pubbliche, capaci di intercettare bisogni e trasformarli in risposte concrete.
Come assessora alla Cultura del Municipio 1, credo che la cultura abbia un ruolo strategico in questo percorso. Non come evento occasionale, ma come infrastruttura civica: uno strumento potente di aggregazione, di coesione sociale, di cura dei luoghi e di rigenerazione urbana. Dove ci sono attività culturali accessibili, spazi aperti, biblioteche vive, centri civici frequentati, laboratori, teatri di quartiere, c’è più relazione, meno isolamento, maggiore senso di appartenenza. E questo è già sicurezza.
La cultura presidia il territorio perché lo rende abitato, riconoscibile, condiviso. Trasforma spazi anonimi o degradati in luoghi di incontro. Offre ai giovani alternative concrete alla solitudine o alla strada. Rafforza quel capitale sociale senza il quale nessuna politica di sicurezza può funzionare davvero.
Per questo serve un investimento più deciso e strutturale. Le scuole possono diventare veri presìdi civici anche oltre l’orario scolastico. Oggi molti ragazzi, soprattutto nei contesti più fragili, dalle 14 in poi si ritrovano soli, proprio nell’età dell’adolescenza, quando servono adulti di riferimento, contesti protetti e occasioni di crescita attraverso conoscenza, cultura, sport ed espressione di sé.
Milano ha già avviato il progetto “Scuole Aperte” e servizi di pre-scuola e doposcuola, con un investimento significativo soprattutto nella primaria e nella secondaria di primo grado. Resta però scoperta, in modo strutturale, la fascia delle scuole superiori: proprio quella in cui il tempo pomeridiano diventa decisivo. Anche perché la competenza sugli edifici non è del Comune ma della Città Metropolitana, diventa fondamentale rafforzare il dialogo istituzionale e costruire una regia condivisa. Ciò che oggi manca è una strategia organica che renda queste aperture presìdi quotidiani di comunità e di sicurezza sociale su tutto il territorio, superando una logica di progetti sporadici e disomogenei e garantendo un’offerta sistemica, con orari prolungati dopo le 14 per tutte le età, un monitoraggio professionale e un collegamento stabile con i servizi sociali.
Infine, credo sia necessario interrogarsi anche sulla narrazione che accompagna il tema della sicurezza. Una comunicazione costantemente allarmata, che enfatizza solo il negativo, produce paura, sfiducia e sconforto. Colpisce in particolare i più giovani, che finiscono per percepire la città come un luogo ostile, limitando la propria autonomia ben oltre ciò che sarebbe sano per la loro età e il loro percorso di crescita.
Senza negare i problemi – che vanno affrontati con lucidità e responsabilità – dobbiamo imparare anche a raccontare ciò che funziona, a valorizzare le tante esperienze positive, il lavoro quotidiano delle associazioni, dei volontari, delle istituzioni di prossimità. La critica fine a sé stessa, che non riconosce nulla di buono, genera solo disimpegno e cinismo. È una deriva triste, soprattutto per una città come Milano, che ha sempre fatto della partecipazione e dell’energia civica una delle sue più grandi risorse.
Questa è la risposta di Alessia del Corona, vicepresidente e assessora alla Cultura del Municipio 1 di Milano, agli articoli di Pier Vito Antoniazzi e Donatella Capirchio.
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