La Francia, nostalgica delle cariche napoleoniche, si prepara alla guerra

Un moto di incredulità segue l’esortazione del Capo di Stato Maggiore della Difesa francese quando afferma che la Francia (e i genitori francesi) devono essere «pronti a perdere i suoi figli». Una frase del genere, che definire shoccante sembra decisamente riduttivo, detta dalla più alta autorità della Difesa francese, ha in tutta evidenza scatenato una polemica accesa che spesso scivola anche nell’incomprensione di una simile affermazione, facendo ripiombare l’intera Europa nel secolo tremendo che fu il ventesimo, dopo il regicidio di Sarajevo.
Vorremmo non poter trovare analogie nella politica francese: tuttavia, non possiamo ignorare che il discorso tenuto dal generale Fabien Mandon si rivela perfettamente in sintonia con il «riarmo morale» dei francesi, sostenuto non molto tempo fa dal Presidente francese, Emmanuel Macron.
Avevamo, infatti, già sentito Macron (nel marzo scorso) avvertirci di una «minaccia esistenziale» legata alla «strategia aggressiva di Vladimir Putin» in Europa.
Rileva, tra l’altro, evidenziare che a sostegno della tesi macroniana per il «riarmo morale della Nazione», rafforzata anche dalla posizione assunta dalla “National Strategic Review” nel luglio di quest’anno con un documento strategico che guiderà le politiche di difesa e sicurezza nazionale francese per gli anni a venire; in questo magma guerresco le dichiarazioni pubbliche esternate dal Capo di Stato Maggiore della Difesa diventano la sostanziale conseguenza del discorso di Macron.
Fabien Mandon, ricordiamo, ha assunto da poco l’incarico di Capo di Stato Maggiore (dal 1° settembre scorso) e ha già rilasciato altre simili dichiarazioni che si sono concluse o, almeno, così è sembrato, esortando la popolazione civile a prepararsi a un «conflitto ad alta intensità! contro la Russia.
Secondo il generale Mandon, infatti, esistono seri rischi aventi un «orizzonte temporale di tre o quattro anni» e questa affermazione che mette i brividi è stata fatta durante la sua audizione di fronte ai parlamentari francesi lo scorso ottobre; infine, è ritornato anche mercoledì scorso sull’argomento, invitando i sindaci, riuniti per la loro riunione annuale, a «discuterne nei loro comuni»: «Quello che ci manca, ed è qui che avete un ruolo importante da svolgere, è la forza di carattere per proteggere chi siamo», ha esortato ancora i sindaci, fino ad affermare che: «Se il nostro paese vacilla perché non è pronto ad accettare che possa perdere i suoi figli o che questi possano soffrire economicamente, perché la produzione di difesa sarà prioritaria, allora siamo in pericolo».
Le posizioni inequivocabilmente guerrafondaie di Mandon, ex pilota da caccia, che ha partecipato a missioni di combattimento in Ciad e nella Repubblica Democratica del Congo, hanno giustamente ed immediatamente provocato dure reazioni, con i partiti di opposizione che hanno palesemente parlato di esagerazioni riguardo a eventuali rischi per il paese.
Epidermicamente, avvertiamo quanto sia shoccante quell’immagine evocativa, che parla della perdita dei figli e che i francesi, maggioranza ed opposizione, respingono all’unisono con fermezza; inoltre, assai irrituale appare il comportamento del capo dei militari francesi che si rivolge direttamente ai sindaci ed assume, in tal modo, un ruolo politico che francamente esula dalla sfera di attribuzioni delle Forze Armate di qualsiasi Paese autenticamente democratico.
Singolare, inoltre, appare il comportamento del Presidente francese - si trova ancora a Mauritius come parte di un tour in Africa -, che non ha reagito, mentre il governo francese si è affrettato a schierarsi col generale Mandon.
La ministra delle Forze Armate Catherine Votren, per rincarare la dose, ha confermato che il governo ha il «il diritto assoluto di parlare delle minacce che continuano ad aumentare», con l'obiettivo di «rafforzare lo spirito di difesa, la forza morale collettiva senza la quale nessuna nazione potrebbe resistere alle avversità».
Insomma, la Francia, quella almeno del governo, sembrerebbe intenzionata a scatenare un conflitto; tuttavia, rimane da capire da chi sarà combattuta la guerra, che già si profila come nembo di tempesta sull’orizzonte dei francesi che, invero, sono presi da ben altre preoccupazioni e lasciano a Emmanuel Macron e ai suoi generali di prepararsi a combattere una guerra che la gente, quella vera, quella che deve alzarsi presto la mattina per andare a lavorare e deve far quadrare bene i conti per tirare fino a fine mese e mettere insieme il pranzo con la cena, non vuole sentire parlare.
Di masse da mandare al fronte per essere scannati bastano quelle ucraine e russe: i cittadini europei e tra essi le famiglie dei giovani non sono disposte ad assecondare i disegni di guerra che, sciaguratamente, irresponsabili e tristi figuri delineano sempre più frequentemente, magari trascurando che stavolta potrebbero essere i loro figli e nipoti ad essere tra i corpi maciullati e il fetore della carne bruciata potrebbe entrare nelle loro belle accoglienti dimore.
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