Le sabbie mobili di Ursula von der Leyen
di Pietro Imberti * –
Se osserviamo i contenuti di una politica disastrosa della Ue di Ursula von der Leyen non esiste un segno che possa considerarsi positivo. Sembra di assistere ad un’azione assimilabile a quella di un elefante che opera in un negozio di cristalleria.
La sensazione che appare sempre più chiara è che la Ue sia un luogo dove l’habitat europeo sia comparabile alle sabbie mobili, dove la burocrazia opera con tante circolari, ma senza “una bussola“ di riferimento: liturgie e parole senza significato servono a sprofondare sempre più nel ruolo di irrilevanza politica.
Irrilevanza che va dalla geopolitica al Green Deal, alle delocalizzazione industriale, all’immigrazione selvaggia, alla gestione scandalosa e ibrida fuori controllo dei vaccini, alla totale mancanza di una politica propositiva e di una politica energetica efficace e efficiente per garantire una ripresa economica e quindi un futuro pure ad un equilibrato welfare.
Di fronte a questo orizzonte l’unica risposta che resta oggi sul tappeto della Ue è esclusivamente il rifiuto di fare un onesto consuntivo su politiche drammaticamente sempre più fallimentari di marginalizzazione sempre più marcata sui mercati internazionali, proponendo un continuismo centrato sulla pletorica burocrazia di pianificazione di stampo tristemente sovietico: limitazione di libertà individuali e controllo di strumenti di comunicazione attraverso un implementazione di una cultura di sistematica esaltazione “della paura“ come scudo a un impotente capacità di affrontare e risolvere concretamente i problemi, frutto di errori politici madornali.
Basta osservare come oggi sia in atto un’implosione enorme, che sta avvenendo proprio a partire all’interno della Germania la quale, giorno dopo giorno, si contrappone alla Ue di Ursula su tutte le questioni politiche di fondo. In Germania il cancelliere Friedich Merz ha detto a chiare lettere che se anche la Germania fosse da subito climaticamente neutrale, “non eviterebbe una sola catastrofe naturale”.
Tanti saluti alle teorie green e climatiche, a al Green Deal. Finita la grande menzogna pro finanza.
Inseguire liturgie ideologiche folli, cha hanno prodotto artatamente disastri in tanti settori dell’industria, vedi in primis l’automotive, e implementato clientele artificiose in molti campi della politica e nelle istituzioni è un gioco che deve essere interrotto.
Come? Stimolando un serio esame di realtà e accontonando cervellotiche interpretazioni insensate.
L’esempio più eclatante e scandaloso riguarda le farfalle europee.
“Conservation Europe, dal partenariato dell’European Butterfly Monitoring Scheme (Ebms) e dal progetto Embrace. L’indice tiene conto delle popolazioni di 17 specie di farfalle e viene aggiornato con dati inviati a Eurostat, l’ufficio statistico europeo, una volta all’anno dai Paesi Ue.
Capito? Le farfalle sono trasformate in crediti (certificati) da intermediare nella Borsa della City, come tutti i vari certificati prodotti dal green.
E se il green finisce, come è ormai più che possibile? Niente certificati. City di Londra a secco. Basta certificati “bianchi e verdi” e niente certificati farfalla. Fine di giochi di prestigio truccati.
Il tema dei dazi di Trump sulla Ue al 30% si inserisce in primis politicamente sulla pelle viva del governo tedesco di Friedrich Merz, denudando la povera baronessa Ursula von der Leyen con l’innesco della micidiale miccia sul Green Deal tanto venerato dalla Ue.
* Articolo in mediapartnership con Nuovo Giornale Nazionale.
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