L’EDICOLA, Il Corriere: “Referendum, al voto solo il 30%”. La Stampa: “Lontani dal quorum. Lite sui 14 milioni di voti”. Il Fatto: “Votano in pochi, quindi vincono tutti”

La notizia principale di oggi in apertura sui quotidiani è quella relativa al fallimento dei referendum su lavoro e cittadinanza per cui si è votato domenica e lunedì. Alle urne in 14 milioni e urne lontanissime. “Lontani dal quorum. Lite sui 14 milioni di voti”, titola La Stampa. “Referendum, al voto solo il 30%”, è l’apertura del Corriere della Sera. “Votano in pochi, quindi vincono tutti”, è invece la prima pagina del Fatto Quotidiano.
Ecco la rassegna stampa di oggi:
“Il referendum fallisce. Ma la sfida continua” (La Repubblica).
L’intervista alla segretaria del Partito Democratico Elly Schlein: “Dopo questo fine settimana l’alternativa è più vicina grazie alla straordinaria piazza di sabato per Gaza e per i 14 milioni che sono andati a votare nonostante premier e maggioranza invitassero a fare l’opposto. Oggi la destra esulta, faccia pure: ne riparliamo alle politiche, dove non sarà l’astensionismo a salvarli. I referendum toccavano questioni che riguardano la vita di milioni di persone ed era giusto spendersi. Lavoro e cittadinanza sono temi costitutivi per una forza progressista come il Pd. La battaglia non finisce oggi. La differenza tra noi e loro è che noi siamo contenti per i 14 milioni di elettori che hanno votato, loro per quelli che non sono andati. Hanno fatto una vera e propria campagna di boicottaggio politico e mediatico, ma hanno ben poco da festeggiare: ai referendum ha votato più gente di quella che lo fece per mandare Meloni al governo. Invece di deriderla dovrebbero riflettere”.
L’intervista al leader di Italia Viva Matteo Renzi: “Il referendum della Cgil è stato un errore politico, una scelta ideologica e il quorum era una missione impossibile, lo sapevamo tutti. L’errore politico e culturale che ha fatto la Cgil è stato quello di voler regolare i conti con il passato. Hanno fatto un referendum sul mio governo di dieci anni fa, ma il problema è il governo Meloni oggi”. Guardando alle forze di opposizione e alla possibilità di mettere in campo un’alternativa al governo di Giorgia Meloni, Renzi afferma: “C’è un doppio cerchio. Ci sono Pd, M5S e Avs, che spesso sulle posizioni chiave hanno un’idea di sinistra dura, come sul Jobs act o su Gaza. E poi ci siamo noi, i riformisti. E senza di noi non si vince”.
L’intervista al ministro degli Affari europei Tommaso Foti: “Le spallate quando vengono molto annunciate in genere finiscono per produrre una lussazione della spalla a chi le vuol dare. Anche in questo caso la regola si è confermata: come i pifferai di montagna, partirono per suonare e finirono suonati. Sono convinto poi che i toni così animosi, politicizzati, abbiano scoraggiato qualche cittadino che altrimenti sarebbe andato a votare. Penso anche all’invito al voto durante la manifestazione per Gaza: non credo che nella striscia discutano di Jobs Act. È stato poco commendevole”. Foti replica alla segretaria del Pd Elly Schlein, che rivendica i 14 milioni di votanti: “Ma tra i votanti diversi hanno detto no. E il dato secco è questo: i quesiti non hanno smosso oltre i due terzi degli italiani”.
“Referendum, al voto solo il 30%” (Il Corriere della Sera).
“Giochi pericolosi”. L’editoriale di Antonio Polito: “La ruota dell’affluenza si è fermata poco sopra il 30%,(con il voto estero anche meno) non lasciando spazio alle acrobazie aritmetiche. I referendum sono falliti. Punto. Ammesso che il paragone abbia un senso, i quesiti sul lavoro hanno ottenuto più o meno altrettanti «sì» di quanti furono i voti che aveva avuto il centrodestra alle ultime elezioni politiche; ma quello sulla cittadinanza ne ha ottenuto molti meno delle forze del «campo largo». Vuol dire che buona parte del suo elettorato ha respinto la proposta di ridurre i tempi per la cittadinanza. Il che conferma che la politica dell’immigrazione è il tallone d’Achille del centrosinistra. La spallata al governo, insomma, non c’è stata. Ma il centrodestra non può davvero cantare vittoria appropriandosi di un 70% di astenuti”.
“Lontani dal quorum. Lite sui 14 milioni di voti” (La Stampa).
“Lo spread scende fino a quota 90” (Il Sole 24 Ore).
“Referendum flop, niente quorum” (Il Messaggero).
“Quesiti senza cuore, strumento da ripensare”. L’editoriale di Guido Boffo: “Un referendum senza quorum e senza cuore non avrebbe potuto che fallire. Così è stato, e in fondo non si tratta di una notizia clamorosa: dal 1997 l’unica consultazione che ha superato la soglia del 50 per cento degli aventi diritto al voto più uno è stata quella sull’acqua pubblica. Nemmeno stavolta c’erano i presupposti per invertire la tendenza. La democrazia diretta è uno strumento da maneggiare con cura, altrimenti diventa un argomento perfetto per l’anti-politica: la prova di uno scollamento definitivo tra il palazzo e i cittadini”.
“Umiliati e contenti” (Il Giornale).
“Votano in pochi, quindi vincono tutti” (Il Fatto Quotidiano).
“L’asticelly”. L’editoriale di Marco Travaglio: “Fra i tanti errori commessi da chi ha promosso i cinque referendum miseramente falliti ieri, non c’è quello di averli promossi. Quando nacque l’idea, i cinque quesiti furono pensati come vagoni da agganciare alla locomotiva dell’Autonomia differenziata: la secessione dei ricchi che avrebbe mobilitato la maggioranza degli elettori, anche al Sud”.
“Il Pd si schianta sui referendum” (La Verità).
“Sconfitti e contenti. Che goduria” (Libero).
“Referendum, delusione a sinistra. Ma in 14 milioni avvertono Meloni” (Domani).
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