Lo sciopero che scuote gli atelier e i laboratori di alta moda in Italia

Dicembre 12, 2025 - 15:05
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Lo sciopero che scuote gli atelier e i laboratori di alta moda in Italia

Lo sciopero che scuote gli atelier e i laboratori di alta moda in Italia

Dipendenti di un importante gruppo del lusso hanno interrotto le attività con uno sciopero di alcune ore, segnalando tensioni interne, decisioni aziendali impopolari e la necessità di un dialogo più trasparente con chi ogni giorno sostiene i marchi più celebri a livello globale

La calma apparente nei laboratori e negli atelier di Scandicci è stata spezzata da un forte segnale di dissenso che ha attraversato corridoi e uffici, con i dipendenti del gruppo Kering in sciopero per quattro ore, manifestando con fermezza e dignità. Una protesta contenuta ma altamente simbolica, con centinaia di lavoratori radunati davanti agli ingressi principali, mentre a Milano si registrava una partecipazione significativa.

Motivi della mobilitazione

La scintilla della protesta è stata il mutamento improvviso delle relazioni industriali, con decisioni unilaterali e riduzione dello smart working, azioni che secondo i sindacati rappresentano una chiusura ingiustificata al confronto e un distacco crescente tra vertici e operatori del settore.

Il ruolo dei sindacati

CGIL, CISL e UIL hanno espresso preoccupazione non solo per le condizioni lavorative ma anche per il futuro occupazionale in un comparto delicato, che secondo i sindacati riflette una crisi più ampia della moda italiana.

Scelte aziendali controverse

Il malcontento dei dipendenti si lega a recenti strategie aziendali, come la cessione del ramo Beauty a L’Oréal per quattro miliardi, operazione che punta a ridurre un debito netto di quasi dieci miliardi, confermando l’intenzione del gruppo di ridisegnare la propria struttura globale.

Messaggio dei lavoratori

La protesta ha assunto il tono di una richiesta di attenzione e rispetto per chi contribuisce quotidianamente alla fama dei marchi più celebri del mondo, da Gucci a Balenciaga, da Yves Saint Laurent a Bottega Veneta. I lavoratori hanno scelto la compostezza, trasformando le piazze in luoghi di testimonianza silenziosa ma potente della centralità del capitale umano nella macchina del lusso.

Lo sciopero di Scandicci non è un episodio isolato, ma uno specchio delle tensioni nel settore e un monito per le grandi holding internazionali: la moda esiste grazie a chi la realizza, e ignorare questo equilibrio può intaccare anche i brand più iconici. Tra vetrine scintillanti e uffici storici, resta chiaro che il futuro dell’alta moda italiana dipende dal dialogo, dalla trasparenza e dalla valorizzazione quotidiana dei suoi lavoratori.

A cura della Redazione
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