Mar Ligure sotto pressione: temperature in aumento e ondate di calore marine

Dicembre 1, 2025 - 19:00
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Mar Ligure sotto pressione: temperature in aumento e ondate di calore marine

Il Mar Ligure si sta riscaldando a un ritmo sempre più rapido. È quanto emerge dallo studio pubblicato sulla rivista Journal of Marine Systems, e presentato a La Spezia in occasione del workshop dedicato al progetto “Pilota Smart Bay Santa Teresa”, promosso da ENEA, Università di Genova, Istituto di Sociologia Internazionale di Gorizia (ISIG) e altre organizzazioni attive sul territorio. Il progetto monitora di continuo lo stato di salute dell’ecosistema marino grazie a boe, droni, satelliti e osservazioni in profondità. I dati parlano chiaro: le temperature superficiali risultano superiori alle medie stagionali per periodi sempre più lunghi e intensi, un segnale ormai inequivocabile dell’impatto del cambiamento climatico nel Mediterraneo, considerato uno dei punti più vulnerabili del pianeta.

Un mare che cambia volto

Gli scienziati spiegano che non si tratta di semplici anomalie estive, ma di un fenomeno strutturale che modifica l’ambiente marino nel suo complesso. Le ondate di calore marine, cioè i periodi in cui il mare rimane stabilmente più caldo del normale, durano oggi settimane e interessano vaste aree del bacino. Questo surriscaldamento altera gli equilibri a cui la fauna e la flora sono abituate da millenni, con conseguenze che nelle profondità del mare diventano subito visibili.

"Le analisi condotte hanno rilevato chiari segnali di cambiamento climatico con le ondate di calore, che si dimostrano una minaccia per gli organismi sensibili alla temperatura e per le comunità calcificanti, fondamentali per la biodiversità”, ha spiegato la coautrice dello studio Tiziana Ciuffardi, del Laboratorio ENEA di Biodiversità ed ecosistemi presso il Dipartimento Sostenibilità.

Le acque più calde modificano le correnti, favoriscono la proliferazione di specie termofile e mettono in difficoltà organismi che non riescono ad adattarsi a una temperatura in costante crescita. È un cambiamento lento, ma inesorabile, che si traduce in un mare meno ricco e meno stabile.

Ecosistemi in sofferenza

Le conseguenze si notano soprattutto sulle comunità bentoniche, quelle che vivono sui fondali e lungo le scogliere sommerse. Gorgonie, spugne, coralli costieri e altri organismi sensibili reagiscono male allo stress termico prolungato: durante le campagne di monitoraggio sono stati osservati fenomeni di necrosi e indebolimento delle strutture vitali. La difficoltà maggiore è che, tra un’ondata di calore e la successiva, il recupero risulta sempre più lento. Il rischio è che alcuni habitat caratteristici del Mar Ligure possano avviarsi verso un declino difficilmente reversibile.

Il problema non è solo ecologico. Un mare in difficoltà ha ricadute evidenti anche su settori come pesca, turismo, qualità delle acque e servizi ecosistemici da cui dipendono molte attività economiche delle comunità costiere. In altre parole, la salute del mare è direttamente legata alla qualità della vita delle persone che vivono lungo le sue sponde.

Tecnologia e scienza per capire cosa sta accadendo

Per fotografare con precisione questo cambiamento, ENEA utilizza un insieme di strumenti altamente tecnologici. Le boe oceanografiche raccolgono in continuo dati su temperatura, salinità e correnti; i satelliti permettono di identificare le anomalie termiche su vasta scala; droni e robot subacquei osservano da vicino gli ecosistemi più delicati; i modelli matematici elaborano previsioni utili per capire come evolveranno le condizioni del mare nelle prossime settimane e nei prossimi mesi.

Il quadro che emerge è quello di un Mediterraneo sempre più caldo, che mette alla prova anche le specie più resistenti. Capire in anticipo come e dove si svilupperanno le prossime ondate di calore marine è fondamentale per pianificare eventuali interventi di mitigazione e per adottare strategie di tutela delle aree più fragili.

Un appello alla responsabilità

Gli esperti ENEA sottolineano che il Mar Ligure ha ancora capacità di adattamento, ma questa resilienza non è infinita. Per evitare che gli ecosistemi costieri subiscano danni irreversibili, servono politiche climatiche più incisive, misure di riduzione delle emissioni e interventi mirati alla protezione degli habitat più vulnerabili. La scienza e la tecnologia possono offrire strumenti utili, ma non bastano senza l’impegno delle istituzioni, delle comunità locali e dei cittadini.

Il Mediterraneo, scrivono i ricercatori, non è solo un mare che ospita biodiversità preziosa: è un patrimonio culturale, economico e identitario. Proteggerlo significa proteggere il nostro futuro.

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Redazione Redazione Eventi e News