Matrimonio “obbligato” contro l’occidente: Teheran e Mosca siglano il nuovo asse strategico
di Giuseppe Gagliano –
Non è solo un trattato bilaterale tra due potenze sanzionate. L’accordo strategico ventennale firmato tra Iran e Russia, approvato solennemente dal Parlamento iraniano, rappresenta un passaggio epocale nella ridefinizione degli equilibri geopolitici globali. Non per la sua portata militare, dal momento che non prevede una clausola di difesa reciproca, né per l’effettivo volume degli scambi economici, che restano per ora contenuti. Ma per il messaggio simbolico e operativo che viene inviato a Washington e ai suoi alleati: il blocco multipolare anti-occidentale sta prendendo forma, si consolida e rilancia.
La firma dell’accordo non è arrivata a sorpresa. È il coronamento di una progressiva convergenza strategica tra due paesi accomunati dall’isolamento internazionale, interessi convergenti nel Caucaso, in Asia Centrale e in Medio Oriente, e una medesima lettura del sistema internazionale: l’egemonia statunitense deve essere contenuta, e la Nato è percepita come strumento aggressivo di tale egemonia.
L’Iran fornisce droni e missili alla Russia, mentre Mosca offre a Teheran copertura diplomatica al Consiglio di sicurezza dell’Onu, tecnologia militare e sostegno indiretto nel contenimento israeliano. Ma il nuovo trattato mira più in alto: istituzionalizzare una cooperazione sistemica, creare un’infrastruttura di lungo periodo per resistere alla pressione economica e diplomatica dell’occidente.
Il documento prevede infatti un’intensificazione degli scambi energetici e infrastrutturali, un’integrazione delle rispettive reti finanziarie fuori dal circuito SWIFT e un coordinamento economico nei settori strategici. L’obiettivo? Creare un’economia di guerra parallela, sottratta al controllo statunitense e al ricatto sanzionatorio. È l’embrione di un sistema multipolare alternativo, che passa per le valute nazionali, i corridoi terrestri eurasiatici e un’agenda diplomatica anti-liberale.
Sul piano militare la cooperazione continuerà ad aumentare, ma senza formalizzare alleanze difensive. È una partnership flessibile, disegnata per massimizzare il ritorno strategico evitando i costi di una piena integrazione militare. Un’alleanza asimmetrica, dunque, dove la Russia porta il peso nucleare e industriale, e l’Iran offre profondità regionale, capacità di destabilizzazione e resilienza ideologica.
L’elemento più insidioso per l’occidente è la coerenza che questo trattato dà al blocco Mosca-Teheran-Pechino. Non si tratta (ancora) di un’alleanza militare formale, ma di un’intesa strategica costruita dentro e attorno all’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai. Un asse ideologico e geopolitico che sfida apertamente il modello liberal-democratico, l’universalismo dei diritti umani, e l’architettura securitaria occidentale.
Nel Golfo Persico, in Siria, in Armenia e perfino in Africa, le proiezioni d’influenza dei tre partner si rafforzano e si sovrappongono. La marginalizzazione occidentale in molti dossier globali, dall’Ucraina allo Yemen, dal Niger all’Afghanistan, è il sintomo evidente della progressiva perdita di iniziativa strategica da parte di Stati Uniti e Unione Europea.
Per l’Europa tutto questo comporta una serie di dilemmi difficili da gestire. Da un lato, la NATO vede rafforzarsi il fronte orientale, con la Finlandia che diventa nuova linea del fronte, mentre l’Est Europa si trova schiacciato tra l’instabilità ucraina e il consolidamento russo. Dall’altro, il fronte meridionale si infiamma con nuove tensioni nel Mediterraneo, in Siria, in Libano e attorno al dossier nucleare iraniano.
L’asse Mosca-Teheran è dunque un moltiplicatore di crisi. Non perché pianifichi guerre su larga scala, ma perché allunga l’ombra della deterrenza multipolare su ogni teatro di crisi, irrigidendo le posture militari e diplomatiche occidentali, e lasciando sempre meno margini all’intermediazione. È l’ennesimo chiodo sulla bara della globalizzazione unipolare.
Non siamo di fronte a una nuova Yalta, ma a una guerra fredda diffusa, intermittente e ibrida. L’accordo Iran-Russia è l’ennesimo indizio di un mondo che si organizza non più in base ai trattati multilaterali, ma a geometrie variabili, reti parallele, e alleanze perimetrali. Dove i blocchi non sono più ideologici, ma tattici. E dove l’Occidente non detta più le regole, ma cerca sempre più spesso di inseguirle.
Qual è la tua reazione?
Mi piace
0
Antipatico
0
Lo amo
0
Comico
0
Furioso
0
Triste
0
Wow
0




