Messico, i volti di una Chiesa in cammino



Da venerdì 18 luglio l’Arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini, è in viaggio missionario in Sudamerica accompagnato da don Maurizio Zago, responsabile della Pastorale missionaria diocesana.
La prima tappa è il Messico, dove monsignor Delpini ha avuto modo di riflettere sulle chiese che ha visitato in questi primi giorni.
La chiesa in costruzione
In particolare, a proposito della Cattedrale di Villahermosa in Tabasco, visitata venerdì 18 luglio dopo l’incontro con il vescovo Gerardo de Jesús Rojas López, parla di un aspetto «singolare»: «La facciata si presenta compiuta e si innalzano due torri campanarie alte e solenni. Ma dietro la facciata la Cattedrale non c’è: uno spazio ridotto e un altare “provvisorio” è tutto quanto è disponibile per adorare. L’incompiuto dell’opera è descritto come esito di una scelta piuttosto bizzarra: “Io costruisco le torri: qualsiasi sempliciotto è capace di costruire il resto della chiesa…”. Solo che il “sempliciotto” non ha più avuto risorse per continuare l’opera…».
Così continua il racconto di monsignor Delpini: «Ma i fedeli di Villahermosa non sono rassegnati all’incompiuto. Vivono piuttosto la spiritualità di essere una chiesa in costruzione: mi hanno parlato di un progetto e mostrato lo spazio in cui si prevede il cantiere dietro le torri. Ma questa “spiritualità di chiesa in costruzione” si riconosce in altri segni interessanti: c’è, infatti, in diocesi un moltiplicarsi di giovani che entrano in Seminario o negli istituti religiosi; c’è una riorganizzazione della presenza delle parrocchie sul territorio, creando nuove parrocchie per rendere sostenibile la attività pastorale che ora è faticosa per le distanze e per il numero eccessivo di cappelle che fanno riferimento alla chiesa parrocchiale». In conclusione l’Arcivescovo parla di «un cammino fiducioso».
La Iglesia florecida
A Villahermosa, domenica 20 luglio, l’Arcivescovo ha celebrato il sacramento della Cresima per una trentina tra adolescenti e adulti in una chiesa piena di fiori: «Fiori pieni di fascino e di mistero, i fiori dei tropici, fiori di prato e di campo, fiori che catturano il sole e il caldo e tutto trasformano in forme e colori – spiega -. Fiori dappertutto per esprimere devozione all’eucaristia nella cappellina dell’adorazione; fiori per rendere omaggio ai santi: la Madonna del Carmelo, la Madonna di Guadalupe, Gioachino e Anna; fiori per decorare l’essenziale della celebrazione: l’ambone, l’altare, l’assemblea del popolo di Dio».
Una «straordinaria abbondanza» che è anche «il messaggio che raccolgo da questa Chiesa e dal suo parroco, il nostro fidei donum don Enrico Lazzaroni: ciascuno di noi è come un fiore con la sua bellezza unica e la Chiesa è bella, è una Chiesa fiorita».
La Chiesa devota
Nella Cattedrale di Villahermosa si pratica l’adorazione perpetua: ogni parrocchia della diocesi organizza un gruppo di adoratori e di adoratrici e una volta al mese qui convergono le adoratrici al mattino e gli adoratori al pomeriggio, mentre la notte tocca agli adoratori della parrocchia della Cattedrale. L’adorazione è condotta da uno schema e da un responsabile.
«La devozione e l’adorazione eucaristica è la pratica diffusa anche nelle parrocchie, come quella della Madonna del Carmine, dove è parroco don Enrico – racconta l’Arcivescovo -: gruppi di fedeli sono organizzati per vivere in tempi stabiliti la loro preghiera. Raccolgo questa devozione diffusa come la testimonianza di un affidamento: non possiamo fare molto per migliorare il mondo e la situazione del Messico. Possiamo pregare. Perciò preghiamo».
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