Nuovo materiale elimina i PFAS dall’acqua in pochi secondi

La contaminazione da PFAS, le cosiddette sostanze eterne, è diventata una delle questioni ambientali più complesse degli ultimi anni. Presenti in rivestimenti antiaderenti, tessuti impermeabili e schiume antincendio, queste molecole finiscono con facilità nei corsi d’acqua e, a lungo termine, anche nei rubinetti. La loro straordinaria resistenza chimica le rende difficili da eliminare e lascia alle comunità esposte poche opzioni davvero efficaci. Per questo motivo, i sistemi di filtrazione basati su carbone attivo o biochar, spesso lenti e con capacità limitata, non sono più sufficienti a fronteggiare un inquinamento così diffuso.

Un gruppo di ricercatori ha sviluppato un materiale che punta a cambiare radicalmente il modo in cui affrontiamo i PFAS. La soluzione nasce dall’ingegnerizzazione di un nitrato-intercalato in un idrossido doppio stratificato di rame e alluminio. La sua funzione principale è catturare il perfluoroottanoico (PFOA), uno dei contaminanti più persistenti presenti nelle acque di falda e nei sedimenti. La novità non sta soltanto nella struttura chimica, ma soprattutto nella rapidità con cui il materiale agisce: pochi secondi sono sufficienti per rimuovere quantità significative di PFOA, raggiungendo una capacità di cattura pari a 1.702 milligrammi per grammo, tra le più alte riportate finora.

Il comportamento dei PFAS è ben noto alla comunità scientifica: le catene carbonio-fluoro che li compongono resistono ai processi naturali di degradazione e li rendono capaci di diffondersi e persistere per decenni. Poco sorprende, quindi, che diverse aree del mondo registrino elevate concentrazioni nelle falde, con ricadute sulla salute pubblica e sulla fiducia nei sistemi di approvvigionamento idrico. Le soluzioni attualmente adottate hanno mostrato limiti evidenti, sia in termini di tempi di trattamento sia per la produzione di rifiuti secondari difficili da smaltire.

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