Perovskiti allo stagno, la nuova strada per pannelli solari più puliti e duraturi
Negli ultimi anni i perovskiti hanno attirato l’attenzione del mondo fotovoltaico per l’elevata efficienza e i costi ridotti di produzione, ma la loro fragilità nel tempo ha sempre rappresentato un ostacolo alla diffusione commerciale. Ora una nuova ricerca condotta da HZB e Università di Potsdam rilancia il ruolo dello stagno come alternativa più sostenibile al piombo, mostrando risultati che potrebbero aprire una fase del tutto nuova per le celle solari di nuova generazione.
L’aspetto più interessante dello studio riguarda la densità di ioni presenti all’interno del materiale, un parametro che influisce direttamente sulla stabilità delle celle. La migrazione degli ioni alogenuro è infatti uno dei principali processi che degradano con il tempo i perovskiti, causando un calo progressivo dell’efficienza. Analizzando quattro composti ampiamente utilizzati, il team ha rilevato differenze significative tra materiali simili tra loro. A sorprendere maggiormente sono stati i campioni a base di stagno prodotti con un solvente alternativo, risultato con appena un decimo degli ioni mobili rispetto ai corrispettivi al piombo.
Questi materiali sono stati sintetizzati nel laboratorio Hysprint di HZB, dove i ricercatori hanno potuto confrontare due versioni di perovskiti FASnI₃: una ottenuta tramite dimetilsolfossido (DMSO) e una con una combinazione DMF-DMI. Cambiare solvente ha permesso di ridurre la tendenza dello stagno a ossidarsi, un problema ben noto negli studi precedenti. Il risultato è un materiale più ordinato a livello ionico e quindi più resistente alla degradazione.
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