Professioni legate all’acqua: tra formazione e mercato del lavoro


Come scrive l’Onu nel suo World Water Development Report, “la gestione dell’acqua non è una questione tecnica, ma una scelta di sviluppo”. Ed è una scelta che, sempre di più, dipenderà anche dalle nuove generazioni di professionisti formati oggi nelle nostre università e centri di ricerca. Ne parliamo con Marina Colaizzi, segretaria generale del distretto Idrografico delle Alpi Orientali
In un mondo sempre più colpito dagli effetti della crisi climatica, l’acqua è diventata uno dei beni più preziosi e strategici. La gestione sostenibile delle risorse idriche è ormai al centro delle agende politiche internazionali, così come delle strategie aziendali e territoriali.
Ma chi si occuperà, concretamente, di progettare, monitorare e gestire queste risorse? La risposta è nelle nuove professioni legate all’acqua, un settore in forte espansione che chiede competenze sempre più specialistiche.
Le professioni dell’acqua: non solo ingegneri
Se fino a pochi anni fa la gestione idrica era considerata campo quasi esclusivo degli ingegneri idraulici, oggi lo scenario è molto più articolato. Al mercato servono, infatti, le seguenti figure professionali:
- hydro-geologist (idrogeologi) per studiare falde e acquiferi, valutando disponibilità e qualità delle acque sotterranee
- water manager per la gestione sostenibile a livello aziendale e urbano, capaci di integrare aspetti normativi, ambientali ed economici
- tecnici del trattamento e della depurazione per il recupero e riuso delle acque reflue
- esperti in digital water, figure specializzate nell’uso di sensori, IoT e intelligenza artificiale per monitorare perdite, consumi e qualità delle acque
- hydro-economist, professionisti capaci di leggere il valore economico dell’acqua e progettare modelli tariffari sostenibili
- operatori di protezione civile e risk manager idrogeologici, figure sempre più richieste in un’Italia fragile e soggetta ad alluvioni e siccità
Anche Marina Colaizzi invita i giovani a specializzarsi in questo settore: lei come segretaria generale del distretto Idrografico delle Alpi Orientali ha ben in mente quali sono le figure che il settore ha bisogno per meglio affrontare un servizio che è di vitale importanza.
Come scrive l’Onu nel suo World Water Development Report, “la gestione dell’acqua non è una questione tecnica, ma una scelta di sviluppo“. Ed è una scelta che, sempre di più, dipenderà anche dalle nuove generazioni di professionisti formati oggi nelle nostre università e centri di ricerca.
Dove si studiano le professioni dell’acqua
Intanto, l’offerta formativa in Italia ed Europa sta crescendo. La cosa fondamentale è che gli studenti ne capiscano le potenzialità. Tra le università italiane che preparano a laurearsi troviamo:
- Politecnico di Milano e Torino con corsi di ingegneria ambientale e idraulica
- Università di Bologna e Padova con specializzazioni in geologia applicata e gestione del rischio idrogeologico
- Ca’ Foscari Venezia con percorsi dedicati alle scienze ambientali e alla sostenibilità dell’acqua
- Università di Napoli Federico II con il centro di ricerca sull’ingegneria delle acque e la depurazione
- master e corsi post-laurea: il Master in Gestione delle Risorse Idriche dell’Università di Firenze; i corsi in Water Management organizzati da associazioni di categoria e ordini professionali
Se si vuole prendere in considerazione un ateneo europeo suggeriamo di prendere in considerazione l’Università di Delft (Paesi Bassi), ma anche Cranfield (Uk) e Lisbona: sono questi, infatti, tre poli di eccellenza nel campo della water governance e delle tecnologie idriche.
Le richieste del mercato
Secondo i dati di Unioncamere e Anpal, il fabbisogno di professionisti legati al ciclo idrico è destinato a crescere nei prossimi cinque anni. Il Pnrr ha stanziato fondi importanti per ridurre le perdite idriche e ammodernare reti e impianti: serviranno tecnici e manager capaci di trasformare innovazione tecnologica in soluzioni pratiche.
Inoltre, le aziende stanno chiedendo figure trasversali, che uniscano competenze ambientali, ingegneristiche e digitali. La parola chiave è multidisciplinarità: non basta conoscere la chimica dell’acqua, occorre saper gestire dati, normativa, relazioni con enti pubblici e cittadini.
Un futuro blu per i giovani
Le professioni dell’acqua non sono soltanto una prospettiva occupazionale, ma anche un terreno su cui i giovani possono contribuire a costruire resilienza e sostenibilità.
Diventare esperti dell’acqua significa entrare in uno dei settori più strategici per la sicurezza alimentare, energetica e climatica del Pianeta.
Crediti immagine: Depositphotos
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