Raoul Bova nel mirino: ricatto, chat e gossip esplosivo

Raoul Bova nel mirino: ricatto, chat e gossip esplosivo
Chat private e minacce: ecco cosa è successo davvero
Un messaggio su WhatsApp ha aperto un intrigo dai contorni sempre più sfumati attorno a Raoul Bova, un nome che da tempo incarna il fascino sobrio e la riservatezza nel panorama italiano. La vicenda prende avvio da una relazione mai ufficializzata con Martina Ceretti, giovane modella e aspirante attrice di ventitré anni, che si intreccia con il legame di Bova con la compagna Rocío Muñoz Morales. Il materiale privato, fatto di chat e audio, sarebbe passato nelle mani del pr milanese Federico Monzino, che il cinque luglio ha inoltrato quei contenuti a Fabrizio Corona, con l’intento di trasformare l’episodio in un vero e proprio caso mediatico attraverso il suo format “Falsissimo”.
Da lì la storia ha preso una piega più cupa: l’undici luglio Bova ha iniziato a ricevere messaggi da un numero spagnolo che chiedeva un “regalo” per fermare la diffusione di quel materiale, messaggi in cui si parlava al plurale, lasciando intendere un disegno più articolato dietro la richiesta. Le parole di Bova sono chiare: “Non sono più in una relazione da tempo” e “È un reato quello che stai facendo, io non cedo a nessun ricatto”. La Procura di Roma ha aperto un fascicolo per tentata estorsione, con il sospetto che Monzino possa essere coinvolto, visto che proprio sul suo telefono sono state trovate le chat con Corona e gli audio dell’attore.
Il caso scoppiato su WhatsApp tra Bova, Corona e la modella Ceretti
Il botta e risposta tra Bova e il ricattatore rivela un gioco sottile in cui si tenta di smontare Corona e di fermare la diffusione del materiale, ma senza successo. Le indagini hanno portato alla perquisizione delle abitazioni di Ceretti, Monzino e Corona, e alla loro audizione: i tre hanno fornito versioni discordanti. Monzino nega di aver ricattato Bova, ipotizzando un coinvolgimento di altri soggetti e sostenendo che Corona abbia agito autonomamente; Ceretti parla di una condivisione in buona fede, senza fini di notorietà, e prima di cancellare il suo profilo Instagram ha accusato Corona di aver usato sostanze stupefacenti per sottrarle le chat e gli audio, affermazione smentita da Monzino. Corona invece ha dichiarato di essere stato contattato direttamente da Monzino, che gli ha proposto di diffondere quel “gossip” per far emergere Martina Ceretti, allegando le conversazioni.
Intanto alcune società hanno trasformato gli audio di Bova in meme social, ironizzando su parole ormai diventate virali, come il neologismo “spaccanti”, tra queste Ryanair e il Napoli, che hanno condiviso contenuti ironici innescando la reazione decisa dell’attore e dei suoi legali. La macchina mediatica si è mossa in modo incontrollato, senza riguardo per la privacy e per l’impatto su chi si trova al centro di una tempesta che si espande ben oltre la cronaca rosa. In questo scenario, l’affaire Bova si configura come una sfida sottile e dolorosa alla riservatezza e all’integrità, un intreccio in cui ogni parola privata rischia di diventare pubblica, e dove le verità si confondono in un gioco di specchi fatto di ambiguità, accuse e strategie mediatiche.
A cura di Katya Malagnini
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