Rebibbia, suicida in carcere il 41esimo detenuto del 2025: la strage silenziosa e le “favole” di Nordio sul sovraffollamento

Lug 20, 2025 - 15:00
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Rebibbia, suicida in carcere il 41esimo detenuto del 2025: la strage silenziosa e le “favole” di Nordio sul sovraffollamento

Il suicidio numero 41 dall’inizio del 2025 nelle carceri italiane. La contabilità della vergogna continua ad aumentare con l’ennesima vittima del sistema penitenziario italiano: l’ultimo decesso è avvenuto nella casa circondariale di Roma Rebibbia.

A denunciarlo è Gennarino De Fazio, segretario generale della Uilpa Polizia Penitenziaria. Il detenuto era un 54enne romano che lavorava presso la cucina del carcere fino a qualche mese fa: questa mattina è stato rinvenuto senza vita, impiccato, nella sua cella al primo piano del reparto G-12.

“Un sistema detentivo, quello italiano, che infligge la pena di morte di fatto e che colpisce indiscriminatamente ristretti e operatori. I primi indipendentemente dal reato eventualmente commesso, i secondi per la sola ‘colpa’ di essere al servizio dello Stato”, l’accusa del sindacalista.

L’ennesimo suicidio in carcere smentisce anche la “favola” del ministro della Giustizia Carlo Nordio che, in una intervista al Corriere della Sera, aveva incredibilmente rimarcato che il sovraffollamento non è una delle cause dei suicidi in carcere ma, anzi, “paradossalmente è una forma di controllo, alcuni tentativi di suicidio sono stati sventati dai compagni di cella”.

Rebibbia, come tante altre carceri italiane, sta infatti scoppiando: nella casa circondariale di Roma “sono stipati 1.565 detenuti a fronte di una capienza per 1.068 con un sovraffollamento di oltre il 143%”, riferisce infatti De Fazio.

Inoltre, aggiunge il segretario generale della Uilpa Polizia Penitenziaria, l’evidente sovraffollamento di Rebibbia “è gestito da soli 650 agenti di polizia penitenziaria, spesso solo sulla carta, a fronte di un fabbisogno di almeno 1.137 quantificati del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria”.

A chiamare in causa il ministro Nordio è anche il Partito Democratico, con la deputata Dem Michela Di Biase, componente della commissione Giustizia della Camera, che parla di “vera e propria strage silenziosa che si consuma dentro le mura delle nostre carceri”. “Uno Stato civile non può tollerare che la detenzione si traduca, di fatto, in una condanna a morte. Il sovraffollamento è a livelli intollerabili, le condizioni igienico-sanitarie e psicologiche sono critiche, e chi lavora in questi istituti è lasciato solo. Di fronte a questa emergenza, il governo tace o, peggio, minimizza. Le dichiarazioni del ministro della Giustizia, Carlo Nordio, sono inadeguate e offensive verso una realtà che grida vendetta. Le carceri italiane sono allo stremo e chi ha la responsabilità politica della giustizia non può continuare a voltarsi dall’altra parte”, conclude Di Biase.

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