Reggio, al Comune la barzelletta continua: avanti un altro…
È record. Mary Caracciolo entra nella storia di Palazzo San Giorgio come “assessore flash”. Ventuno giorni. Tanto è durata la sua esperienza da assessore alla cultura. Un primato che, in una città normale, farebbe arrossire chiunque. E che qui rischia invece di diventare routine.
La sua nomina aveva già lasciato tutti a bocca aperta. Un nome da sempre associato al centrodestra e a Forza Italia individuato dal “sindaconsigliere” Falcomatà. Una mossa che non ha convinto sin dall’inizio. E che infatti non è durata neppure il tempo di imparare la strada per la scrivania.
Le dimissioni arrivano a ridosso dell’accensione dell’albero. Quel rito che la politica ama raccontare come simbolo di unità e comunità. Ma l’unità, a guardare i fatti, è solo nelle locandine. La realtà è un’altra. E fa meno poesia.
Perché questa uscita lampo non nasce dal nulla. Arriva dopo l’azzeramento dei vertici di Castore e Hermes. Dopo un rimpasto dell’ultimo miglio che somiglia più a un giro di valzer che a un progetto di governo. Arriva in mezzo a una frattura col PD e a una maggioranza tenuta insieme con lo scotch. Il risultato è un Comune che appare stanco, confuso, nervoso. E soprattutto prigioniero di dinamiche interne perverse e spesso kamikaze.
Il punto non è solo Caracciolo. Il punto è il metodo. O, meglio, la sua assenza. In dodici anni di “pazze manovre”, i cittadini hanno visto di tutto. Ma ogni volta ci si supera. Prima si nomina, poi si corregge. Prima si provoca, poi si ricuce. Sempre di corsa. Sempre per evitare che il palazzo imploda.
E allora viene da chiedersi: qual era il senso di quella nomina? E qual è il senso di questa uscita? Se la risposta sta in una resa dei conti fatta di equilibri, accordi e contro accordi, allora siamo al solito film. Con lo stesso finale: Reggio che aspetta, mentre i partiti giocano.
Altro che “spirito di famiglia”. Qui sembra una riunione condominiale infinita. Con i cittadini costretti a pagare le spese straordinarie di una politica che guarda alle poltrone prima che alle sue priorità.
Il record, oggi, non è solo dell’“assessore flash”. È anche del Comune che riesce a collezionare brutte figure a ritmo industriale. E a farlo sempre nei momenti più delicati, quando servirebbero serietà, stabilità, una direzione chiara. E soprattutto, competenza.
Le beghe di partito hanno stufato. Reggio merita un’amministrazione che parli di servizi, cultura vera, lavoro, quartieri, futuro. Non di giochi di potere travestiti da scelte istituzionali.
Avanti un altro, sì. Ma fuori dalla barzelletta. Questa città ha già riso abbastanza.
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