Restare a casa è diventata una scelta per una generazione

Dicembre 25, 2025 - 14:30
 0
Restare a casa è diventata una scelta per una generazione

Why don’t you just switch off your television set and go do something less boring instead? Perché non spegni semplicemente il televisore e vai a fare qualcosa di meno noioso? Questa frase è il titolo di un longevo programma televisivo per bambini realizzato dalla Bbc e andato in onda dal 20 agosto 1973 al 1995. Incoraggiava bambine e bambini a non passare il loro tempo libero davanti alla tv, e piuttosto di essere attivi, suggerendo giochi, ricette semplici da realizzare a casa e divertimenti all’aria aperta. Il programma fu realizzato in risposta ad alcune lettere inviate dagli spettatori.

Oggi, invece, sono proprio  i giovani a scegliere il comfort della casa, preferendolo ad altri tipi di attività. Secondo un sondaggio del 2024 condotto dalla società di analisi di ricerche di mercato Ypulse, il sessantatrè per cento dei giovani europei preferisce organizzare feste in casa piuttosto che andare in discoteca. Alla musica in pista preferirebbero delle più comode house session

Una ricerca condotta nel 2024 da Nighttime Industries Association, ente che si occupa di monitorare l’impatto dell’industria della notte sulla società, sottolinea come dal 2020 la vita notturna nel Regno Unito si sia quasi estinta: «Abbiamo perso il trentasette per cento dei club da marzo 2020, tre discoteche a settimana, oltre centocinquanta all’anno», si legge nel report, dove viene indicato il 2029 come l’anno che sancirà la fine dell’era del clubbing. Per questo motivo è stata lanciata The Last Night Out, una campagna nata per sensibilizzare le persone sulla crisi della night-life economy. 

L’ inesorabile declino dell’intrattenimento notturno è da ricondurre a diversi fattori: economici, sociali, culturali, ed è indicatore di un fenomeno più ampio, che vede i consumatori tagliare le uscite e le esperienze fuori porta per ridurre i costi, prediligendo invece una socialità domestica. A guidare questo fenomeno ci sarebbero le giovani generazioni. Secondo un sondaggio riportato dal Guardian, in Australia il settantuno per cento dei giovani della Gen Z ha ridotto le proprie uscite. In Corea del Sud questo fenomeno ha destato non poca preoccupazione, tanto che il governo ha proposto un sussidio di quattrocentonovanta dollari da destinare alla “gioventù reclusa”, quei ragazzi e quelle ragazze che scelgono di non uscire di casa, spesso per motivi di salute mentale.

Tra i fattori più incisivi ci sono l’ansia e lo stress. Secondo una ricerca condotta da Exploding Topics, che utilizza l’IA per analizzare milioni di ricerche e conversazioni online identificando trend emergenti, circa il quaranta per cento della Gen Z riporta alti livelli di ansia, spesso legati a pressioni scolastiche, a un futuro incerto e alla pressione derivante dai social media. Il dottor Francesco Cuniberti, specialista del Centro per i disturbi d’ansia e di panico di Humanitas San Pio X l’ha definita “sindrome della capanna”: «la paura di uscire di casa e lasciare il luogo in cui, nonostante tutto, abbiamo trovato un riparo durante i mesi di confusione e emergenza sanitaria». Le relazioni domestiche o digitali, in questo senso, sembrano più innocue, più gestibili, e quindi preferibili. 

Ma a limitare le uscite non essenziali ci sono anche le preoccupazioni economiche, legate all’aumento del costo della vita. «Sono uscito con alcuni amici, un gruppo che doveva essere di dodici persone si è ridotto a otto perché quattro di loro non potevano permettersi i biglietti del treno – scrive un utente su Reddit, in una conversazione riguardante la “stay-at-home generation”, la gen Z –.  Quelli di noi che sono andati non possono uscire fino al mese prossimo, e non abbiamo speso soldi per niente di superfluo oltre a quella sera». Una delle cause scatenanti del restare a casa è la scarsa disponibilità economica: la crisi abitativa, il caro vita e l’inflazione pesano sempre di più sui giovani, che spesso non riescono a mantenersi da soli, prolungando la loro permanenza a casa dei genitori. 

Per le generazioni precedenti, l’idea di non partecipare a un evento sociale poteva scatenare una forte Fomo (Fear of missing out), e cioè l’ansia di perdersi un evento emozionante o interessante, spesso suscitata da post pubblicati sui social media. Oggi i più giovani mostrano un atteggiamento contrario, legato alla Jomo, (Joy of missing out), il piacere derivante dal vivere in modo tranquillo e non dettato dall’urgenza di partecipare a eventi sociali, raduni o feste, preferendo stare a casa. Secondo il giornalista e scrittore britannico Oliver Burkeman si tratta di una transizione inevitabilmente legata ai social. «Una volta che saremo iperconnessi e abituati, potremmo finalmente comprendere ciò che è sempre stato vero: che c’è sempre un numero infinito di cose belle o significative che non stiamo facendo. Potremmo allora rilassarci? – scrive sul Guardian — Dopotutto, non è davvero “perdersi qualcosa” se tutti inevitabilmente lo fanno; sentirsi male per questo è come punirsi per non essere in grado di contare all’infinito. Buon fine settimana e goditi anche tutto quello che non stai facendo».

L'articolo Restare a casa è diventata una scelta per una generazione proviene da Linkiesta.it.

Qual è la tua reazione?

Mi piace Mi piace 0
Antipatico Antipatico 0
Lo amo Lo amo 0
Comico Comico 0
Furioso Furioso 0
Triste Triste 0
Wow Wow 0
Redazione Redazione Eventi e News