Russia. Testato il laser per neutralizzare i droni, mentre le truppe avanzano in Ucraina

Giugno 17, 2025 - 00:00
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Russia. Testato il laser per neutralizzare i droni, mentre le truppe avanzano in Ucraina

di Giuseppe Gagliano

Nel mezzo di una guerra d’usura che ha già ridefinito la geografia militare dell’Europa orientale, la Russia ha annunciato di aver testato con successo un nuovo sistema di difesa a energia diretta: un’arma laser destinata a neutralizzare i droni. L’annuncio, avvenuto il 13 giugno, ha un sapore che va oltre la semplice innovazione tecnica: rappresenta un tentativo di segnare una svolta strategica nel conflitto russo-ucraino, introducendo un elemento tecnologico che punta a ribaltare l’equilibrio di forze sul piano della guerra aerea e della difesa ravvicinata.
Secondo il comunicato ufficiale russo, i test si sono svolti in “condizioni meteorologiche varie” e hanno riguardato più tipologie di droni. Le immagini rilasciate mostrano rottami carbonizzati, simbolo del salto di qualità che Mosca intende compiere nel costruire un “sistema universale di difesa aerea”, così come auspicato direttamente da Vladimir Putin. Il sistema a laser – ancora in fase di prototipo – dovrebbe affiancarsi ai tradizionali sistemi antiaerei per contrastare lo sciame crescente di UAV che infestano quotidianamente i cieli del conflitto.
L’introduzione delle armi laser è la risposta diretta a una nuova dimensione del conflitto: la guerra a distanza ravvicinata fatta di piccoli droni, a basso costo, con potenziale devastante. Dall’inizio del mese, l’Ucraina ha intensificato le incursioni contro obiettivi strategici ben oltre la linea del fronte. Il primo giugno, un attacco di droni su basi aeree russe ha colpito duramente la flotta di bombardieri a lungo raggio, infliggendo danni reputazionali e materiali a una delle colonne portanti del potere militare di Mosca.
La guerra dei droni è ormai il paradigma dominante: individuare, colpire, filmare, rivendicare. Si combatte meno per conquistare villaggi e più per distruggere depositi, raffinerie, sistemi radar. Ed è proprio in questo contesto che il laser russo – silenzioso, economico, rinnovabile – si presenta come un’alternativa strategica alla logica della saturazione e del logoramento.
Intanto il terreno resta teatro di una guerra senza tregua. Secondo l’ufficio del presidente Zelensky, l’esercito ucraino avrebbe fermato l’avanzata russa nella regione di Sumy, lungo il confine nord-orientale. Kiev parla di circa 53mila soldati russi schierati in quell’area, mentre Mosca annuncia l’apertura di una “zona cuscinetto” che, nei fatti, rappresenterebbe una nuova linea di invasione.
Zelensky insiste nel rassicurare l’opinione pubblica interna e i partner occidentali: il nemico è stato contenuto e i combattimenti si sviluppano a una profondità massima di 7 km dal confine. Ma le parole non cancellano la realtà: la Russia ha spostato l’asse dell’offensiva dal Donbass verso il Nord, aprendo un secondo fronte che logora uomini, morale e risorse.
Mosca rivendica la conquista di cinque insediamenti nella regione di Donetsk e uno in quella di Sumy, mentre il Ministero della Difesa afferma di aver abbattuto centinaia di droni, missili Neptune, razzi HIMARS e bombe JDAM. Secondo i dati russi, l’Ucraina avrebbe perso oltre 9.000 soldati in una sola settimana.
Zelensky risponde con un’amara constatazione: “Non possiamo riconquistare tutto il territorio con la sola forza militare”. E rilancia con due richieste: sanzioni più dure contro Mosca e un ritorno ai negoziati. Ma i tavoli aperti a Istanbul si sono già dimostrati sterili. L’unico risultato tangibile resta lo scambio di prigionieri, giunto al quarto round in una settimana. Insieme ai vivi, la Russia ha restituito anche i corpi di 1.200 soldati ucraini. Una diplomazia dei cadaveri che misura il prezzo umano della guerra molto più di qualsiasi trattativa multilaterale.
Se la Russia riuscisse a integrare in tempi brevi i sistemi laser nel suo arsenale, potrebbe consolidare un vantaggio tattico nella difesa ravvicinata, neutralizzando parte della supremazia tecnologica ucraina basata sui droni forniti dall’Occidente. Ma il conflitto, nel suo insieme, resta irrisolto, destinato a protrarsi tra logoramento e cicliche escalation.
Mentre le trincee restano immobili, è nelle retrovie, tra scambi di prigionieri, test di nuove armi e guerre di dichiarazioni, che si gioca il vero futuro di questa guerra: quello che non si vede, ma che decide tutto.

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Redazione Redazione Eventi e News