Senua’s Saga Hellblade II Enhanced Recensione PS5 Pro

Agosto 8, 2025 - 11:00
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Senua’s Saga Hellblade II Enhanced Recensione PS5 Pro

Hellblade II Enhanced Senua's Saga Recensione PS5 ProHellblade II Enhanced crea un conflitto esistenziale, in me: non come giocatore, ma come game developer io stesso, e soprattutto come game designer. Lo so, avrai la nausea a sentirmi dire che sono un game designer, alla stregua di un nepo baby che ti ricorda ogni 4 secondi che ha lavorato per Blizzard per 7 anni, ma quello del game design è stato un corso - e percorso - che indelebilmente mi permette di analizzare, a volte perfino al prezzo del godermelo, un gioco con più profondità di quanto potessi fare prima. La domanda, però, è: perché un conflitto esistenziale? Te lo spiego più a lungo nella recensione, ma se dovessi fornirti uno snippet, un uncino a questo mio incipit, sarebbe questo: Hellblade II Enhanced è uno dei giochi più tecnicamente profondi e ludicamente vuoti dell'ultimo decennio. Eh, hai visto? Ti ho catturato, ora. Seguimi e mi spiegherò meglio.

Cosa contiene la versione Hellblade II Enhanced rispetto a Hellblade II "base"?

Ecco una lista di ciò che c'è in più in Hellblade II Enhanced rispetto alla versione base, uscita su Xbox Series e Pc ormai un anno fa.
  1. modalità performance - oltre ai 30fps immersivi del titolo originale, è ora possibile switchare alla modalità performance per godersi l'avventura di Senua a 60fps
  2. modalità Dark Rot - una sfida aggiuntiva per chi come me si vuole fare del male, questa modalità ci darà 4 possibilità di fallimento, dopo le quali dovremo ricominciarae il gioco da zero
  3. photo mode migliorata - tra le cose aggiunte, c'è ora una tab chiamata "Motions" dedicata alla cattura di video
  4. commento degli sviluppatori - attivabile come traccia audio aggiuntiva dopo la prima run, queste oltre 4 ore di commento audio degli sviluppatori ti daranno la possibilità di guardare dietro le quinte del processo creativo
Il gioco è localizzato in 26 lingue a livello di sottotitoli e menu, ma l'unica lingua parlata è l'inglese. Dato che prima citavo una versione migliorata anche di Hellblade 1 per PS5, questa è sì inclusa nella versione deluxe ma sarà anche un upgrade gratuito per i possessori, su PlayStation, del primo titolo. [caption id="attachment_1102446" align="aligncenter" width="1200"]La promessa di Senua è quella di non far soffrire a nessun altro quello che ha passato lei La promessa di Senua è quella di non far soffrire a nessun altro quello che ha passato lei[/caption]

Uno sguardo al percorso fino a Hellblade II

C'è davvero poco che sia rimasto da dire, del primo Hellblade. Quando si attiverà la mia versione enhanced anche del primo titolo, incluso nella versione deluxe di, appunto, Senua's Saga Hellblade II Enhanced, lo rigiocherò e magari ti proporrò una recensione in post, ma per ora mi affido ai ricordi. Hellblade I era un gioco visivamente straordinario, con un ottimo lavoro di environment design e soprattutto audio design, tanto da essere forse il primo titolo che ricordo usare così abilmente il 3D Audio. La storia era appassionante, le fatiche di Senua erano drammatiche al punto giusto dal coinvolgere chiunque abbia un po' di empatia e cuore, e il concetto di andare all'inferno per recuperare l'anima di qualcuno funziona dal mito di Orfeo ed Euridice in poi. Quello che però mancava, in Hellblade 1, era una componente ludica soddisfacente: le meccaniche principali erano l'individuazione di specifici simboli nell'ambiente per poter procedere in determinate sezioni, e un combat system piuttosto lineare da sfruttare contro nemici singoli scalarmente più difficili da affrontare. La presenza del Dark Rot, una malattia che con il nostro fallire e morire man mano prendeva possesso del corpo e della psiche di Senua fino a terminare la sua vita e il suo viaggio prematuramente... si rivelò un cop out, più espediente narrativo che vera meccanica. In toto, insomma, un'esperienza sicuramente memorabile, ma sicuramente non per la sua componente strettamente ludica, non strettamente per quello che il gioco di Ninja Theory ci permetteva di fare. Dal 2017 l'unica notizia sulle eventuali vendite è stata la milestone del milione di copie l'anno successivo, ma poco altro (e comunque si parla di un traguardo innegabile, per un titolo così di nicchia). [caption id="attachment_1102445" align="aligncenter" width="1200"]L'ilslanda si rivela bellissima e micidiciale ma soprattutto vicina a Padova L'ilslanda si rivela bellissima e micidiciale ma soprattutto vicina a Padova[/caption] Hellblade 1, quindi, stava nel limbo di una produzione relativamente contenuta: con 20 dipendenti al lavoro per 3 anni siamo infatti attorno agli 8 milioni di dollari, cifra che ovviamente non va a considerare costi aggiuntivi come la creazione di uno studio di motion capture all'interno della sede di Ninja Theory stessa, e altri costi. Data l'ufficializzazione del break-even a 500mila copie, il costo totale di Hellblade 1 si aggira attorno ai 15 milioni di dollari [ndr: il break-even è definito come la quantità di copie da vendere per andare in pari con i costi produttivi]. L'intendo dello studio britannico era quello di creare un titolo più contenuto ma non meno ambizioso nelle tematiche, e fu un ovvio successo, con 9 nomination ai BAFTA, fra le altre cose. Poi, nel 2019, durante i Game Awards, fu annunciato Senua's Saga Hellblade II. Del poco che si vide era chiaro che l'intento narrativo era rimasto lo stesso, ma quello produttivo era shiftato verso una destinazione più ambiziosa, anche grazie all'utilizzo di Unreal Engine 5. Da quell'annuncio sono arrivati giusto una manciata di trailer, che personalmente mi stavano convincendo sia dei passi avanti tecnici che del mantenimento della pigrizia meccanica del primo titolo. Non essendo un sostenitore del Game Pass, ho deciso di aspettare a giocare Hellblade II e, grazie a questa Enhanced Edition, finalmente è giunto il momento di flettere i muscoli della mia PS5 Pro e di tornare nei panni della tormentata Senua.

Senua's Saga Hellblade II Enhanced Recensione PS5 Pro

Parto con il dire che, tecnicamente, Hellblade II Enhanced è uno dei giochi più visivamente straordinari sui quali io abbia mai messo mano. Dal motion capture, alla capacità di catturare e riprodurre l'espressività visiva di Melina Juergens (l'interprete di Senua, appunto), alla qualità visiva degli ambienti (tutti fortemente Islanda-centrici) e ovviamente al rinnovato traguardo dell'utilizzo più intelligente del 3D Audio da quando la tecnologia è stata inventata ad oggi... tutto urla qualità. Senua, controller alla mano, è più facile farla camminare che correre, e non c'è motivo per correre, in questa positiva tracotanza di abilità tecnica: ogni roccia, ogni scorcio di cielo, ogni primo piano, mostrano e contemporaneamente nascondono una ars nel suo senso più puro, ossia quello di "capacità", "talento", "perizia". [caption id="attachment_1102444" align="aligncenter" width="1200"]Tornano alcuni puzzle design del primo gioco e si aggiungono piccole variazioni sul tema Tornano alcuni puzzle design del primo gioco e si aggiungono piccole variazioni sul tema[/caption] Quando chiamo un gioco "competente" solitamente intendo che "sta in piedi", ma qui la competenza dei più di 80 sviluppatori e sviluppatrici di Ninja Theory diventa ed è talento. Gran parte del modus operandi creativo di Ninja Theory è quello di sfruttare al meglio gli asset, tanto da riutilizzarli ma senza mai darlo a vedere, ed effettivamente bisogna andare con la lente d'ingrandimento (o con l'utilizzo dello splendido Photo Mode) per riconoscere lo stesso sassolino di poco prima, lì liscio, qui coperto di muschio, o fango, o sangue. La capacità immersiva di Hellblade II Enhanced è immediata e potentissima. È sicuramente un gioco da esperire con le cuffie, per godersi al meglio sia il lavoro del sound designer David García Díaz, sia il doppiaggio di Helen Goalen e Abbi Greenland, le due furie che sussurrano costantemente all'orecchio di Senua e al nostro. A livello tecnico, quindi, siamo davanti alla perfezione, e ovviamente ti consiglio, su PS5 Pro, di attivare la modalità Performance, così da goderti tutto a 60 fps con minimi - se non impercettibili - sacrifici grafici. Il tempo in più passato nel motion capture si vede tutto nelle situazioni di combat (69 giorni contro i 2 del primo titolo), che offrono transizioni visive tra un nemico e l'altro non solo impercettibili ma anche modulari, sempre nuove di scontro in scontro.

Dall'inferno a Midgard

Dopo le fatiche del primo titolo e l'accettazione di ciò che è successo, da parte di Senua, Ninja Theory si lascia - in parte - l'introspezione indietro e mira ad un viaggio più espressivamente ed esplicitamente tale. Quello che Senua ha passato la donna non vuole che succeda ad altri, e si fa rapire da dei commercianti di schiavi, la stessa lercia fetta di società che le ha sottratto l'amato nel primo titolo, per tentare di fermare il dolore di altri come lei. Altre mogli, altre amanti, altre madri. [caption id="attachment_1102443" align="aligncenter" width="1200"]Se il primo era un viaggio più introspettivo, Hellblade II Enhanced è un viaggio... in fuori Se il primo era un viaggio più introspettivo, Hellblade II Enhanced è un viaggio... in fuori[/caption] Se il viaggio del primo Hellblade era mirato all'accettazione, questo mira al cambiamento, all'azione, al curare il male del mondo una volta che abbiamo imparato a guarirne. Ovviamente il viaggio di Senua in questo Hellblade II Enhanced non andrà come ci si aspetta, e sono stato particolarmente felice della presenza di compagni di viaggio. Nel pratico, questi non ci aiuteranno nelle risoluzioni delle meccaniche di gioco - che, lo vedremo, rimangono le stesse, deboli, del primo titolo - ma ci forniranno la posta in gioco emotiva del titolo di Ninja Theory. È per salvare loro e altri come loro che faremo molto di ciò che faremo, in Hellblade II, ed è un risvolto davvero piacevole a quella che temevo sarebbe stata un'altra storia solamente nella psiche di Senua, piacevole nel primo titolo ma, personalmente, non troppo gradita in come è stata gamificata la psicosi. A farci mentale compagnia anche qui ci sono le nostre fidate Furie, questa volta meno ostili verso Senua e quasi sempre in accordo con le sue decisioni. Nelle circa 8 ore di gioco ho imparato a conoscere meglio i compagni di viaggio e ho con piacere scoperto che dopo la prima run c'è modo di sbloccare loro come narratori delle vicende, invece del voiceover più tradizionale di Senua stessa. La presenza di collezionabili è una piacevole aggiunta e non mi sono mai sentito in ansia nel cercarli, o in dovere di farlo. La struttura del percorso narrativo è percepibile ma non troppo ovvia, e si concede sia momenti di grandiosità che parentesi più intime, forse quelle che visivamente mi sono rimaste più impresse (con la photo mode stavo impazzendo di gioia ad ogni cutscene). [caption id="attachment_1102442" align="aligncenter" width="1200"]Gli ambienti offrono opportunità cromatiche sempre diverse e costantemente impattanti Gli ambienti offrono opportunità cromatiche sempre diverse e costantemente impattanti[/caption] Sto girando intorno alle meccaniche da troppo tempo, quindi è ora di parlare dell'aspetto più fragile e, per me, disgiuntivo di Hellblade II Enhanced.

Quei dannati simboli, quella dannata Dark Rot

Se hai giocato Hellblade 1 sicuramente ricorderai il "piacere" della ricerca di quei dannati simboli in giro per l'ambiente. Ecco, quella meccanica fa sorpreso ritorno in Hellblade II Enhanced, ma sembra leggermente più raffinata. Nel primo mi trovavo spesso a girovagare per trovare il terzo simbolo necessario ad aprire la porta, mentre qui sembra tutto leggermente più franco e inequivocabile. Non è nemmeno una meccanica che il titolo usa troppo (ricordo solo 5 situazioni), quindi dà a questa lamentela il peso che preferisci. A circa metà gioco viene tra l'altro introdotta una seconda meccanica che però viene utilizzata solo in quell' "atto". Quello su cui non sono pronto a contrattare, però, è il combat system. Chiariamoci: il modo in cui Senua entra in combattimento, in cui combatte, il modo nel quale sferreremo l'ultimo colpo, nel quale il nuovo nemico entra a schermo quando quello precedente ha spirato l'ultimo sospiro, sono tutti elementi di gioco tecnicamente eccelsi, tanto da offrire animazioni diverse a seconda di come, con che potenza, e in che situazione di combat ci troveremo. Il combat system, però, non è solo ciò che si vede, ma è anche le meccaniche che stanno dietro l'aspetto visivo. Partiamo da qui: avere da preoccuparsi solo di un attacco pesante, uno leggero, un blocco/parry e una schivata è personalmente una ventata di aria fresca in un periodo in cui la complessità di JRPG e la necessaria dinamicità di beat-em-up e sparatutto adrenalinici (applauso anche a Silent Hill 2 Remake che mi fa preoccupare di ancora meno tasti) a volte mi sfiancano. E, secondo punto, quello che Ninja Theory riesce a mettere insieme con un approccio così basilare è a dir poco un miracolo. Ogni combattimento sembra unico, il comportamento dei nemici è sì costantemente aggressivo ma reagisce con abilità a ciò che faremo, ai nostri punti scoperti, alla nostra eventuale lentezza nel caricare un colpo pesante. [caption id="attachment_1102441" align="aligncenter" width="1200"]Qui il limite del fotorealismo l'abbiamo bello che superato Qui il limite del fotorealismo l'abbiamo bello che superato[/caption] La semplicità dei comandi, però, si schianta con una gestione della difficoltà degli scontri che, oltre a non scalare in modo organico, mostra l'eccessiva rigidità dei comandi stessi. È sempre possibile cancellare un colpo con una schivata ben piazzata, e spazio di manovra a difficoltà normale ce n'è, ma soprattutto il sistema di parry e la potenza dei colpi nemici sono semplicemente fuori scala a difficoltà più alte, compresa ovviamente la modalità Dark Rot (la modalità Dark Rot è tornata e stavolta è vera, quindi dopo 4 morti si ricomincia il gioco da zero, ma almeno è opzionale). Se le situazioni di combat, solitamente momenti nel quali ci troviamo in un'arena dalla visibilità variabile e dobbiamo affrontare una mezza dozzina di nemici uno dietro l'altro, risultano godibili nella loro difficoltà, a difficoltà normale, la manopola della frustrazione è piazzata sul 200% a difficoltà più alte. È uno sbilanciamento che probabilmente percepirò solo io e qualcun altro? Sì, ma questo non significa che non esista già, nascosto sotto le facilitazioni delle difficoltà più morbide. Spero davvero che Ninja Theory sia pronta a patchare in particolare la difficoltà del combat in Dark Rot, perché ogni singola minima frustrazione con il combat system che già esiste in una run normale, diventa ben troppo oltre il frustrante in quella modalità roguelike.

Quindi, il conflitto interno, qual era?

Si torna all'origine: Hellblade II Enhanced è straordinario dal punto di vista tecnico, ma senza quel flair visivo non so davvero confessarti quanto di "gioco" ci sta sotto. [caption id="attachment_1102440" align="aligncenter" width="1200"]Questo è solo un esempio di quanto è possibile divertirsi con la photo mode di Hellblade II Enhanced Questo è solo un esempio di quanto è possibile divertirsi con la photo mode di Hellblade II Enhanced[/caption] Ovviamente con il pensiero torno ai The Last of Us, ai God of War, agli Horizon: sono tutti giochi sicuramente piacevoli da guardare, ma sono solidi - se non solidissimi - anche e soprattutto dal punto di vista del gameplay. Il valore visivo di quelle opere è additivo a quello che ludicamente, a livello di game design, c'è. Hellblade II Enhanced è a tutti gli effetti, ai miei occhi, un gioco fatto più da artisti che da game designer. Ne soffre? Non troppo, ma di base sì. Quel che mi rimane, dopo due run e mezza, è un impatto visivo, emotivo e, perché no, narrativo, con pochi eguali... ma meccanicamente non mi è rimasto davvero nulla, se non la difficoltà posticcia dei livelli dopo il "normale". Questo lo rende meno "gioco"? Domanda filosofica e senza risposta, quindi per questa mi devo affidare a chi il gioco l'ha definito, ancora e ancora. A livello tecnico, Hellblade II Enhanced è assolutamente un gioco: ha delle regole, è interagibile, le mie azioni hanno un effetto, c'è uno scopo specifico. Con il tempo però ci siamo abituati a restringere ed ampliare contemporaneamente le nostre definizioni di gioco, arrivando al tanto odiato termine di walking simulator. Sotto quel genere abbiamo però titoli come Death Stranding 2, o What Remains of Edith Finch, tanto da avergli sottratto il potere di accezione negativo, quando affibbiato ad un titolo. Quindi la domanda che devi farti, e devi fartela tu perché io posso darti la mia risposta, è: può un gioco di pura tecnica e con poco "gioco" al suo interno lasciarmi comunque qualcosa, o ho bisogno di meccaniche profonde ed evoluzione del gameplay in ogni prodotto videoludico che consumo? [caption id="attachment_1102439" align="aligncenter" width="1200"]La presenza di companion fornisce la giusta posta emotiva per darci un motivo in più per sopravvivere La presenza di companion fornisce la giusta posta emotiva per darci un motivo in più per sopravvivere[/caption] Se sei del primo tipo, Hellblade II Enhanced è uno dei giochi migliori ai quali puoi avere accesso oggi. Se sei del secondo tipo, non credo che Hellblade II Enhanced abbia molto da lasciarti. Se, come me, sei un po' nel mezzo, Hellblade II Enhanced rimane sicuramente un'esperienza memorabile, con tutti i suoi pregi e difetti, e non posso non premiare il livello tecnico quasi impareggiabile delle abilità di Ninja Theory.

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Redazione Redazione Eventi e News