Sindrome della crocerossina: come riuscire a salvarsi
La prima crocerossina della nostra vita? Probabilmente è stata Candy Candy l’infermiera manga o ancora Wendy, la bambina protagonista della favola di Peter Pan, se mai ce ne siamo accorte. La predisposizione a prendersi cura degli altri fino al sacrificio personale viene narrata da sempre, in cartoni (quelli dei tempi passati e degli Anni 80, in particolare) e film. E anche in epica: ne parla perfino Euripide, nella tragedia greca dell’Alcesti. Poi cosa è successo?
Una parola così positiva, carica di un significato generoso e caritatevole, si è trasformata nel nome di una sindrome, di un complesso. La sindrome della crocerossina, per l’appunto.
Quante persone, soprattutto donne ma non solo, ne sono affette? Davvero una squadra infinita. E probabilmente alcuni aspetti di questa sindrome ci hanno toccato da vicino e possiamo riconoscerli anche in noi stessi.
Sono comportamenti testi ad occuparsi in maniera eccessiva dei bisogni degli altri, finendo con il mettere sempre se stessi all’ultimo posto, che si possono sviluppare sia nelle relazioni amorose sia in quelle di amicizia o parentali. Dinamiche tossiche possono farci molto male e abbiamo il diritto di riconoscere e risolvere. Per salvare soprattutto noi stessi!
Scopriamo sotto, cos’è la sindrome della crocerossina, quali sono i sintomi e le cause, i rimedi e i modi di superarla.
Che cos’è la sindrome della crocerossina?
“Io ti salverò“: se avete pensato o pronunciato queste parole, almeno una volta nella vostra vita, potreste soffrire della sindrome da crocerossina. Detta anche sindrome di Wendy. Sì, la bambina protagonista del romanzo Peter Pan di J.M. Barrie, scritto nel 1902, è costretta a soli 10 anni a diventare adulta e prendersi cura dei suoi fratelli. Mentre gli altri giocano, lei si occupa dei loro bisogni e delle faccende domestiche, fino a che arriva, volando, Peter Pan (affetto dalla sindrome omonima) e lei diventa bersaglio perfetto per assecondare tutti i suoi bisogni e le sue necessità. Si potrebbe parlare anche di un narciso: la personalità da cui la crocerossina è attratta maggiormente. Perché chi è affetto da questa sindrome ha come scopo unico della vita quello di soddisfare/salvare il partner.
Alla base di questi comportamenti tossici che si mettono in atto in una relazione, c’è la convinzione (sbagliata) di doversi meritare l’amore. Attraverso il sacrificio. Senza il sacrificio, il rischio è di essere abbandonati e rifiutati dalla persona amata.
Il lato oscuro della sindrome da crocerossina
Il lato oscuro di tale sindrome è che l’amore e la relazione si trasformano spesso in trappole per se stessi. Trappole emotive in cui cadono spesso le persone più emotive o quelle che più hanno sofferto durante l’infanzia. I bambini che da piccoli hanno dovuto meritarsi l’amore di genitori anaffettivi o disfunzionali, per esempio. O chi è dovuto diventare presto grande per sopperire a genitori immaturi o prendersi cura di fratelli e sorelle più piccoli, sacrificando la loro infanzia e adolescenza. Come Wendy.

Kate Beckinsale e Ben Affleck per il film Pearl Harbour – IPA
Come capire se si ha la sindrome della crocerossina?
Innanzitutto, la sindrome da crocerossina è più frequente nelle donne tra i 30 e i 55 anni (l’opposto della misandria…). Per capire se rientriamo in questo cospicuo gruppo di “salvatrici” si può cercare di ricordare se abbiamo cercato o voluto “salvare” qualcuno nella nostra vita. Sacrificando totalmente o molto, se stessi e i propri bisogni, desideri, passioni etc.
Trarre una grande gratificazione dal farlo, è un sintomo da non sottovalutare.
Psicologia e sintomi della sindrome di Wendy
A livello psicologico, si parla di una vera e propria condizione psicologica della sindrome da crocerossina. Educazione, ambiente sociale, stile di vita, influiscono sulla manifestazione del complesso. Se si è cresciute in una famiglia dove ci è stato affidato il ruolo di caregiver (persona che si occupa di fornire le cure agli altri membri), si può essere portati a trasferire questi comportamenti nelle relazioni future.
I traumi infantili che hanno portato a dover badare a sé da soli, così come l’attaccamento ansioso e ambivalente ai genitori possono farci trasformare in future crocerossine. La gratificazione di sé si conquista solo mettendosi da parte per favorire il benessere altrui. Dietro questi comportamenti si celano bassa autostima e una paura consistente di non essere amati e accettati. E di restare soli. O di essere abbandonati: una paura ancestrale che affonda le proprie radici nei primi anni di vita.

Wendy e Peter Pan – Foto Disney Junior via Getty Images
Quali sono i sintomi della sindrome da crocerossina maschile?
Abbiamo già detto che sono le donne, nella maggior parte dei casi ad assumere il ruolo di crocerossine. Sia per i valori culturali della nostra società (e anche per via del patriarcato) sia per la predisposizione femminile ad accudire, ascoltare e curare. Ma si può parlare anche di sindrome da crocerossina maschile. Chi è l’uomo crocerossino? Colui che si sente gratificato dal proteggere la propria compagna in difficoltà o aiutare un familiare che ha bisogno. Ovviamente sacrificando totalmente se stesso.
Come superare la sindrome? Come guarire?
Studi psicologici hanno provato che fare la crocerossina è una sorta di dipendenza. Lei stessa è il più delle volte una personalità dipendente, insicura e che ha paura della solitudine. Il bisogno di aiutare e salvare gli altri, porta la crocerossina ad attirare come un vero e proprio magneti molti “casi umani”. Ovvero, uomini e donne immaturi (come Peter Pan), narcisi, tendenti alla depressione etc. L’uomo narciso è il compagno perfetto della crocerossina donna: perché sfrutta la sua naturale predisposizione all’abnegazione. Affinché ogni sua esigenza venga sempre soddisfatta.
Come guarire? Come superare la sindrome della crocerossina? Essendo dinamiche molto complicate che affondano le cause nei primi anni di vita e in vissuti spesso inconsapevoli e che vivono e si moltiplicano nel terreno fertile e pericoloso della bassa autostima, potrebbe servire un percorso di psicoterapia individuale. Attraverso cui si lavora sui traumi subiti e si ricostruisce la stima in sé. Si possono poi, sviluppare a casa, in autonomia, tecniche di consapevolezza. Training, mindfulness, meditazione, gestione dell’ansia.
Riuscire a mettere confini emotivi e imparare a essere in grado di proteggere se stesse è il passo più importante.
Frasi sulla sindrome da crocerossina
Anche i libri e le frasi più famose sulla sindrome da crocerossina possono essere di grande aiuto. Le donne devono ricordare che non sono centri di recupero viventi per uomini che sono stati educati male e pretendono di essere salvati. E molte parole ci vengono in aiuto per farci riflettere, aprirci gli occhi, incoraggiarci a salvare prima di tutto noi stesse.
- Nessuno è indispensabile per gli altri
- Nessun partner ha bisogno di protezione né di essere salvato
- I nostri bisogni vengono prima di ogni cosa. E non dobbiamo sentirci in colpa per questo
- L’amore non richiede sacrificio. Se richiede sacrificio non è amore
- Non è compito delle donne “riparare” gli uomini
- Alcuni uomini hanno bisogno di avere al loro fianco una donna pronta ad annullarsi

Peter Pan – Foto Disney Junior via Getty Images
Libri che possono aiutare
Ci sono molti libri e ognuno può scegliere il suo. A partire dalla tragedia greca dell’Alcesti di Euripide, dove si narra di una crocerossina di molto tempo fa e del suo marito narciso, fino alla favola di Peter Pan. Alcuni manuali funzionano proprio come terapia personale:
- Sindrome di Wendy: detta anche sindrome della crocerossina di Augusto Matarazzo
- Le relazioni dipendenti di Emanuela Muriana e Tiziana Verbitz
- Di troppo amore di Ameya Gabriella Canovi
- L’amore è un’altra storia di Patrizia Intravaia
- L’arte di amare di Erich Fromm
- La cura delle infanzie infelici di Luigi Cancrini
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