Taiwan: Lai propone una “catena di approvvigionamento per le democrazie” dalla quale va esclusa la Cina

Taiwan punta a rafforzare il proprio ruolo strategico all’interno di una “catena di approvvigionamento per le democrazie” dalla quale va esclusa la Cina continentale. Lo ha affermato il presidente Lai Ching-te in un’intervista al quotidiano giapponese “Nikkei”, la prima rilasciata alla stampa estera dall’inizio del 2025. Nel corso del colloquio, svoltosi al Palazzo presidenziale di Taipei, il presidente taiwanese ha denunciato le pratiche commerciali di Pechino, accusando la Repubblica popolare di sfruttare il sistema del libero scambio per plagiare tecnologie, violare i diritti di proprietà intellettuale e sovvenzionare massicciamente la produzione industriale, generando “dumping” su scala globale. “Se questo commercio sleale non sarà risolto – ha dichiarato Lai – le società stabili e la prosperità economica costruite in decenni potrebbero andare distrutte”.

Lai ha quindi espresso apprezzamento per “la recente disponibilità degli Stati Uniti ad affrontare” il tema e ha ribadito l’obiettivo di “sfruttare i punti di forza di Taiwan nella produzione e nella manifattura per collegare la comunità democratica e creare una catena di approvvigionamento globale ‘non rossa’ nel settore dei semiconduttori”. Secondo il presidente, tale iniziativa garantirebbe la continuità del libero commercio e promuoverebbe “la prosperità mondiale futura”. L’intervista con “Nikkei” si è svolta pochi giorni prima del primo anniversario della presidenza di Lai, eletto il 20 maggio 2024. Il leader taiwanese ha difeso con fermezza la sovranità e la democrazia dell’isola di fronte alle crescenti pressioni politiche e militari da parte di Pechino. “L’ambizione della Cina di annettere Taiwan non è mai venuta meno”, ha affermato Lai, denunciando “l’intensificarsi delle intimidazioni” e delle operazioni di interferenza politica interna da parte di Pechino.

Lai ha sottolineato la necessità di rafforzare le capacità di deterrenza dell’isola per dissuadere eventuali azioni ostili, ma ha anche aperto a un dialogo condizionato con la controparte cinese: “Finché la Cina tratterà Taiwan con parità e dignità, siamo disposti al confronto e alla cooperazione per la pace e la prosperità reciproca”. L’intervista si è svolta in un contesto politico interno complesso, segnato dal controllo dell’opposizione sul parlamento taiwanese dopo le elezioni del 2024. Lai ha evidenziato le difficoltà derivanti dalle divergenze identitarie tra il Partito democratico progressista (Dpp) e i partiti di opposizione, in particolare il Kuomintang (Kmt) e il Partito popolare di Taiwan, che ostacolano l’agenda legislativa del governo, incluse le riforme nel settore della difesa.

Il presidente ha poi lanciato l’allarme sull’intensificarsi delle attività di spionaggio e infiltrazione attribuite a Pechino. Secondo Lai, nel solo 2024 le procure hanno incriminato 64 sospetti agenti, un numero triplo rispetto al 2021, tra cui figurano militari in servizio e in congedo. Lai ha inoltre indicato che il suo governo ha presentato 17 proposte per contrastare cinque tipi di minacce provenienti dalla Cina: sovversione della sovranità, manipolazione dell’identità, reclutamento di ufficiali per attività di spionaggio, penetrazione nella società civile e tentativi di integrazione economica. Tra le contromisure, Lai ha menzionato il ripristino dei tribunali militari per i reati commessi da soldati in servizio, come segnale della determinazione del governo a contrastare la “sovversione del fronte unito” promossa da Pechino. Ha infine lanciato un appello a Tokyo affinché il Giappone assuma un ruolo guida nel nuovo contesto internazionale.

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