Trump ha dichiarato guerra anche all’obesità. Pronta la riforma della scuola

Bruxelles – L’Amministrazione Trump ha intrapreso un’azione coraggiosa ed efficace per affrontare l’obesità, una delle sfide sanitarie ed economiche più urgenti del nostro tempo. Mentre le Nazioni Unite preparavano la Quarta High-Level Meeting (HLM4) sulle malattie non trasmissibili, spingendo misure sempre più ideologiche e prescrittive come tasse globali, restrizioni alla pubblicità e bollini di avvertimento, Trump compiva scelte concrete e pragmatiche sul fronte interno.
Ha rifiutato la strada ormai logora delle tasse sullo zucchero e sui grassi saturi, delle etichette allarmistiche come il Nutri-Score, dei divieti pubblicitari e delle limitazioni ai consumi. Né ha adottato il paradigma ideologico promosso dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) e da diversi paesi europei: un approccio dai risultati discutibili e spesso con gravi conseguenze indesiderate per la società e l’economia.
Trump ha dimostrato di aver compreso ciò che spesso viene ignorato: l’obesità è un problema complesso e multifattoriale, che non si risolve colpendo un singolo alimento, ma agendo sullo stile di vita nella sua interezza.
La notizia è chiara: il Presidential Fitness Test tornerà nelle scuole pubbliche americane dopo oltre un decennio. Il presidente ha firmato un ordine esecutivo per ripristinare il programma avviato nel 1956 e abbandonato nel 2012, riportando nelle scuole prove fisiche come il miglio di corsa, le trazioni, i piegamenti e il sit-and-reach.
Il nuovo President’s Council on Sports, Fitness and Nutrition, composto da atleti e testimonial popolari, avrà il compito di promuovere una cultura del movimento, della prestazione e della responsabilità personale, a partire dai più giovani.
È una scelta concreta e simbolica al tempo stesso. Invece di imporre regole punitive o stigmatizzare chi mangia “male” (senza metterli nelle condizioni culturali ed economiche per accedere al cibo di qualità), si lavora per potenziare i cittadini, coinvolgendoli nella costruzione del proprio benessere.
Le tasse, i divieti e il Nutri-Score si sono già dimostrati inefficaci: in molti paesi dove sono stati applicati l’obesità continua a crescere. Anzi, queste misure generano spesso effetti collaterali: penalizzano le fasce più deboli, distorcono i mercati, creano sfiducia nelle istituzioni e non educano realmente al cambiamento.
La reintroduzione del test presidenziale rappresenta un ritorno a una visione integrale della salute, che non si limita a dire cosa non si può mangiare, ma promuove attivamente ciò che si può fare per stare meglio.
Trump, in questo caso, ha saputo interpretare meglio di molti tecnocrati il cuore del problema: responsabilità individuale, movimento, educazione fisica e consapevolezza, non imposizioni o paure.
È la soluzione al problema dell’obesità? No, certamente no. Soprattutto negli Stati Uniti, dove il 75 per cento della popolazione è obesa o in sovrappeso. L’iniziativa si concentra solo sull’attività fisica e non introduce il principio dell’equilibrio, centrale nella cultura della dieta mediterranea.
Ma è un gesto di rottura, concreto, che contrasta anni di fallimentare ideologia salutista. Sposta finalmente il focus da ciò che mangiamo a ciò che non bruciamo. Perché nella società dell’abbondanza il problema dell’obesità non è solo l’eccesso di calorie disponibili, ma soprattutto il drastico calo del dispendio energetico.
Reintrodurre il movimento fisico, a partire dalla scuola, è un passo nella direzione giusta. E vale molto di più di tanti proclami ideologici.
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