Tsunami e animali: quali sono gli effetti su di loro? Scopriamolo insieme

Agosto 2, 2025 - 08:30
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Tsunami e animali: quali sono gli effetti su di loro? Scopriamolo insieme

Quando uno tsunami colpisce, pensiamo subito agli effetti devastanti. Ma per gli animali, il vero pericolo spesso non è l’onda, ma l’intervento umano.

Quando sentiamo parlare di tsunami, immaginiamo subito onde giganti che travolgono tutto e tutti, animali compresi. E in parte è vero: un evento così violento può colpire duramente gli ecosistemi marini e costieri.

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Tsunami e animali: quali sono gli effetti su di loro? Scopriamolo insieme – amoreaquattrozampe.it

Ma secondo gli studi più recenti, non è tanto l’onda in sé a causare i danni peggiori, quanto ciò che l’uomo ha fatto prima (e dopo) che il mare si ribellasse. La distruzione delle barriere naturali, l’erosione delle coste, la costruzione selvaggia e l’abbandono degli habitat hanno reso molti ambienti più fragili, incapaci di assorbire l’urto del mare.

Quali animali possono sopravvivere ad uno tsunami?

Gli animali che abitano in acque profonde, come molte specie pelagiche, spesso non si accorgono nemmeno dell’arrivo di uno tsunami. L’onda, sotto il livello del mare, ha un effetto minimo.

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Quali animali possono sopravvivere ad uno tsunami? – amoreaquattrozampe.it

I veri rischi iniziano a riva, dove vivono pesci costieri, crostacei, leoni marini, uccelli marini e molte specie che dipendono da spiagge e scogli. Anche i grandi cetacei possono essere trascinati e feriti se si trovano vicino alla costa. Ma la vera differenza la fa lo stato dell’ambiente: barriere coralline danneggiate, mangrovie abbattute e coste spianate lasciano gli animali senza difese.

Il caso del 2004: uno studio sul lungo periodo

Dopo lo tsunami dell’Oceano Indiano del 2004, diversi ricercatori hanno cercato di capire quanto l’impatto naturale abbia inciso sulla fauna.

I dati parlano chiaro: in Thailandia il 60% dei reef tra i 10 e i 20 metri di profondità è stato compromesso, e in Sri Lanka spiagge e mangrovie devastate hanno trascinato con sé interi ecosistemi. Ma non è stato il maremoto a causare tutto questo, bensì le modifiche precedenti operate dall’uomo: cementificazione, turismo sfrenato, erosione del territorio.

Nonostante la forza dell’evento, alcune specie hanno dimostrato una capacità di adattamento impressionante. In Sri Lanka, ad esempio, le tartarughe marine hanno continuato a nidificare l’anno successivo allo tsunami.

Uno studio condotto dall’Università del Montana ha analizzato cinque specie diverse, scoprendo che il numero di femmine adulte tornate sulle spiagge non era cambiato rispetto agli anni precedenti. Una risposta potentissima da parte della natura: se l’habitat resiste, la vita si rigenera.

E dopo l’onda di tsunami? I danni della ricostruzione

Anche in Giappone, dopo lo tsunami del 2011, gli scienziati temevano una distruzione completa dei fondali. Ma i rilievi della biologa Tomohiko Kawamura hanno mostrato una realtà diversa: la biodiversità marina aveva retto bene, almeno nelle prime settimane.

A danneggiarla davvero, ancora una volta, è stata la ricostruzione: dighe nuove, opere in cemento, habitat scomparsi. La natura ha una forza enorme, ma se la modifichiamo senza criterio, finiamo per amplificare le conseguenze anche dei fenomeni più estremi.

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Ma la vera minaccia, a lungo termine, non è il mare: siamo noi. Siamo noi a togliere spazio alle coste, a disboscare, a costruire senza pensare. E così, quando l’acqua arriva, trova solo fragilità e porta via tutto.

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