Una coalizione internazionale per l’Ucraina e la tutela dello stato di diritto

Il mondo si trova di fronte a una scelta che non riguarda l’Ucraina soltanto, non riguarda l’Europa soltanto, ma la possibilità che il diritto sia essenza viva e non soggetto al multipolarismo attuale in cui gli Stati vengono mossi soprattutto da questioni economiche e di potenza, di forza militare, ignorando l’importanza dei diritti umani, civili e sociali.
L’aggressione della Federazione Russa contro l’Ucraina non è un fatto regionale: è un precedente globale, che impone di trovare soluzioni transnazionali, perché ogni precedente non contrastato diventa una regola che altri utilizzeranno in un domino che farebbe crollare l’intera impalcatura internazionale. Da decenni diciamo che l’Onu, così com’è, non è in grado di garantire il diritto dei popoli. L’Unione europea, nell’attesa di comprendere l’urgenza e la necessità assoluta di conquistare una politica estera e di difesa comune con gli Stati Uniti d’Europa, non riesce – proprio per le sue divisioni intrinseche – a costruire relazioni più ampie.
Quello che c’è oggi non basta: è inutile illudersi; per questo serve una scelta politica coraggiosa, che custodisca il passato e il presente, ma che guardi con forza al futuro; per questo serve una Coalizione internazionale delle democrazie, come anni fa tentò di realizzare Marco Pannella, inascoltato. Una coalizione, una organizzazione globale che sappia anche essere forza di contrasto con il processo di vera e propria fascistizzazione che Donald Trump sta imponendo agli Stati Uniti d’America. A livello globale, infatti, il principale rappresentante delle democrazie nel mondo, gli Stati Uniti, oggi sta drammaticamente cambiando pelle.
Come ha mostrato Anne Applebaum in “Twilight of Democracy” e più recentemente in “Autocracy, Inc.”, l’autocrazia contemporanea non coincide con un’area geografica né con una tradizione culturale alternativa: è un sistema transnazionale cooperativo, fondato su interessi convergenti, reti finanziarie opache, disinformazione organizzata, repressione condivisa e mutuo sostegno politico. Le autocrazie di oggi non agiscono come Stati isolati, ma come un regime globale informale, capace di superare confini, alleanze e appartenenze storiche.
In questa prospettiva, anche l’idea di Occidente che per decenni ha animato le nostre riflessioni vacilla, e come soggetto politico unitario mostra tutti i suoi limiti. Non solo perché molte democrazie si trovano fuori dall’Occidente storico, ma perché le derive autoritarie attraversano ormai anche Paesi formalmente occidentali, svuotando dall’interno istituzioni democratiche, indipendenza della magistratura, libertà di stampa. La linea di frattura non passa più tra blocchi geografici, ma tra chi riconosce lo Stato di diritto come limite al potere e chi lo considera un ostacolo da aggirare o addirittura da abbattere.
La Coalizione Internazionale delle Democrazie che immaginiamo, che evochiamo, che proponiamo dovrebbe nascere proprio per sancire un principio che non è negoziabile per chi crede nello Stato di diritto, nell’autodeterminazione e nella libertà: gli Stati non si invadono; i popoli hanno diritto alla libertà; la democrazia va difesa ovunque venga minacciata.
È un messaggio politico globale e morale, prima ancora che strategico. Senza questa nuova impalcatura internazionale, la deterrenza fallisce e il diritto internazionale non trova possibilità di applicazione di fronte a dittatori e autocrati, nella totale inservibilità attuale delle Nazioni Unite.
Proprio perché la sfida non è occidentale, la risposta non può esserlo. La Coalizione deve includere le principali democrazie del mondo, secondo un modello euro-atlantico, indo-pacifico e latinoamericano, capace di unire risorse militari, industriali, finanziarie, tecnologiche, politiche e diplomatiche. Una sfida che dovrà dimostrare la lungimiranza dell’Unione europea, che oggi ha l’occasione, l’assoluta necessità, di diventare grande. Una sfida che dovrebbe vedere in prima fila il nostro Paese, che molte volte ha saputo assumersi la responsabilità di prendere una posizione politica coraggiosa, innovativa, riformatrice. Una sfida, inoltre, che potrebbe aiutare gli Stati Uniti d’America a ritrovare le proprie origini.
Una Coalizione Internazionale delle democrazie non è un’escalation: è una assunzione di responsabilità. Non serve solo a sostenere l’Ucraina oggi, come è necessario e imprescindibile; serve a impedire che domani il mondo si abitui all’idea che la forza e la legge della giungla possano sostituire il diritto e la legge.
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