Una voce ambrosiana al Giubileo dei Giovani



Sul palco del Giubileo dei Giovani in corso a Roma anche una voce ambrosiana, per raccontare cosa significa oggi vivere la fede nella quotidianità. È quella di Marzia Asnaghi, 20 anni, le cui giornate, oltre che dallo studio, sono scandite dall’attività di arbitro delle partite di pallavolo under 13 per il Centro sportivo italiano.
La presenza di Asnaghi al Giubileo nasce da una sua recente esperienza in Camerun. Ad aprile, infatti, si è recata per dieci giorni nel Paese africano con «Csi per il mondo», il progetto internazionale dell’ente di formazione sportiva, volto in questo caso a rafforzare i gemellaggi tra i quartieri camerunesi e le società sportive degli oratori ambrosiani. «Quando il presidente della mia società, la Virtus Bovisio, e il presidente provinciale Massimo Achini mi hanno offerto l’onore e il piacere di partecipare al Giubileo a Roma e raccontare la mia esperienza, ho accettato con grande gioia, per consigliare a tutti di fare un’esperienza simile alla mia, perché ti cambia la vita, sia a noi, sia ai ragazzi che incontriamo».
Le giornate trascorse da Asnaghi in Camerun, oltre a essere scandite dallo sport, le hanno permesso di osservare le differenze tra i due Paesi: «L’ambientamento è stato molto intenso. Noi siamo abituati alle nostre comodità, ma una volta lì mi sono accorta delle tante fortune che abbiamo: la luce spesso saltava, l’acqua non c’era quasi mai, gli stessi quartieri erano in condizioni difficili, e toccarli con mano mi ha colpito nel profondo. Questa esperienza mi ha però avvicinato a loro».
Nella sua testimonianza anche la necessità di sapersi mettere in gioco in nuove attività. Oltre a condividere la sua esperienza, Marzia spera in particolare di potersi arricchire dalle testimonianze dei suoi coetanei, uno sprone a migliorare ulteriormente: «Spesso si pensa che la fede sia solamente andare a Messa, andare in chiesa o avere una vocazione, ma spesso ci dimentichiamo che è anche tutto ciò che c’è intorno. Fede è comunità, è aiutare il prossimo e condividere questi suoi frutti».
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