Adami Dalla Val (Denim Première Vision): “Questa edizione segna un punto di riferimento”

Sono stati 2.100 i professionisti, per il 60% italiani, che hanno popolato il Superstudio Più in occasione della 35esima edizione di Denim Première Vision nelle giornate tra il 21 e il 22 maggio. Il risultato in termini di affluenza segna un lieve aumento (+3%) rispetto all’appuntamento dello scorso giugno e un calo, invece, del 19% rispetto all’edizione di dicembre 2024.

La due giorni ha coinvolto oltre 80 espositori e 16 marchi in occasione dell’evento fieristico semestrale organizzato dalla divisione moda di Gl Events dedicato all’universo del denim, del suo mercato e della sua cultura, esplorando le tendenze per la stagione autunno/inverno 2026-27. La composizione degli espositori presenti è stata come di consueto internazionale, con provenienze da Italia, Turchia, Marocco, Stati Uniti e Francia tra gli altri. I 16 marchi hanno parallelamente animato il ‘Fashion District’, nell’ottica di portare all’interno della cornice fieristica anche la valle della filiera.

Con il patrocinio del Comune di Milano, il palinsesto della kermesse – per la settima volta nel capoluogo lombardo, la quarta consecutiva – ha spaziato attraverso otto aree tematiche (tessuti, confezione, accessori, filati, promozione, tecnologie, lavanderie, fibre) includendo un forum Denim dedicato al “Denim Ibrido” e il programma educativo strutturato, ‘Project Tomorrow’, rivolto a studenti di moda, design e arte. Alla settimana edizione, inoltre, il ‘Denim Fashion District’, spazio creativo che ha ospitato le collezioni di una decina di marchi di prêt-à-porter e accessori legati all’universo del denim.

Durante la manifestazione gli spazi espositivi hanno ospitato anche una exhibition sulla vita e la carriera di Luigi Martelli, storico imprenditore del denim, che – tra infografiche storiche e una timelime visiva che ripercorre l’attività della Martelli Lavorazioni Tessili, racconta una pagine importante della storia di questo tessuto.

Riguardo alla cifra di questa edizione, ha raccontato a Pambianconews Fabio Adami Dalla Val, Denim Première Vision show manager: “Mi concedo un po’ di supponenza che nel dire che credo che questa edizione segni un punto di riferimento per una qualunque manifestazione di questo tipo. Sia per la tipologia di contenuti sia per la struttura che l’ha caratterizzata, è stata una fiera disruptive, che segna un prima e un dopo”.

Menzionato dal manager anche il sopraccitato tributo a Martelli, “un contenuto culturale e di divulgazione”, oltre a “l’evoluzione incessante sul fronte del prodotto” e alla “cura degli espositori, progettati per rispecchiarne il contenuto”. Degno di nota, in questo versante, oltre al ritorno delle aziende giapponesi, il Marocco, per la prima volta presente in un padiglione dedicato che ha messo in evidenza la modernizzazione dell’industria marocchina e il suo ruolo strategico, anche per via della vicinanza all’Europa, nelle catene di approvvigionamento del settore.

“Tutti i contenuti portati in scena, così eterogenei, dimostrano come Denim Première Vision non sia meramente puro denim. Non si tratta di una fiera statica ma di uno spazio d’incontro dinamico, che scommette sulle sinergie – di filiera e culturali – e sul valore delle contaminazioni”.

E riguardo alla rappresentazione dei Paesi all’interno del parterre fieristico, Adami Dalla Val sottolinea come questo rispecchi in parte la composizione della filiera produttiva del denim ma anche e soprattutto l’utenze raccolta da una città come Milano, ormai consolidata location. “Milano – spiega – ci permette di avere un certo tipo di espositore che a sua volta ha un certo tipo di prodotto senza fare troppa segregazione di qualità. Le aziende giapponesi, per esempio, non verrebbero ovunque, ma vengono qui. In questo senso Milano ci permette, come ce lo permetterebbe Parigi, di raccogliere una audience di fascia alta, anche se poi naturalmente la supply chain del denim è molto più ampia”.