Arresto cardiaco e inquinamento: la correlazione è sempre più evidente

Dicembre 10, 2025 - 19:50
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Arresto cardiaco e inquinamento: la correlazione è sempre più evidente

Uno studio, condotto dal Politecnico di Milano, dimostra il legame tra l’aumento del rischio di eventi cardiaci e i picchi di concentrazione degli inquinanti atmosferici. Il caso della pianura padana

In pianura padana, durante i frequenti periodi autunnali e invernali in cui l’alta pressione determina condizioni di tempo stabile, le centraline di monitoraggio rilevano spesso alti livelli di inquinamento con effetti diretti sulla salute, con ricadute sul sistema cardiovascolare.

È una nuova ricerca, condotta da un team di ricercatori del Politecnico di Milano, guidato da Amruta Umakant Mahakalkar del Dipartimento di Elettronica, informazione e Bioingegneria, a stabilire un legame tra le alte concentrazioni di inquinanti e l’aumento del rischio di gravi eventi cardiaci.

Questo risultato è stato ottenuto confrontato ogni singolo episodio degli oltre 37.000 casi di arresto cardiaco extraospedaliero avvenuti in Lombardia dal 2016 al 2019 con le concentrazioni giornaliere dei principali inquinanti, tra cui le polveri sottili (PM10 e PM2,5) e il biossido di azoto (NO2), ottenute dai dati satellitari del programma europeo Copernicus dell’Esa (European space agency).

Più in dettaglio, i modelli statistici utilizzati hanno permesso di quantificare l’entità e la tempistica degli effetti.

Le conseguenze più importanti si hanno a causa del biossido di azoto (NO2), per il quale per un incremento di 10 microgrammi al metro cubo il rischio di arresto cardiaco nella popolazione aumenta del 7% nelle 96 ore successive all’esposizione. Le polveri sottili (PM10 e PM2,5) hanno anch’esse effetti simili; l’aumento del rischio è tra il 2,5 % e il 3% e si verifica nello stesso giorno del picco.

Vari enti di ricerca negli ultimi anni hanno fornito dei dati che dimostrato come l’esposizione prolungata all’inquinamento atmosferico sia la causa in tutto il mondo di milioni di morti premature ogni anno, come confermato dall’Oms.

immagine satellitare copernicus
Immagine satellitare della missione Sentinel-4 del programma Copernicus che mostra la concentrazione di NO2

E la pianura padana è tra le aree più critiche per l’inquinamento nei mesi invernali, quando alle emissioni dei mezzi di trasporto si aggiungono quelle del riscaldamento domestico, specie con l’aumento dell’utilizzo della biomassa legnosa.

In condizioni meteorologiche sfavorevoli alla dispersione degli inquinanti, come accade spesso nei mesi autunnali e invernali; questo porta frequentemente al superamento del numero dei giorni oltre il limite stabilito dalle norme europee.

Le ricadute dei risultati per la salvaguardia della salute pubblica

L’importanza dei risultati dello studio, cioè la scoperta di un legame diretto e quasi immediato tra i picchi di inquinamento e il rischio da arresto cardiaco, sta nella possibilità di un loro utilizzo in ambito preventivo e organizzativo da parte dei servizi di emergenza, che potranno valutare in anticipo un incremento delle richieste di intervento basandosi sui dati di inquinamento.

Lo studio descritto fa parte di un più ampio e nuovo progetto Clima Care, finanziato dall’Esa, che vede il coinvolgimento dei servizi medici si emergenza della Lombardia e che avrà l’obiettivo di utilizzare i dati satellitari per valutare l’impatto delle condizioni ambientali sulla salute pubblica, anche negli scenari climatici futuri.

Questo progetto infatti offre l’opportunità di affrontare l’impatto dell’inquinamento su scala di un’intera popolazione e di promuovere delle azioni preventive di adattamento basandosi su dati scientifici.

articolo redatto da Flavio Galbiati

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