Cercatori d’oro, domatori d’ali: la natura in bilico tra passione e possesso

Lug 24, 2025 - 00:30
 0
Cercatori d’oro, domatori d’ali: la natura in bilico tra passione e possesso
Materia Varesenews

C’è chi insegue l’oro nei torrenti, chi addestra rapaci e chi trasforma una passione in musica. Mercoledì 23 luglio, a Materia Spazio Libero, il racconto di vite che hanno scelto di seguire una vocazione è diventato un viaggio collettivo: un intreccio di sogni, fatica e libertà che ha accompagnato il pubblico tra pepite, falchi e arpe celtiche.

La febbre dell’oro: tra sogno e conquista

Giorgio Bogni, esperto cercatore e proprietario de La Galleria dei Cristalli di Sesto Calende, descrive la ricerca dell’oro come un’emozione profonda, un legame quasi spirituale con il fiume e con la terra. “L’oro non è vivo, ma ti fa sentire vivo”. Ma la caccia all’oro è anche una forma di competizione. Raduni, confronti, gare. Il contatto con la natura rischia così di scivolare nel meccanismo della performance, dove il valore dell’esperienza si misura in grammi e non in emozioni. “Bisogna imparare ad utilizzare gli strumenti” spiega il gemmologo, puntualizzando che nel ruscello una gemma può sfuggire, ma in trenta chilogrammi di sabbia, quando si sa quante pagliuzze d’oro ci sono nella vasca, si capisce se si è capaci di destreggiarsi con gli strumenti del mestiere. Chiude rivelando di non vendere tutto l’oro che trova: quando il denaro dà meno soddisfazione della pepita, preferisce custodirla.

Falchi, aquile e lupi: tra addestramento e libertà negata

Maura Luoni ha trasformato la sua vita: da parrucchiera a falconiera, una scelta dettata dal bisogno di libertà, contatto con l’animale, immersione nella natura. Otto anni di studio e dedizione, oggi patrimonio dell’UNESCO, la falconeria resta però un’arte ambivalente: tra il legame con l’animale e la sua cattività. “I falchi sono nati in cattività, non si può prelevare nulla in natura. È una questione di sicurezza, ma anche un limite etico”. Se da un lato si promuove la conoscenza, dall’altro resta il dubbio: non sarebbe più etico se questi animali potessero volare liberi, senza geti né richiami? Luoni spiega che i suoi animali vivono in ambiente che cerca di riprodurre quello reale in cui i rapaci vivono, riconosce il suo ruolo sociale come ponte tra naturale e antropico, avvicinando l’uomo a quegli animali notturni che in natura non avrebbe l’occasione di osservare.

La natura come rifugio e come palcoscenico

Le storie emerse durante la serata sono state accompagnate dall’arpa di Greta Bernacchi. Il pubblico, come in una sessione di arpa terapia, si è lasciato cullare dalle note dolci dello strumento. Gli ospiti hanno raccontato trasformazioni: da una canzone ascoltata per caso nasce l’amore per l’arpa celtica; da una gita in fiume, la passione per l’oro; da un sogno d’infanzia, il desiderio di crescere un rapace. Ma ogni racconto porta con sé una tensione: tra autenticità e spettacolo, tra connessione e possesso.

La vera ricchezza è invisibile

Ciò che accomuna cacciatori, falconieri e musicisti è il desiderio di emozionare e di emozionarsi. Ma è necessario ricordare che né l’oro né il volo di un rapace appartengono all’uomo. La natura si lascia incontrare, non dominare. L’oro luccica davvero solo quando resta sul fondo di un fiume, e il volo è poesia solo se non ha catene.

L'articolo “Omnia Vincit Amor”: a Viconago il concerto tra sacro e profano del coro giovanile Amaranto sembra essere il primo su VareseNews.

Qual è la tua reazione?

Mi piace Mi piace 0
Antipatico Antipatico 0
Lo amo Lo amo 0
Comico Comico 0
Furioso Furioso 0
Triste Triste 0
Wow Wow 0
Redazione Redazione Eventi e News