Delpini al Corpo consolare: «Rispondiamo insieme alle sfide della città»

Giugno 8, 2025 - 13:30
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Delpini al Corpo consolare: «Rispondiamo insieme alle sfide della città»
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La Milano città dei consoli e dei consolati, per numero seconda solo a New York. La Milano che cambia con la “Chiesa dalle genti” e il polo Mind, la Milano della solidarietà, ma anche delle solitudini e delle «tante ferite psicologiche e relazionali».

È stato un affresco della metropoli dalle pennellate veloci, ma molto incisive, quello che l’Arcivescovo pronunciando il suo intero intervento in inglese – ha raccontato nell’incontro svoltosi presso la splendida sala dell’Arciconfraternita del Museo Diocesano “Carlo Maria Martini”. Di fronte a lui più di 50 consoli che si sono riuniti per incontrarlo.

Una “prima volta” cercata e attesa dal Corpo consolare presente in città, di grande significato civile e religioso. Come ha confermato la decana del Corpo, il console generale dell’Uruguay, Veronica Crego Porley, che ha preso la parola dopo il saluto introduttivo del Moderator Curiae, monsignor Calo Azzimonti – presente anche il vicario episcopale monsignor Luca Bressan, ricordando «la rilevanza di trovarsi insieme con la prima autorità religiosa della città».

Il contributo dei consolati

«La presenza di consoli e consolati, che rappresentano tanti Paesi, esprime la vocazione di Milano a essere luogo di incontro, di cultura, di affari. Il contributo dei consolati per far conoscere la cultura dei diversi Paesi arricchisce tutta la città. Sono grato per questo incontro e sono fiero di essere in una città in cui sono presenti un numero così importante di consoli», ha detto subito il vescovo Mario.

«Il contributo dei consolati per promuovere i rapporti commerciali tra tanti Paesi è per molte aziende una condizione favorevole alla promozione del “made in Italy e l’assistenza che i consolati assicurano ai loro cittadini è un contributo importante per la sicurezza e la serenità della convivenza civile».

A partire dal suo messaggio “Sette lettere per Milano” – scritto all’indomani della conclusione della visita pastorale alla Città nel 2023 – l’Arcivescovo, che ha consegnato personalmente ai presenti la pubblicazione contenete il messaggio, chiarisce. «Questo incontro può essere un’occasione per la conoscenza reciproca. Io desidero condividere con voi alcune riflessioni sulla città. Sarebbe però molto utile che io possa ascoltare il vostro punto di vista sulla città. Il punto di vista di chi non è milanese, ma vive a Milano può rendere più profonda la interpretazione della città. La presenza della Chiesa cattolica in città è capillare, come si può costatare dal numero delle chiese per il culto cattolico e delle istituzioni per le attività delle parrocchie e delle comunità. Nella Visita sono stato impressionato dall’immenso impegno di molti per animare la vita culturale, per promuovere forme di solidarietà per aiutare persone fragili, disabili, minori italiani, minori stranieri, persone sole, famiglie in difficoltà, poveri».

Senza dimenticare «il fenomeno delle migrazioni che ha cambiato il volto di Milano e di alcuni quartieri in modo particolare».

Da qui il riferimento alla “Chiesa dalle genti”. «Tutti i cattolici del mondo, da qualsiasi Paese vengano, sono parte di un’unica Chiesa e contribuiscono a rendere bella e vivace le comunità. Questo sogno della “Chiesa dalle genti” incontra molte difficoltà, ma io penso che sia un percorso necessario». E inevitabile se solo si considerano le grandi sfide della metropoli aperte dalle 7 caratteristiche illustrate nelle altrettante lettere del vescovo Delpini.

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Le sfide di Milano

«La Milano città dei flussi e delle molte ricchezze», anche se «i poveri sono sempre più poveri», la città della solidarietà, ma anche delle «molte ferite psicologiche e relazionali; dell’audacia del pensiero e della solitudine».

Insomma, la metropoli che interroga e si interroga e alla quale, spiega ancora l’Arcivescovo, «possiamo immaginare di dare insieme qualche risposta».

Una possibilità raccolta immediatamente dai consoli che hanno proposto domande e osservazioni: dal rappresentante del Malawi, a quello del Qatar, dalla console della Finlandia alla “collega” della Polonia, solo per citare alcuni.  E quando la Decana chiede quale sia la priorità su cui agire, l’Arcivescovo non ha dubbi, la casa.  

«Spero che le persone che arrivano qui da ogni parte del mondo crescano nella speranza: condividiamo questa speranza, anche se Milano, a volte sembra una città disperata», ha concluso il vescovo Mario, con un pensiero anche alla situazione della popolazione di Gaza, sulla quale il console del Libano aveva espresso la sua preoccupazione. «Mi pare che ciascuno dei due popoli in guerra pensa di distruggere l’altro, e occorre quindi, in questa situazione così difficile, una convergenza internazionale. Il Libano può essere attore di questo processo».

Poi, preceduta dall’approfondimento della direttrice del Museo, Nadia Righi, la visita alla mostra fotografica, in 140 scatti, di Dorothea Lange, artista cult con le sue splendide istantanee in bianco e nero che hanno saputo narrare, come in un romanzo, l’America rurale della povertà, della grande depressione, della guerra, e delle tragedie e speranze del popolo che sognava la “nuova frontiera».  

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Redazione Eventi e News Redazione Eventi e News in Italia