Fisco locale in crisi: il Governo valuta una nuova Agenzia per la riscossione dei tributi comunali

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Il sistema di riscossione delle tasse locali potrebbe cambiare radicalmente: il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha proposto la creazione di un nuovo ente nazionale, distinto dall’attuale Agenzia delle Entrate-Riscossione, con il compito specifico di gestire la riscossione dei tributi comunali e regionali.

L’obiettivo? Rafforzare l’efficienza nella lotta all’evasione e semplificare un sistema oggi frammentato e poco omogeneo, che conta ben 25 miliardi di arretrati in capo ai Comuni, di cui solo 6 esigibili. Cifre enormi che, se riscosse, potrebbero effettivamente consentire un miglioramento dei servizi erogati dagli enti locali.

Una riscossione più centralizzata, ma al servizio degli enti locali

Dinanzi alla Commissione parlamentare per il federalismo fiscale, il ministro ha evidenziato le criticità che oggi penalizzano Comuni e Regioni. Questi enti, infatti, spesso non dispongono degli strumenti informatici, dei dati e delle risorse operative necessari per svolgere un’attività di riscossione efficace e uniforme sul territorio.

Da qui la proposta di costituire un organismo specializzato, interamente dedicato alla gestione delle imposte locali. La struttura, composta da personale formato in modo specifico su questa materia, non sottrarrebbe poteri agli enti territoriali, ma li affiancherebbe, alleggerendo i carichi burocratici e migliorando le performance di recupero. Il risultato atteso dovrebbe tradursi in entrate fiscali più elevate e maggiore sostenibilità operativa per le amministrazioni locali.

Più autonomia ai Comuni, ma con trasparenza

Nello stesso intervento, il titolare del MEF ha rilanciato anche un altro tema centrale per il futuro dell’autonomia fiscale: dare più margine di manovra ai Comuni, tradizionalmente meno coinvolti nei processi di decentramento rispetto alle Regioni.

Giorgetti ha spiegato che è in corso un’istruttoria tecnica per rafforzare l’autonomia finanziaria dei Comuni, nella consapevolezza che una maggiore responsabilità fiscale deve andare di pari passo con trasparenza, equilibrio e responsabilità amministrativa. L’idea è che un assetto più autonomo possa rendere le istituzioni locali più reattive ai bisogni dei cittadini e più efficienti nella gestione delle risorse.

Autonomia differenziata e livelli essenziali delle prestazioni: il nodo da sciogliere

A fare da sfondo alle riforme proposte, resta la delicata questione dei Lep – i livelli essenziali delle prestazioni – ossia gli standard minimi di servizio che ogni Regione deve garantire per evitare squilibri tra Nord e Sud del Paese.

Il ministro ha confermato l’impegno congiunto con il ministro per gli Affari Regionali, Roberto Calderoli, per definire questi parametri. Si tratta di un passaggio imprescindibile per portare avanti in modo equo il processo di autonomia differenziata, una delle riforme più ambiziose e discusse dell’attuale Governo.

Equilibrio tra efficienza e autonomia nella riscossione dei tributi locali

L’idea di istituire un unico e nuovo ente nazionale per la riscossione dei tributi locali, sfruttando economie di scala e tecnologie condivise, piattaforme informatiche avanzate e personale specializzato può costituire indubbiamente uno strumento utile per aumentare l’efficienza fiscale e contrastare l’evasione in modo più uniforme su tutto il territorio nazionale.

Al contempo, l’autonomia differenziata e i Livelli Essenziali delle Prestazioni (LEP) mirano a garantire standard minimi uniformi in ciascuna Regione, lasciando però ai Comuni la libertà di modulare aliquote e destinazione delle entrate secondo le proprie esigenze locali.

La centralizzazione rischia di limitare la piena titolarità delle risorse da parte degli enti locali, i quali perderebbero un controllo diretto sui flussi in entrata. Se la riscossione è gestita da un organismo esterno, chi decide poi come ripartire e reinvestire davvero le risorse? Rischia di diventare un potere centralizzato mascherato da “supporto tecnico”.

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