Gaza Muore. Ma per le bande è stato un affare

di Daniela Binello –
Diversi organi di stampa internazionali riferiscono che Hamas non può più governare a 360 gradi come faceva prima del 7 ottobre del 2023 nella Striscia di Gaza. Una delle conseguenze di quello che si potrebbe definire come un controllo limitato sul campo da parte di Hamas è stato il dilagare del mercato del contrabbando per il commercio illegale di prodotti base, alimentari e non solo, i cui prezzi sono saliti alle stelle.
Con il protrarsi dell’offensiva israeliana, è aumentata sempre di più l’aggressività delle bande criminali che, pagando tangenti, hanno avuto accesso all’interno della Striscia, potendo assaltare i camion di aiuti quando ancora questi potevano entrare. Nella maggior parte dei casi le bande si mettevano d’accordo con gli autisti per rubare le merci e immetterle così nel mercato nero. Si è quindi creata un’alchimia di collaborazionismo tra autisti e bande armate, in cambio di una percentuale sui profitti. In certi casi l’autista informa del suo percorso i rapinatori che simulano l’aggressione, ma spesso le rapine sono autentiche, come per gli assalti degli uomini legati a Yasser Abu Shabab che entravano dal valico di Kerem Shalom, a sud est della Striscia di Gaza.
Yasser Abu Shabab, il beduino palestinese collaborazionista di Israele, a capo di una milizia di “Forze popolari”, risulta ricercato da Hamas. Abu Shabab aveva già fatto parlare di sé nello scorso autunno, quando una serie di assalti ai camion che trasportavano aiuti umanitari indussero il direttore di Unrwa, Philippe Lazzarini, ad annunciare (era il 1° dicembre 2024) la sospensione dell’invio di aiuti per l’impossibilità di controllarne la distribuzione e allo stesso tempo garantire condizioni di protezione dello staff, a causa della situazione di collasso della sicurezza nella Striscia di Gaza.
Il valico di Kerem Shalom è stato il principale punto d’ingresso delle merci a Gaza. Le bande dei contrabbandieri colmavano il vuoto di potere da parte della sicurezza, ma con l’intensificarsi dell’offensiva israeliana anche il meccanismo del saccheggio è andato a pezzi, perciò ora la situazione è degenerata in una violenza che coinvolge tutti.
Yasser Abu Shabab era già stato più volte arrestato dalle forze di polizia di Hamas per traffico di stupefacenti, ma grazie ai bombardamenti israeliani che hanno distrutto gran parte delle strutture civili di Gaza, comprese le prigioni, è tornato in libertà alla fine del 2023, poco dopo l’inizio dell’offensiva israeliana seguita all’attacco del 7 ottobre. Lo scorso novembre, undici uomini della sua banda sono stati uccisi in uno scontro a fuoco con agenti della polizia di Hamas, forse perché gli uomini di Abu Shabab volevano imporre tasse di protezione fino a 4mila dollari per ogni camion da far passare.
Secondo il Washington Post, Yasser Abu Shabab ha creato un complesso di tipo militare in un’area limitata, controllata e pattugliata dall’esercito israeliano. Inoltre, tutte le fonti giornalistiche palestinesi che offrono testimonianze dalla Striscia di Gaza – a tal proposito ricordiamo che sono 232 i reporter palestinesi che hanno perso la vita finora – hanno confermato che l’azione dei contrabbandieri avviene sotto gli occhi incuranti dei militari israeliani.
Da quando l’Idf ha iniziato a colpire sistematicamente gli agenti di polizia di Hamas, il controllo della sicurezza da parte di Hamas è crollato e tutto quello che accade nella Striscia di Gaza è sotto la responsabilità dell’esercito israeliano. In particolare, del Coordinator of Government Activities in the Territories (Cogat), l’ente israeliano che ha l’utilizzo esclusivo degli hub di stoccaggio dei beni, controllati da Israele. Le organizzazioni umanitarie internazionali hanno più volte accusato il Cogat di avere ampiamente contribuito ad aggravare la crisi umanitaria a Gaza.
Intanto i gazawi sono stremati dalla fame e dalla sete, muoiono soprattutto i neonati e i bambini, le cui famiglie non hanno più risorse economiche per riuscire a comprare nemmeno un barattolo di fagioli. Per i bambini che ne hanno bisogno manca il latte artificiale, che andrebbe mescolato con acqua potabile, che non c’è, perché sono stati bombardati e distrutti anche i pozzi e i punti di distribuzione idrica. Bisognerebbe far arrivare l’acqua potabile con delle autocisterne, ma non è consentito. Persino l’impianto di desalinizzazione ha dovuto ridurre la produzione idrica perché la conduttura ha subito gravi danneggiamenti e, oltretutto, manca l’energia per far girare i motori dell’impianto.
L’Oxfam scrive in un comunicato: «La decisione di Israele di bloccare gli aiuti a oltre due milioni di palestinesi nella Striscia di Gaza è un atto sconsiderato di punizione collettiva, esplicitamente proibito dal diritto umanitario internazionale. Il governo di Israele, in quanto potenza occupante, ha la responsabilità di garantire che gli aiuti umanitari possano raggiungere la popolazione di Gaza». E come sappiamo, la Corte penale internazionale ha deliberato che ci sono motivi sufficienti per credere che Israele stia usando “la fame come metodo di guerra”.
Secondo un’inchiesta di Middle East Eye, il leader tribale egiziano del Sinai, Ibrahim al-Organi, alleato politico del presidente Abdel Fattah al-Sisi, ha continuato a esercitare un controllo di fatto sull’ingresso di camion commerciali e di aiuti umanitari a Gaza dopo il cessate-il-fuoco del gennaio 2024, in realtà solo una modesta tregua, presto sfumata. I camion che trasportavano beni commerciali, poi venduti a Gaza, avevano un costo in tasse di sicurezza illegali di almeno 20mila dollari, emarginando completamente la Mezzaluna rossa egiziana. Ma anche i camion degli aiuti umanitari erano soggetti a estorsione. Il nome di al-Organi è diventato sinonimo di profitti illeciti ricavati dal soffocante blocco di Gaza. Sempre Middle East Eye rivela come al-Organi abbia guadagnato fino a due milioni di dollari al giorno dai palestinesi che lasciavano (pagando) la Striscia di Gaza attraverso il varco di frontiera con l’Egitto, Rafah, che al tempo non era controllato direttamente da Israele.
Dopo che i militari israeliani hanno preso il controllo di Rafah, i profitti di al-Organi si sarebbero bloccati. Eppure, anche nei mesi successivi, i camion commerciali hanno continuato a pagare fino a 60mila dollari in tasse non ufficiali per passare attraverso altri valichi, tra cui Nitzana e Kerem Shalom, controllati da Israele. Queste tasse hanno contribuito all’impennata dei prezzi sui beni essenziali a Gaza.
I sistemi del contrabbando sono tanti, ci sono anche individui ai quali le compagnie di sicurezza private permettono di far entrare illegalmente la farina, per rivendere poi il pane a prezzi altissimi. Abdel Nasser al-Ajrami, a capo dell’associazione dei proprietari di panetterie a Gaza, ha dichiarato che non è più possibile ormai per i panificatori gazawi produrre il pane a causa dei prezzi della farina e del carburante di contrabbando. Le panetterie nella Striscia quindi sono chiuse, oltre al fatto che per l’enorme afflusso di gazawi che si ammassavano per riuscire a comprare un po’ di pane, si sono verificati gravi incidenti con morti e feriti.
Qual è la tua reazione?






