Giffoni 2025: il cinema che insegna ad essere umani
Al Giffoni Film Festival 2025 il grande schermo racconta fragilità, ingiustizie e speranza, offrendo ai giovani storie che educano all’empatia e all’umanità.

Al Giffoni Film Festival 2025, il cinema torna a essere specchio dell’anima, lente d’ingrandimento sulle fragilità umane e sulle ingiustizie che attraversano il mondo. I film in concorso oggi portano sul grande schermo storie intime e collettive, capaci di far emergere emozioni profonde, riflessioni urgenti e domande che non trovano risposte facili. Il comune denominatore è la vulnerabilità, trattata non come debolezza, ma come punto di partenza per una nuova consapevolezza.
Ad attraversare le trame delle opere selezionate c’è una tensione costante verso l’empatia. Le pellicole scelgono di non nascondere il dolore, ma di attraversarlo con delicatezza e coraggio: famiglie divise da guerre, adolescenti alle prese con l’identità, bambini costretti a crescere troppo in fretta, comunità marginalizzate che lottano per essere viste e ascoltate. Tutto parla di umanità, nelle sue sfumature più complesse e spesso contraddittorie.
Non è solo una questione di denuncia sociale, ma di racconto autentico. I registi in gara scommettono sul potere del silenzio, dello sguardo, del dettaglio che dice più di mille parole. Non c’è spazio per il pietismo né per le soluzioni facili: quello che emerge è un bisogno urgente di comprendere il mondo attraverso le esperienze degli altri, anche – e soprattutto – quando sono distanti dalle nostre.
Il pubblico giovanile, cuore pulsante del festival, accoglie queste storie con attenzione matura e sensibilità crescente. Gli applausi arrivano non solo per la bellezza cinematografica, ma per il valore umano che ogni film riesce a trasmettere. È qui che il Giffoni si conferma luogo unico, capace di coniugare arte, pensiero e crescita personale. Guardare un film, oggi, diventa un atto di ascolto profondo, una possibilità concreta di costruire ponti tra le differenze, di allenare lo sguardo alla complessità e al rispetto.
Nel dialogo tra schermo e platea si forma una nuova idea di comunità: quella che sa riconoscere la fragilità come risorsa, l’ingiustizia come ferita da raccontare, e il cinema come strumento per diventare – finalmente – più umani.
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