Giovanni Brusca, chi è il boia di Capaci che decise l’omicidio del piccolo Di Matteo  

Giugno 6, 2025 - 00:00
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Giovanni Brusca, chi è il boia di Capaci che decise l’omicidio del piccolo Di Matteo  

In dialetto siciliano Giovanni Brusca era soprannominato “u verru”, il porco, per la sua ferocia. Sessantasette anni, è stato per oltre un decennio a capo del mandamento mafioso di San Giuseppe Jato, in provincia di Palermo. Uno dei superboss dei Corleonesi, vicino a Totò Riina, considerato uno dei boss stragisti. Arrestato nel 1996, diventa collaboratore di giustizia contribuendo alla fine della stagione dei Corleonesi a capo di Cosa nostra. 

Brusca e il soprannome ‘u verru’

© Archivio LaPresse
22-05-1996 Palermo, Italia
Interni
Nella foto: l’arresto di GIOVANNI BRUSCA

Brusca ha partecipato all’omicidio del colonnello dei carabinieri Giuseppe Russo nel 1977, ha preparato l’autobomba che ha ucciso nel 1983 il giudice Rocco Chinnici e la sua scorta. Nel 1992 è il boss che dalla collina sopra l’autostrada preme il telecomando che provoca la strage di Capaci in cui muoiono Falcone, la moglie e gli uomini della scorta.

E’ anche il responsabile e il mandante del rapimento e dell’omicidio del piccolo Giuseppe Di Matteo ucciso e sciolto nell’acido, dopo 779 giorni di prigionia, l’11 gennaio 1996. Durante la sua collaborazione, Brusca ha ammesso di aver eseguito o ordinato oltre 150 omicidi: per questo si definì “un animale” e per questo viene soprannominato ‘u verru’, il porco, per la sua ferocia.

Il 31 maggio 2021, dopo 25 anni di reclusione, Brusca viene rilasciato dal carcere di Rebibbia per termine della pena. Per quattro anni è in libertà vigilata con la misura della sorveglianza speciale. Dal 5 giugno 2025  Giovanni Brusca non ha più alcuna restrizione, se non quella della protezione come collaboratore di giustizia.

 

 

Il rapimento e l’uccisione del piccolo Di Matteo

Giuseppe Di Matteo fu rapito a 12 anni nel 1993 e ucciso dopo 25 mesi di prigionia l’11 gennaio 1996: strangolato, il suo corpo fu sciolto nell’acido. A ordinare il rapimento del bambino, figlio del collaboratore di giustizia Santino Di Matteo fu, tra gli altri, Messina Denaro, condannato il 16 gennaio 2012 come mandante del sequestro.

Il bambino viene rapito da un commando di uomini agli ordini di Brusca e di cui fa parte anche Gaspare Spatuzza (poi pentitosi e diventato collaboratore di giustizia) il pomeriggio del 23 novembre 1993, all’età di 12 anni, in un maneggio di Piana degli Albanesi, nel Trapanese. Il rapimento viene deciso per vendicarsi del padre, ex mafioso che sta parlando con gli investigatori sulla strage di Capaci e sulla morte dell’esattore Ignazio Salvo. La firma sulla condanna a morte del piccolo Di Matteo arriva la sera dell’11 gennaio 1996 quando Brusca viene condannato all’ergastolo per l’omicidio di Ignazio Salvo. Giuseppe viene messo con ‘faccia al muro” e strangolato con una corda: il suo corpo viene immerso nell’acido nitrico perché la famiglia non avesse neanche un corpo da piangere.

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Redazione Redazione Eventi e News