Gli italiani e la politica: l’insulto fa audience, ma l’inciviltà non piace

Settembre 24, 2025 - 04:30
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Gli italiani e la politica: l’insulto fa audience, ma l’inciviltà non piace

Gli italiani sono sensibili all’inciviltà politica, in particolare alla mancanza di rispetto per i valori democratici, ma per una minoranza significativa questa è normalizzata. L’uso intensivo dei social media, però, non aumenta la tolleranza verso l’inciviltà politica. Inoltre, il sistema mediatico ha creato una trappola strutturale dove «l’insulto fa audience» e chi mantiene la civiltà «paga un prezzo».

Queste sono in sintesi le principali evidenze emerse dal progetto di ricerca di interesse nazionale (PRIN) «Attribution, Perceptions, and Practices of Political Incivility in Europe» i cui risultati sono stati presentati oggi all’Università Cattolica del Sacro Cuore a Milano con il patrocinio di Parole O_Stili.

Lo studio è stato condotto da alcuni ricercatori di Università Cattolica del Sacro Cuore, Sapienza Università di Roma e Università degli Studi di Urbino Carlo Bo, guidati rispettivamente dai professori Giovanna Mascheroni, Sara Bentivegna e Giovanni Boccia Artieri.

Il campione

La ricerca è stata condotta attraverso un questionario somministrato a un campione rappresentativo di 1500 cittadini italiani e 53 interviste individuali in profondità tra politici e giornalisti tra settembre 2024 e giugno 2025 (in particolare 6 deputate/i, 6 senatrici/senatori, 3 parlamentari europei, 6 tra consiglieri comunali e sindache/i e 9 tra consigliere/i regionali e presidenti di regione; 12 croniste/i e giornalisti politici, 1 editorialista, 4 capi o vicecapi redattori di servizio e 9 direttrici/direttori, attivi tanto nei media mainstream (agenzie di stampa, carta stampata, televisione) quanto nelle testate digital born.

Rispetto all’inciviltà politica il 73,6% del campione si dichiara fortemente infastidito da un politico che insulta, urla, offende. Inoltre, oltre due terzi degli intervistati (76,6%) percepiscono un netto peggioramento dell’inciviltà negli ultimi anni. Il paradosso è evidente: di fronte al crescere dell’inciviltà politica ci si sarebbe potuti aspettare una sorta di assuefazione, una progressiva tolleranza verso toni sempre più aspri. Invece gli italiani hanno mantenuto un forte attaccamento ai valori del confronto civile.

Ciò che maggiormente infastidisce gli italiani sono l’inciviltà valoriale (mancanza di rispetto per i valori democratici, e tra questi la stereotipizzazione delle donne, forme di discriminazione, e uso della menzogna), quella relazionale (mancanza di rispetto per gli altri che si manifesta con il ricorso all’insulto, la volgarità e la ridicolizzazione nei confronti degli avversari politici) e quella istituzionale (espressioni irrispettose nei confronti dei valori/simboli della democrazia e incitazioni alla violenza contro gli avversari politici). Chi mostra maggiore sensibilità al fenomeno sono le donne, gli over 65 e gli elettori del centro-sinistra.

La significativa minoranza per cui l’inciviltà politica, invece, è normalizzata è costituita prevalentemente da giovani uomini della Generazione Z (18-30enni). La tolleranza, però, non è data dall’assuefazione all’uso dei social media o dall’esposizione ad ambienti comunicativi digitali, ma da atteggiamenti anti-politici, dalla scarsa fiducia nelle istituzioni democratiche e da una visione cinica della politica.

Il 16,7% degli italiani considera addirittura accettabile l’inciviltà politica quando è “comunicativamente efficace”, pur riconoscendone le conseguenze negative (oltre il 94% l’associa ad allontanamento dalla politica, sfiducia e polarizzazione). L’evidenza paradossale è che nonostante la consapevolezza che l’inciviltà politica “fa male alla democrazia” (l’80% lo ammette), questa viene giustificata se “funziona”.

Erosione dei valori democratici

«La normalizzazione dell’inciviltà nel discorso pubblico si correla a quel processo di erosione dei valori democratici che molte democrazie liberali stanno vivendo in questi anni – dichiara Sara Bentivegna a commento dei dati della survey –. Si tratta di un processo che non si traduce in un collasso improvviso della democrazia ma in un deterioramento progressivo delle norme che l’hanno tradizionalmente sostenuta».

È innegabile che media e social siano il palcoscenico privilegiato e il motore dell’inciviltà politica, che risulta essere non più un fenomeno spontaneo ma una risorsa strategica della comunicazione politica e il prodotto di un sistema mediatico che la incentiva strutturalmente.  

L’inciviltà si manifesta principalmente in quattro contesti comunicativi: nelle aule istituzionali che diventano palcoscenico per i talk show e per i reel sui social media; nel rapporto politici-giornalisti dove “l’insulto diventa spettacolo” televisivo e online; sui social media tra cittadini e politici; nelle guerre digitali tra schieramenti opposti, alimentate da logiche algoritmiche che premiano il conflitto. Gli stessi giornalisti riportano che «L’insulto fa audience e le redazioni cercano disperatamente il conflitto». Insomma, i “picchiatori politici” attirano followers ed emergono tra coloro che si comportano civilmente e pagano anche un prezzo, come ha dichiarato un parlamentare tra gli intervistati.

«I politici intervistati si sentono intrappolati fra una logica dei media che spettacolarizza lo scontro politico e un sistema politico in cui l’inciviltà politica è una risorsa comunicativa strategica per ottenere visibilità, fidelizzare gli elettori e mobilitarli» – specifica Giovanna Mascheroni.

«L’inciviltà non è solo una questione di toni, ma investe il cuore del giornalismo: mette in crisi l’autorevolezza, alimentata da social media e da relazioni opache con politica ed economia. È una sfida che tocca la qualità della democrazia ben oltre i confini italiani», conclude Giovanni Boccia Artieri.

In sintesi, il sistema mediatico penalizza chi mantiene standard civili, rendendo l’inciviltà non più un incidente ma una “strategia comunicativa funzionale” che trasforma l’essenza dell’agire politico. Media tradizionali e social media, secondo i politici e i giornalisti intervistati, hanno creato un ecosistema dove l’inciviltà non è più disfunzione ma necessità competitiva, trasformando la politica in spettacolo e i politici in performer obbligati a recitare un copione aggressivo per sopravvivere mediaticamente

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